SUPERG: IL NUOVO VOLTO DELL’ASSOCIAZIONISMO PARTE DA TREVISO

SUPERG: IL NUOVO VOLTO DELL’ASSOCIAZIONISMO PARTE DA TREVISO

Philipp Breitenberger, imprenditore 31enne, è il presidente di SuperG, la conferenza dei rappresentanti dei gruppi giovani delle associazioni di categoria imprenditoriali e professionali di Treviso. I SuperG, in fin dei conti, cercano di “fare sintesi” tra i vari gruppi organizzati per far emergere il valore aggiunto dei giovani come risorsa umana e professionale all’interno di imprese, associazioni, mondo politico.

Quando nasce il SuperG, conferenza dei gruppi giovani di categoria imprenditoriali e professionali di Treviso?
Il SuperG è un organismo di rappresentanza trasversale e unitario, nato nel 2007 in provincia di Treviso, con l’obiettivo di incarnare le istanze dei giovani e di favorire lo scambio e il confronto tra categorie economiche e professioni. Inizialmente nasce per iniziativa di Unindustria assieme ad avvocati, commercialisti, Ance e rappresentanti di Confcommercio: al gruppo iniziale, l’anno dopo, si sono unite altre categorie come Confartigianato e Coldiretti.

Mission e obiettivi del Gruppo?
Il nostro motto è “i giovani per i giovani”. Il gruppo nasce con lo scopo di raccogliere lo spirito che anima e caratterizza i gruppi giovanili delle singole associazioni, per far emergere il valore aggiunto dei giovani come risorsa umana e professionale all’interno di aziende, associazioni, mondo politico, proponendosi di individuare tematiche trasversali da approfondire anche attraverso il confronto con le istituzioni e gli altri attori del territorio. La Conferenza vuole unire le forze delle associazioni che ne fanno parte al fine di pesare di più, per farsi sentire con maggiore autorevolezza, per essere il portavoce e un possibile riferimento di tutto il mondo imprenditoriale e professionale giovanile nella provincia di Treviso. Il SuperG, inoltre, si propone, interessando direttamente o indirettamente i giovani, di studiare i problemi di vita sociale ed economica locale, istituendo commissioni di studio. E in seguito l’obiettivo è quello di prospettare queste problematiche alle amministrazioni e agli enti locali competenti in un costante confronto con la cittadinanza. Tra gli obiettivi, quindi, creare un gruppo di pressione positiva su politica e pubblica amministrazione territoriale per ottenere azioni favorevoli e a sostegno dei giovani professionisti e imprenditori. Vogliamo promuovere il dibattito sui problemi d’attualità relativamente l’impresa per formare e far circolare idee. Infine, operativamente miriamo a stipulare convenzioni con vari provider di servizi del territorio.

Cosa vogliono i giovani imprenditori e professionisti, soprattutto in un periodo storico difficile come è quello attuale?
Il nostro compito è soprattutto quello di sensibilizzare le categorie sui problemi dell’impresa, ovvero l’accesso al credito e la gestione delle finanze. Soprattutto in questo periodo di crisi è quanto mai importante riuscire a trovare alternative accessibili al credito tradizionale. Bisogna lavorare e pensare a progetti innovativi possibilmente ecosostenibili: l’obiettivo del futuro anche a livello mondiale. Bisogna divulgare una nuova cultura: gli imprenditori di questo millennio devono puntare su nuove tecnologie e nuovi metodi di comunicazione, anche applicati a settori tradizionali come l’agricoltura o l’agroalimentare. Per essere competitivi e sopravvivere soprattutto sul mercato internazionale. Inoltre, sì alla meritocrazia, no alla burocrazia, alla gerontocrazia, al difficile rapporto con le banche.
Il nuovo giovane imprenditore o professionista ha una scolarità medio-alta, lavora intensamente in coerenza con la propria vocazione pur non senza difficoltà e disillusioni, lotta quotidianamente contro fisco, costo del lavoro, inefficienza della P.A., cerca un appoggio nelle associazioni di categoria, ma è costretto a operare in un ambiente selettivo, duro, sicuramente più difficile del passato. Siamo un Paese che investe poco nel ricambio generazionale e nel contempo non riesce ad avere progettualità a lungo termine, proprio per questo discorso. Anche dal punto di vista previdenziale e non solo, l’Italia nel 2014 si presenta come il Paese in cui i giovani contano meno. Di conseguenza siamo un Paese bloccato.

Quali sono gli interlocutori? Anche a livello nazionale?
I nostri interlocutori sono senz’altro le istituzioni e le altre forme di rappresentanza sociale. Dobbiamo riuscire a superare le gestioni un po’ “gerontocratiche” che oggigiorno dominano gli ordini, le carriere e non solo. Inizialmente, abbiamo avuto difficoltà a farci riconoscere come entità nuova. Negli anni, anche grazie alle numerose attività avviate, come anche il bando, le altre realtà istituzionali hanno cominciato a considerare il nostro valore e forza, anche sindacale.