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Sfida oltre il limite

Sfida oltre il limite

Alberto Pellizzari poliziotto per professione, “alpinista” e viaggiatore per passione, anzi molto di più: l’amore per la montagna come stile di vita e di pensiero. Il suo amore per la montagna è nato grazie alle passeggiate con i genitori sin da piccolo sul Monte Grappa. Vorremmo ricordare una sua esperienza “estrema” in alta montagna: un’ascensione perigliosa che lo ha visto particolarmente coinvolto dal punto di vista fisico ed emotivo.

Ciao Alberto, ben tornato! Tra le tue escursioni estreme quale ricordi particolarmente e perché?
Sicuramente l’ascensione del Manaslu, 8.163 mt., conosciuta anche come la Montagna dello Spirito. È l’ottava montagna più alta del mondo, scalata la prima volta nel 1956 da una spedizione giapponese. La vetta si trova nella regione del Gorhka, nel Nepal occidentale. Un paesaggio da mozzare il fiato per chi ama la montagna come me. Eppure per un’impresa di questo genere ho dovuto avere una preparazione fisica e mentale ottimale. E per quanto riguarda la logistica ho dovuto controllare fin nel più piccolo dettaglio: dall’organizzazione delle diverse tappe dell’impresa, all’individuazione della dotazione tecnica e tecnologica in grado di darmi la massima sicurezza. Perché una volta in cima, non sempre prevedi cosa ti possa succedere, e devi essere pronto a ogni evenienza!

Raccontaci qualcosa di quest’avventura!
La spedizione è iniziata con un trekking di 8 giorni fino al villaggio di Sama Goan, situato a 4.300 mt., da questo luogo è iniziata la salita vera e propria. Sono stati installati 3 campi avanzati: il campo 1 (C1) a 5.700 mt., il campo 2 (C2) a 6.400 mt e infine il campo 3 (C3) a 7.450 mt. Da questo punto si è tentato poi l’attacco alla vetta finale. La spedizione è durata in tutto 42 giorni. Il paesaggio è vario: si parte dalle zone di passaggio durante il trekking di avvicinamento, in cui si incontrano villaggi a bassa quota immersi in risaie e terrazzamenti con coltivazioni di verdure, mentre nei luoghi del campo base si vive nel bianco abbagliante del ghiaccio per 40 giorni, con il blu del cielo, l’azzurro del ghiaccio dei crepacci, i colori del tramonto, i milioni di stelle che si vedono durante una notte di cielo sereno. Ed anche il rosso del fuoco che ogni tanto viene acceso dagli scherpa per bruciare l’incenso in segno di preghiera.

Quali le tappe necessarie alla sicurezza?
Durante la prima fase di acclimatazione ho lavorato all’installazione del Campo Base Avanzato (A.B.C. Advanced Base Camp) a una quota di circa 5.700 mt. Il Campo 1 era previsto prima della barriera di seracchi ( ice cliff ) a una quota di 5.700 mt. In seguito, il Campo 2 (6.400 mt.) e il Campo 3 (7.400 mt.), in piena parete Nord. Io, in quell’occasione, sono riuscito a salire per ulteriori 300 mt fino a quota 7.700. Successivamente, ho attraverso il vasto piano sommitale, delimitato dall’Anticima a 8.100 mt., per arrivare alla vetta di 8.167 mt. Mi sono dovuto fermare qualche centinaio di metri prima per difficoltà fisiche e per mia incolumità.

Nella stima della durata dell’ascensione sono stati presi in considerazione anche gli imprevisti e i pericoli?
Tra gli ostacoli che pone questa montagna, sicuramente, ci sono da mettere in conto le impreviste e abbondanti nevicate. Come difficoltà, le maggiori sono legate ai problemi fisici derivanti dalla quota: infatti, in caso di un acclimatamento non sufficientemente buono si può incorrere in problemi molto gravi come edema polmonare o edema cerebrale. La mancanza di ossigeno può inficiare il risultato a causa della costante sensazione di difficoltà respiratoria. Inoltre, i pericoli correnti sono dovuti alla presenza di crepacci e seracchi (grosso accumulo di neve e ghiaccio sospeso). Questi ultimi sono più difficili da evitare poiché possono staccarsi all’improvviso e provocare una valanga. Altri rischi sono connessi al congelamento da freddo estremo. Le temperature in quel viaggio sono arrivate a circa -27° centigradi. Per fortuna, la dotazione tecnologica come il GPS ci ha permesso di avere la sicurezza di essere rintracciabili in ogni momento e nel contempo di controllare la correttezza del tragitto percorso.