Unindustria Treviso cambia volto
Maria Cristina Piovesana è la nuova presidente di Unindustria Treviso, eletta all’assemblea del 21 giugno scorso, e succede ad Alessandro Vardanega, che ha concluso il mandato. La sosterranno in questo quadriennio i vicepresidenti Antonella Candiotto (delega alle Relazioni industriali), Sabrina Carraro (PMI e Capitale umano), Luciano Marton (Tesoreria, Etica d’impresa, Sostenibilità e Fisco), Claudio Feltrin (Cultura d’impresa e Riposizionamento competitivo), Valter De Bortoli (Marketing territoriale e internazionalizzazione) e Giuseppe Bincoletto (Coordinamento merceologie).
Presidente, le è stato assegnato un ruolo importante, in un periodo storico importante: cosa eredita dal predecessore e quali gli obiettivi futuri?
Come ho detto anche in assemblea, il programma di presidenza verrà delineato secondo indirizzi di continuità e rinnovamento. Mi riferisco alla necessità di continuare ad accompagnare
l’evoluzione delle nostre imprese dal “saper fare” al “saper innovare”, dal “saper vendere” al “saper finanziare”, al “saper comunicare”. Penso anche alla necessità di sviluppare
ulteriormente la collaborazione tra i sistemi di rappresentanza del nostro territorio e i processi di integrazione con le altre associazioni venete di Confindustria. Altra iniziativa, da tempo al centro dell’azione di Unindustria Treviso, è il sostegno al processo culturale, infrastrutturale e istituzionale per la costruzione di un’area metropolitana, nonché l’impegno per
rinnovare e modernizzare il sistema locale e il Paese.
Come pensa di distinguersi, in particolare, dal mandato precedente?
La presidenza di Alessandro Vardanega è stata importantissima in un periodo complicato. Come presidente mi sono data l’obiettivo di garantire continuità, per proseguire un impegno di
lungo periodo per il riposizionamento competitivo delle imprese dopo la crisi, ma anche di dare risposta a bisogni che si stanno affacciando ora, come ad esempio la richiesta di incrementare il presidio e l’attenzione culturale sul tema dell’etica d’impresa. Altrettanto importanti saranno l’innovazione e il valore del capitale umano come pure l’impegno per il riposizionamento competitivo delle aziende con una nuova cultura d’impresa che sia aperta al mondo come al proprio territorio. Solo così si può anche uscire dalla crisi, capendo che i problemi dell’impresa sono quelli del territorio e vanno affrontati contemporaneamente.
Come si presenta la situazione imprenditoriale trevigiana? È in sofferenza?
Al di là dei dati e delle statistiche, ci sono sensazioni forti: negli imprenditori trevigiani c’è una grande voglia di reagire al periodo e agli eventi per poter ritornare ad essere protagonisti sui mercati. Negli ultimi anni abbiamo avuto perdite di aziende; ora bisogna sostenere le aziende che ce la stanno facendo, che stanno dimostrando solidità, non solo patrimoniale, ma anche culturale e conoscenza del proprio mercato di appartenenza e del proprio consumatore. Dobbiamo, ad esempio, essere loro vicine nel rapporto con il sistema finanziario, all’insegna della reciproca trasparenza. Vedo gli imprenditori trevigiani motivati e sempre ricchi dei talenti, propri del Dna di questo territorio, che hanno permesso la realizzazione di prodotti straordinari conosciuti nel mondo. Bisogna avere piena coscienza di questi talenti e, anche tra le difficoltà, spingere per valorizzarli nel Paese come anche all’estero. Siamo di fronte a grandi sfide che presumono grandi motivazioni e volontà di fare.
I rapporti con le altre istituzioni territoriali…
Ho un forte rispetto per lo Stato, per le sue istituzioni ed anche per la burocrazia che serve, se giusta e snella, purché a servizio del cittadino e non fine a se stessa. Abbiamo un rapporto di dialogo aperto, rispettoso e trasparente. Fondamentale è rivendicare attenzione per il territorio e i suoi valori, e quando vedremo che questo rispetto non c’è saremo pronti a fare opposizione con fermezza e se occorre a voce alta. Unindustria Treviso comprende 2.400 associati: quindi abbiamo una grandissima responsabilità, ma possiamo contare su un’ottima struttura che può intercettare il bisogno e le istanze di tutti. Quello che auspico è che nel corso del mandato di presidente si apra una stagione nuova, una sorta di rinascimento dell’impresa e del territorio in cui viviamo, sempre più interdipendenti e reciprocamente responsabili nell’interesse generale e nel guardare con fiducia al futuro.
