TOOL ESPERENZIALI PER ENTRARE IN EMPATIA CON L’UOMO

TOOL ESPERENZIALI PER ENTRARE IN EMPATIA CON L’UOMO

Occambee è una realtà orientata allo sviluppo dello smart site, ovvero, mettere in comunicazione un luogo con il pubblico. È il sito stesso che si racconta instaurando una relazione con il visitatore e conducendolo in un percorso esperenziale personalizzato. Abbiamo intervistato Annamaria Colucci, partner di Occambee che ci ha spiegato i progetti in corso e le prospettive del settore.

Esiste un rapporto secondo Lei tra l’Intelligenza Artificiale (IA) e il coinvolgimento emotivo del fruitore?
In linea generale, possiamo assumere che un sistema “intelligente” susciti nell’umano con cui ha un’interazione un coinvolgimento, dato dalla capacità di rispondere agli stimoli, domanda/risposta o azione/reazione. Ma quando si parla di coinvolgimento emotivo si parla appunto di emozioni e quindi della capacità di instaurare una relazione, in questo caso la competenza necessaria aggiunta ad un sistema di IA è la Human Like Interaction, che detta le regole da seguire nella gestione del contatto con l’umano. Sono gli stessi parametri di comunicazione che tra umani rendono possibile uno scambio di conoscenza, e quindi la comunicazione verbale, un aspetto fisico, il linguaggio del corpo e le emozioni. La piattaforma di IA consente di associare al “calcolo” della risposta anche una coerente manifestazione della stessa, ha l’effetto di mettere a proprio agio l’umano e creare empatia, e inoltre fa sì che, ad ogni contatto con il pubblico, l’azienda o l’ente possa esprimere i propri valori e avere una personalità definita.

Oggi si sente parlare tanto delle smart city, in che modo state orientando il vostro know how?
Occambee trae spunto dal concetto di smart city, ma noi parliamo di smart site, l’idea sintetizza il mettere in comunicazione un luogo, che può essere oltre che un museo, un’area cittadina, o un parco, ma anche un centro commerciale, con il visitatore e il pubblico tramite i loro device mobili. È il luogo stesso che si racconta, attraverso un’interfaccia grafica, un character che lo rappresenta, ed instaurando una relazione con il visitatore lo conduce e assiste nella visita rendendola un’esperienza personalizzata. Altra applicazione per una città smart, in ambito commerciale, è la virtual promoter, un assistente virtuale in un punto vendita o in un centro commerciale in grado di suggerire il miglior prodotto o guidarci all’interno di quanto il centro offre. Elemento centrale di queste soluzioni è la capacità di dialogo del sistema con il cliente o visitatore.

Parliamo di IA applicata ai musei, come funziona?
Abbiamo osservato cosa accade e cosa non accade durante una visita ad un museo, tutti ne abbiamo esperienza diretta, quante volte ci siamo trovati ad osservare un’opera senza essere preparati culturalmente e senza trovare alcuna indicazione se non una targhetta con il titolo dell’opera e il nome dell’autore.
Attraverso il nostro sistema, secondo il concetto di smart site già citato, è il luogo che dialoga con il visitatore e gli fornisce tutte le informazioni disponibili rendendogli la visita più semplice. L’intelligenza si manifesta nella capacità di suggerire il miglior percorso possibile in base al profilo dell’interlocutore, alle esigenze espresse, a quanto ha già visitato, e ad altri parametri che possono condizionare concretamente le modalità di visita e di cui può venire a conoscenza anche durante la visita stessa. L’immagine del museo può essere rappresentato da un avatar, un personaggio in 3D animato, che diventa l’anima del luogo, il genius loci, una guida virtuale che accompagna il visitatore e lo assiste nella visita, fornendo su richiesta approfondimenti sulle singole opere. Con l’ausilio di altre tecnologie come ad esempio la realtà aumentata, si possono fare vivere gli oggetti e in questo caso è la stessa arte che parla e racconta se stessa. Il principio base della soluzione è che la tecnologia non deve vedersi, deve essere uno strumento che dialoga attraverso i contenuti che costituiscono la storia che il museo vuole raccontare. Punto di contatto con il visitatore è il suo stesso smartphone o tablet e questo fa sì che non si debbano introdurre device che poi devono essere anche mantenuti e gestiti.

Quali sono le novità del settore?
Culturale heritage e tecnologia, nuove forme di comunicazione con il pubblico, che portino ad una maggiore diffusione della cultura e allarghino il pubblico interessato parlando un linguaggio più moderno sono temi trattati sempre più di frequente nel settore del turismo in generale. Negli ultimi tempi il dibattito è più attivo ma le resistenze sono a volte molto forti di fronte ad un tipo di linguaggio che un po’ si allontana da quello scientifico; credo che sia la strada per una nuova valorizzazione del patrimonio culturale e che possa realizzare un nuovo rapporto tra mondo culturale e pubblico. Rilevante considerare che in questo contesto si dovranno sviluppare nuove competenze, nuove figure professionali in grado di tradurre in linguaggio “digitale”, utilizzando anche le modalità di comunicazione come lo storytelling e la gamification, quell’immenso patrimonio culturale di cui disponiamo, ed è questo un fattore importante per profili che spesso hanno difficoltà nel mondo del lavoro.

Come vede in prospettiva fra 50 anni il rapporto tra l’uomo e la macchina?
Difficile fare previsioni, la strada che sembra segnata vede le macchine adattarsi all’uomo e non viceversa nell’interazione, e in altri casi le macchine sostenere l’uomo in attività importanti, in ambito medico e della salute, della riabilitazione e della sicurezza ci sono già applicazioni molto utili o che migliorano la qualità della vita anche nella quotidianità. Senz’altro la macchina, rispondendo anche ad una esigenza economica molto forte, prenderà sempre più spazio nel mondo del lavoro. Più che una previsione mi auguro che l’uomo faccia delle scelte consapevoli riservandosi un controllo “umano” in alcuni settori.

In un contesto più generale all’interno della cultura quali sono le prospettive future in campo di IA?
Le principali aree credo siano già emerse, nel culturale heritage e nel settore della formazione. Quest’ultima area è abbastanza in fermento e alla ricerca di nuovi modelli. Nel 2011 Occambee ha realizzato un Dante Virtuale che dialogava con il pubblico (youtube/Dante 3D), e rispondeva a domande libere in terzine, quale esperienza coinvolgente non sarebbe per lo studente apprendere direttamente dall’autore la sua storia la sua cultura e la sua arte? In generale e in conclusione credo che l’utilizzo della tecnologia nel mondo culturale produrrà senz’altro una semplificazione della divulgazione, sia essa didattica o legata al patrimonio culturale.