Una modesta proposta, in ricordo di un “Decano Pazzo”…

Una modesta proposta, in ricordo di un “Decano Pazzo”…

di Stefano Moriggi

Le campagne elettorali, si sa, sono tempi di promesse. La retorica dei candidati in queste fasi della vita politica di un paese gronda ottimismo, ostenta sicurezza, snocciola soluzioni, elemosina fiducia… Sul fronte opposto – quello degli elettori – crescono invece scetticismo e disappunto. Tuttavia, se al di fuori dei nostri confini tale malcontento non di rado irrompe in proteste e contestazioni capaci per lo meno di impensierire la classe dirigente; in Italia, pare piuttosto prevalere un pericoloso clima di rassegnazione, se non addirittura di resa. Quello stesso che, secondo Marco Presta nel suo Il piantagrane (Einaudi, 2012), sarebbe addirittura una sorta di costante antropologica della nostra storia. “In centinaia di anni – scrive Presta – mentre francesi, americani e russi si ribellavano all’andamento della propria storia, gli italiani sceglievano strade alternative quali la diplomazia, l’iniziativa individuale, l’attesa della dipartita naturale del nemico, il superenalotto”.

Lascio a chi legge il compito di una valutazione sul presente e sul passato dei (mal)costumi italici. In questa sede, invece, io mi limiterò a un esperimento apparentemente paradossale. Ovvero, fingerò per qualche istante (lo spazio di qualche riga!) di prendere per vere tutte le promesse elettorali sentite in questi ultimi mesi, comprese quelle più incredibili… Ora, pur assumendo ciecamente che alle parole seguiranno i fatti, manca qualcosa. Noto, infatti, che nelle dichiarazioni di intenti di ogni parte (e partito) persiste quella che il filosofo francese Auguste Comte avrebbe definito una “lacuna sostanziale”… E così, non senza una qualche presunzione, mi concederò il lusso di sottoporre ai lettori di Logyn una “modesta proposta” – rifacendomi (si parva licet!) a un predecessore tanto celebre quanto impertinente…

Nel 1729, infatti, Jonathan Swift mandava alle stampe un libello – intitolato, appunto Modesta proposta – in cui proponeva, sulla base di puntuali dati demografici, una soluzione “economica” (in tutti i sensi al dramma della sovrappopolazione e della povertà in terra d’Irlanda. “Di solito si calcola – scriveva Swift – che la popolazione di questo Regno sia attorno al milione e mezzo, e io faccio conto che su questa cifra vi possano essere circa duecentomila coppie, nelle quali la moglie sia in grado di mettere al mondo figli, anche se temo che non possano essere tante, nelle attuali condizioni di miseria; ma, pur concedendo questa cifra, restano centosettantamila donne feconde”. Tuttavia, proseguiva lo scrittore dublinese, “ne tolgo ancora cinquantamila, tenendo conto delle donne che non portano a termine la gravidanza o che perdono i bambini per incidenti o malattia entro il primo anno. Restano, nati ogni anno da genitori poveri, centoventimila bambini. Ed ecco la domanda: come è possibile allevare questa moltitudine di bambini, e provvedere loro?”. Questa, invece, la “modesta proposta” dell’irriverente decano della Cattedrale di San Patrizio…