Cosa significa, secondo Lei, oggigiorno la Responsabilità Sociale d’Impresa nei confronti del proprio territorio e della Comunità di appartenenza?
L’impresa è, quanto mai oggi, legata al proprio territorio e alla sua storia pur diventando sempre più aperta a una dimensione internazionale. Dobbiamo continuare a portare avanti i valori che sono una sorta di carta d’identità del nostro modo di fare impresa. L’aprirsi al mondo è un’opportunità che va colta, con lo sforzo di conoscere una cultura diversa dalla nostra e di rispettarne l’identità valoriale, senza presunzione e semmai favorendo la contaminazione positiva delle due tradizioni.
Quali sarebbero le politiche necessarie per superare il difficile periodo storico?
Più che singoli provvedimenti, è fondamentale che sia data centralità all’impresa, e non lo dico per interesse ‘corporativo’ ma perché sono convinta che senza impresa non c’è lavoro e
quindi non c’è famiglia, non ci sono opportunità e partecipazione civile. Per questo Unindustria Treviso ha intitolato l’assemblea di quest’anno “Imprese e Democrazia”. E poi ci sono riforme a costo zero, come la semplificazione burocratica che darebbe, se ben fatta, uno sprone importante all’economia e in generale a tutta la società in questo Paese.
Uno dei problemi è l’accesso al credito: pensa che sia fattibile una maggiore collaborazione con la banca del territorio?
Ho scelto di avere personalmente la delega al Credito e alla Finanza proprio perché ritengo che la rappresentanza delle imprese nella relazione con gli istituti di credito debba
avere il massimo rilievo. Chiederemo alle banche di impegnarsi maggiormente per l’economia reale, utilizzando le risorse messe a disposizione dalla Bce, in un rapporto all’insegna dell’apertura e della trasparenza reciproca. Da parte nostra siamo impegnati da anni nel promuovere nuovi strumenti che agevolino la relazione banca-impresa anche attraverso strumenti di cultura finanziaria avanzata nelle aziende.
L’impresa familiare ha ancora una sua forza nel sistema produttivo italiano?
L’impresa familiare è il grande motore dell’economia italiana ed è sbagliato considerarla come espressione di arretratezza. È importate anche saper distinguere tra le ragioni dell’impresa e quelle della famiglia e guardare, se opportuno, anche a forme avanzate di gestione societaria.
Cosa vede nel futuro delle PMI?
Vale in parte lo stesso discorso. Il nostro è un capitalismo “popolare” di piccole e medie imprese, è la nostra forza e va compresa e valorizzata. Ma la piccola impresa deve essere aperta alla società, al mondo e anche alle altre imprese per attivare quelle forme di collaborazione (le reti d’impresa) che le consentano di essere competitiva anche in nuovi mercati internazionali e in progetti più grandi e complessi. È una sensibilità che sta crescendo, rispetto all’individualismo del passato, e questa, se vogliamo, è una delle poche cose positive che ci lascia questo periodo di crisi.
Cosa significa essere donna imprenditrice e madre di famiglia?
All’annuncio del mio nuovo ruolo la mia famiglia non ha fatto grandi complimenti, ma attraverso lo sguardo ho visto la loro gioia e l’orgoglio. Non sarà facile ma, come ho fatto fino a oggi, continuerò a portare avanti gli impegni presi con serietà e grande disponibilità.
E ora con il nuovo impegno…
Essere eletta presidente di Unindustria Treviso è un onore e una responsabilità. Il mio impegno sarà massimo ma credo molto nel contributo di tutti, a partire dai vicepresidenti, dai componenti la Giunta Esecutiva e il Consiglio Direttivo e da tutti gli imprenditori associati. È da questo scambio di idee che sono nate le linee guida e gli obiettivi che ci siamo dati per il mandato e comunque il confronto e il dialogo continueranno in modo permanente nello spirito della nostra Associazione.