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TREKKING 2.0

TREKKING 2.0

Intervista a Alberto Pellizzari, poliziotto, alpinista, viaggiatore.

Scalate e trekking: passioni nate da lontano. Com’è cambiato oggi viaggiare e organizzare spedizioni.
Che dire, innanzitutto, oggi i viaggi li organizzo in prima persona integralmente, attraverso internet. Fino a 10 anni fa mi dovevo affidare alle agenzie di viaggio, con un costo superiore e anche meno coinvolgimento personale nella fase di organizzazione. Ma in questi anni, grazie a una tecnologia sempre più avanzata e alla portata di tutti, mi è senz’altro più semplice reperire informazioni di ogni sorta e con facilità ed anche organizzare il viaggio in completa autonomia.
Infatti, scelgo la destinazione, cerco il materiale informativo e quando sono convinto, sempre attraverso web, organizzo i mezzi di trasporto e la logistica. Mi è più facile contattare in loco agenzie che mi facciano trovare l’equipaggiamento tecnico in un container al mio arrivo. Anche le dotazioni sono migliori: in alta montagna strumenti assolutamente importanti cui non posso rinunciare sono il localizzatore GPS e il telefono satellitare. Inoltre, grazie a internet mi è più facile raccontare delle mie spedizioni a più persone usando il mio sito (www.albertopellizzari.com). È più semplice così creare contatti anche con possibili sponsor.

Quando la tecnologia le è stata assolutamente indispensabile?
Nell’ascensione ad alta quota in Nepal, per una nevicata imprevista, ho smarrito il percorso tracciato e solo grazie al GPS sono riuscito a ritrovare il cammino fatto all’andata, evitando, inoltre, con estrema sicurezza i crepacci non visibili alla vista. Con il GPS potevo muovermi quasi a occhi bendati. Trovo il telefono satellitare strategico per chiedere aiuto in caso di pericolo con estrema velocità, ed anche per restare in contatto con i cari rimasti a casa. Infatti, quando sono in alta montagna cerco di chiamare i miei genitori ogni 2 giorni. Il satellitare nella mentalità degli scalatori d’oggi è uno strumento indispensabile, anche se viene meno l’aspetto avventuroso della spedizione come per gli alpinisti di 20 anni fa. Noi abbiamo forse perso l’aspetto dell’esplorazione, però ci abbiamo guadagnato nella sicurezza psicologica e anche nella serenità. Ora abbiamo molti vantaggi, anche se pericoli ne esistono lo stesso, come una valanga imprevista. Non a caso Messner ci chiama “turisti di montagna”, sostenendo che il vecchio alpinismo non esista più. Infatti, nessuno tenta più ascensioni come faceva lui con materiale e conoscenze completamente diverse.

Come sceglie le destinazioni?
Io scelgo le località in base alle emozioni che mi procurano le immagini che posso trovare ovunque: dal cinema, alle fotografie nelle riviste, a immagini strappate dalla televisione. Naturalmente, per mia natura, approfondisco in maniera quasi maniacale ogni particolare prima di decidere d’intraprendere un nuovo viaggio. Poi i tempi di preparazione variano: se si tratta di una spedizione in alta montagna mi serve almeno un anno per la preparazione fisica e tecnica.

Si cerca anche i compagni di viaggio?
In realtà viaggio spesso da solo anche in montagna, ma ascensioni difficili non le compio mai in solitaria. Ho dei compagni di scalata, anche stranieri che conosco attraverso tour operator in loco, cui mi affido. Ovviamente mi auguro, in queste occasioni, di trovare persone innanzitutto con esperienza, tecnicamente e fisicamente preparate, e anche ben disposte.

Cosa la colpisce nei luoghi che visita?
Io amo viaggiare: mi piace ammirare i paesaggi non noti e confrontarmi con una vita differente dalla mia quotidianità. Ho potuto vedere in questi anni diversi ambienti, anche urbani. In questo momento sono attratto dai grandi spazi aperti come se ne trovano in Mongolia o in Siberia. Quello che mi rimane particolarmente impresso sono i colori e i profumi, come le mille sfumature che assume la sabbia del deserto libico al tramonto, o il limpido azzurro del ghiaccio puro.

Prossima scalata che vuole fare?
La prossima sfida, nel 2013, dovrebbe essere la scalata di due vette gemelle di 7mila mt, Nun e Kun in India, in occasione del centenario della prima ascensione dell’alpinista bergamasco, Mario Piacenza, nel 1913. È stato il 1° 7mila ufficialmente scalato. Inoltre, mi piacerebbe tentare di nuovo la scalata di un 8mila. La prima volta mi sono dovuto fermare pochi metri prima per condizioni meteorologiche avverse e per mancanza di forze.