SCEGLIERE LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE COME STILE DI VITA

SCEGLIERE LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE COME STILE DI VITA

“Oggi purtroppo ‘essere green’ è una moda che molto spesso porta le aziende a tingersi di verde. Itlas, al contrario, ha scelto da anni di percorrere una strada seria, che è anche difficile per l’impegno economico e le risorse umane da mettere a disposizione per seguire progetti di certificazione e sostenibilità”, questo sostiene Patrizio Dei Tos, titolare dell’azienda veneta Itlas, che ha fatto una scelta di vita aziendale precisa, declinando con eccellenza i temi del made in Italy e della “cultura green”.

Quando è nata l’azienda? Mission e obiettivi?
Itlas è nata nel 1989 a Cordignano, in provincia di Treviso, come azienda che produce pavimenti prefiniti in legno a due e tre strati, ma avevo già iniziato a lavorare nel settore con mio padre, che mi ha trasmesso non solo la passione per questo mestiere ma anche l’amore per una materia prima viva e capace di creare emozioni. Nei primi anni Novanta il pavimento prefinito in legno costituiva un prodotto davvero innovativo per il mercato. Oggi ho quaranta dipendenti, una famiglia che lavora con me in azienda e un mercato che, nonostante il settore sia complessivamente in affanno, tiene. Fin dal primo giorno ho cercato di concentrare l’attenzione sulla creazione di prodotti di altissimo livello, ben identificabili e giustificabili nell’acquisto. Prodotti unici. Perché il mio chiodo fisso è da sempre cercare di anticipare i tempi, da una parte inventando progetti nuovi e innovativi, dall’altra scegliendo senza riserve di realizzare il tutto in Italia. Con tutti i costi che ne conseguono.

La sua è un’azienda green: ci dice perché?
Oggi purtroppo “essere green” è una moda che molto spesso porta le aziende a tingersi di verde. Itlas, al contrario, ha scelto da anni di percorrere una strada seria, che è anche difficile per l’impegno economico e le risorse umane da mettere a disposizione per seguire progetti di certificazione e di sostenibilità. Un cammino che è iniziato con la scelta di acquisto di una materia prima, il legno, proveniente da foreste gestite in maniera responsabile e programmata. Dopo aver ottenuto nel 2007 la Programme for Endorsement of Forest Certification (PEFC) e nel 2009 la Forest Stewardship Council (FSC), abbiamo voluto intraprendere un percorso di attenzione ancora più impegnativo nei confronti del prodotto, che per ora ci ha portati ad ottenere la certificazione del Sistema di Gestione Ambientale conforme alla UNI EN ISO 14001. Sono state ridotte le emissioni in atmosfera, cambiate le vernici, differenziati i rifiuti… E in ogni processo, tengo a sottolinearlo, sono stati coinvolti tutti i dipendenti e i collaboratori. Perché si tratta di una filosofia di lavoro che ha bisogno che tutti credano nei valori di ciò che si fa.

I valori ambientali che stanno dietro alla filosofia della sua azienda?
Abbiamo adottato una politica ambientale condivisa non solo con chi lavora all’interno dell’azienda, ma anche con i nostri fornitori. Una politica che guarda con attenzione all’ambiente, alla salute dei lavoratori e a quella del cliente finale. Non importiamo nulla di prefinito, perché Itlas ha una catena produttiva che parte dal tronco e arriva al prodotto finito. E il tronco lo vado a scegliere di persona in quelle foreste che sanno garantire una gestione programmata delle risorse boschive. Ma la materia prima da sola non basta: le nostre caldaie sono alimentate utilizzando la segatura vergine di scarto, buona parte dell’energia per la fase produttiva ci viene data dall’impianto fotovoltaico che abbiamo installato sul tetto dell’ultimo capannone costruito, vendiamo a terzi la legna di scarto come legna da ardere, lavoriamo costantemente in sinergia con consulenti professionisti e laboratori accreditati per la riduzione dei composti organici volatili. Insomma, ho fondato questa azienda su dei valori ambientali che cerco di applicare a tutto tondo.

L’importanza delle certificazioni…
Se si vuole rimanere sul mercato e specialmente su quello europeo oggi, lo ripeto, non è più possibile improvvisare. Dopo aver scelto di utilizzare solo una materia prima di provenienza certificata per rispondere ai nostri criteri di sostenibilità, abbiamo capito che la strada da intraprendere doveva riguardare a tutto tondo azienda e prodotto. Certificare quello che siamo e quello che facciamo non è solo l’ottenimento di un bollino e di un pezzo di carta, ma un percorso spesso complicato e costoso che coinvolge tutto il sistema, dipendenti e collaboratori compresi. L’alta qualità e la coerenza di gestione sono a mio avviso le ricette da adottare per essere competitivi.

Ci parla dei progetti speciali portati avanti dalla sua azienda?
Nella storia di Itlas credo che il progetto più importante, anche sotto il profilo della nostra visibilità, sia Assi del Cansiglio. Nel 2009, grazie anche ai preziosi consigli dell’allora Ministro dell’agricoltura e delle foreste Luca Zaia, abbiamo stretto un accordo pubblico-privato con Veneto Agricoltura, l’agenzia regionale che sovrintende le nostre foreste. C’era un bosco storico da riportare agli antichi splendori, da rivalorizzare: la Foresta del Cansiglio, a 25 chilometri dalla nostra azienda, ha delle faggete preziose il cui legno, un tempo, veniva utilizzato per la costruzione dei remi delle galee della Repubblica di San Marco ma che con gli anni era diventato solo legna da ardere. Abbiamo provato a ridare vita a quel patrimonio boschivo, certificato PEFC e quindi gestito in maniera corretta e sostenibile, creando il primo pavimento certificato in legno italiano. Al contempo, grazie a una campagna di comunicazione di grande entità, abbiamo cercato di far parlare del Cansiglio e della sua foresta.

Come si presenta il mercato di riferimento di Itlas? Quanto è cambiato negli ultimi anni?
Il mercato di riferimento fino a prima della crisi economica era dettato principalmente dall’edilizia. Il settore oggi è in forte difficoltà. Non solo. Penso sia apparentemente incapace di organizzarsi. Nonostante questo il nostro prodotto è riuscito a mantenere il mercato, coprendo il dieci per cento di quello nazionale. Per riuscirci abbiamo dovuto imparare a essere più bravi degli altri, a non fare impresa improvvisando giorno per giorno. Abbiamo iniziato a guardare con forza all’estero, soprattutto a quei mercati in grande evoluzione. Ma abbiamo anche diversificato gli interlocutori e l’offerta, con proposte mirate ai professionisti di settore, con collaborazioni importanti e con l’introduzione nuovi di prodotti, sempre legati al mondo del legno e in linea con la nostra filosofia ambientale, ma che non sono solamente pavimenti.