“Sistemi Erp e gestione della complessità: casi di aziende italiane in crescita”

“Sistemi Erp e gestione della complessità: casi di aziende italiane in crescita”

Grazie all’esempio di alcuni casi peculiari e di successo del panorama nazionale, il libro racconta come le imprese – soprattutto PMI – per restare oggi nei mercati debbano saper gestire le complessità aziendali, e riconoscere quali strumenti possano essere un fondamentale “alimento” per restare in competitività. I sistemi informativi integrati – come gli ERP – portano un reale contributo alle aziende, anche se con ritorni non facilmente misurabili.

Professor Meregalli, come mai un libro sui sistemi ERP?
Questo lavoro fa seguito a una ricerca svolta da Sda Bocconi dedicata al valore dei sistemi informativi nella gestione delle complessità aziendali. Eppure non vuole essere un’introduzione descrittiva dei sistemi ERP nelle aziende, quanto piuttosto un ragionamento a tuttotondo sugli aspetti meno considerati quando si è in procinto di decidere l’investimento da effettuare. L’idea della ricerca era verificare la coerenza tra i livelli di complessità che le aziende oggi affrontano per rimanere in economicità e l’offerta dei sistemi ERP. Volevamo sintetizzare con casi reali, e non solo con un inquadramento statistico, le buone motivazioni per investire su queste tecnologie.

I sistemi informativi hanno operato un cambiamento culturale? Quale?
Sicuramente si può parlare di cambiamento culturale, almeno su due fronti. La comparsa dei sistemi ERP ha avuto un impatto su quelle realtà che si occupano di tecnologie diffondendo una cultura di processo e una logica di funzionamento dei sistemi che prima non esistevano perché le tecnologie sviluppate erano quasi sempre il risultato di attività svolte “in casa” e meno strutturate. Ma il cambiamento più forte lo hanno portato sul fronte del management, in termini positivi, perché sono un buon vettore di nuove tecniche di gestione aziendale. Nei sistemi ERP sono spesso cablate delle logiche di management che in qualche caso non sono ben padroneggiate nemmeno dalle imprese, e quindi hanno contribuito alla diffusione della cultura manageriale.

Come hanno risposto le aziende italiane a questo tipo di tecnologia rispetto a quelle europee?
Nel libro non abbiamo fatto ricerche comparative, ma in diversi altri studi si riscontra un certo gap tra l’Italia e l’Europa, anche se vanno fatte delle valutazioni. A prima vista può sembrare vero che gli imprenditori italiani abbiano adottato questi sistemi in ritardo, ma a ben vedere è il nostro sistema industriale, strutturalmente manifatturiero, ad aver condizionato l’introduzione dell’IT che, in questo contesto, non è tipicamente una risorsa strategica ed imprescindibile. In molti casi i nostri imprenditori non sono così “arretrati”, hanno semplicemente fatto delle scelte di investimento in altri filoni, non ritenendo l’IT così critica per l’ottenimento di buoni risultati economici.

Nell’introduzione al suo libro si parla di falsi luoghi comuni attorno ai sistemi ERP: è un problema culturale delle aziende?
Non è un problema culturale delle aziende nel senso che, al di là dell’utilizzo della parola “cultura”, esiste dietro una realtà molto più semplice, ossia la mancanza di formazione. Non sempre si possono acquisire certi elementi nell’humus culturale in cui si opera, ma bisogna fare apposita formazione anche fuori dal proprio contesto. E quando manca la preparazione su certi argomenti si usa la scorciatoia del luogo comune: allora, quando si dice che si ha bisogno di flessibilità spesso si nasconde la non volontà di gestire le aziende con metodo e processi ben strutturati. A questo si aggiunge una lista molto lunga di luoghi comuni, come quello che i nostri imprenditori siano refrattari all’IT: sono piuttosto refrattari a fare investimenti che non generano valore e a volte è difficile per le aziende manifatturiere generare valore attraverso i sistemi informativi. Infine, non è poi vero che le PMI abbiano esigenze ridotte o semplificate rispetto a quelle grandi: spesso hanno bisogni persino più sofisticati.

Ci sono case history significativi di come i sistemi ERP abbiano portato una grande trasformazione aziendale?
Sì, ci sono dei casi significativi. In questa ricerca abbiamo scelto di utilizzare dei case history specifici, studiati con lo stesso metodo, piuttosto che un metodo campionario. Sono tutte aziende in crescita che hanno affrontato una specifica complessità grazie all’utilizzo di un ERP che ha saputo adattarsi alle evoluzioni dell’azienda stessa. Non ci siamo concentrati sulle caratteristiche tecniche della piattaforma ma sui fabbisogni che l’azienda ha riscontrato per rimanere sul mercato. Abbiamo declinato il termine “complessità” in una serie di condizioni operative all’origine di questo stato – come il mercato, il tipo di crescita, gli elementi manageriali – e in ognuna delle aziende analizzate abbiamo verificato se l’adozione di un ERP ha dato un contributo all’economicità, cioè ha permesso di gestire la complessità.

Quali sono oggi le situazioni di complessità che le aziende italiane si trovano a gestire e in che modo un ERP può portare soluzioni di successo?
Nel libro abbiamo identificato un elenco di vettori di complessità, per citarne alcuni: assetto proprietario, manageriale, societario, e in particolare, la gestione dell’internazionalizzazione sia dei mercati di sbocco, che dei sistemi produttivi. Infatti, uno dei fattori comuni a tutte le aziende analizzate, da una catena di franchising nel settore della profumeria ad aziende manifatturiere, è che hanno tutte gestito con successo più dimensioni di complessità in parallelo. Che non vuol dire necessariamente andare all’estero ma anche avere un capitale costituito da fondi di investimento inglesi, o adottare sistemi di controllo dei costi sofisticati. L’internazionalizzazione è un esempio pratico in cui l’adozione di un ERP ha reso possibile per le PMI la gestione di una dimensione molto complessa come l’operare in un mercato internazionale.

In un periodo di crisi come l’attuale i sistemi informativi integrati possono essere una leva di business? Se si, in che modo?
Il semplice fatto di far funzionare bene e tutti i giorni i sistemi informativi di un’azienda è già di per sè un contributo non banale al business. In Italia ci sono delle aziende, per la maggior parte manifatturiere e perlopiù nel settore della distribuzione, dove è difficile che si generi un valore diretto attraverso l’impiego dell’IT, che rimane fondamentale ma non il meccanismo con il quale si riesce a mettere in pareggio i bilanci. Oggi non abbiamo nulla che in maniera scientifica riesca a dimostrare con esattezza il ritorno economico degli investimenti ICT. In molti casi non è sul conto economico che si trova il razionale più forte, ma sullo stato patrimoniale. Il valore di queste soluzioni applicative va però definito e misurato sistematicamente, non basandosi solo sul ritorno economico.

Infine, un commento sulla situazione italiana…
Ad oggi abbiamo un Paese a due velocità: una parte più “sana” che sta crescendo e persino aumentando l’investimento in IT e una parte – quella perlopiù di piccole e medie aziende – in crisi e pertanto con investimenti in riduzione.