QUANDO LA ‘TRADIZIONE’ DIVENTA LEADER DI MERCATO
Garbellotto dal 1775.
“Un buon vino è anche merito di una buona botte”. In Garbellotto, azienda coneglianese che lavora il legno dal 1775, c’è ‘mestiere’ e ‘tradizione’, abilità tecnica e attenzione al territorio: valori che sono stati tramandati per oltre duecento anni di storia.
Nata nel XVIII secolo a San Fior da Giuseppe Garbellotto, in seguito fornitore ufficiale della Casa d’Austria, è cresciuta attraverso i secoli fino ai giorni nostri. Tra le peculiarità dei lavori svolti, la residenza del Principe Arcivescovo di Würzburg, in Baviera, un prestigioso castello le cui scale d’accesso sono state affrescate dal Tiepolo, che rimane indiscutibilmente una delle più belle cantine mai arredate dalla Garbellotto. Oggi è un’azienda di nicchia guidata sempre dalla stessa famiglia, ormai giunta alla ottava generazione consecutiva.
E nel susseguirsi generazionale non è venuto meno il passaggio di consegne di quell’arte artigianale sottesa alla creazione delle botti, pur divenendo, oggi, una Spa con leadership mondiale di mercato. Attualmente, la Garbellotto produce 45.000 hl all’anno di bottame, si estende su un’area di 60.340 mq dei quali 14.137 coperti, impiegando circa 70 addetti. Inoltre, negli anni è stata avviata e implementata la conseguente attività di commercio dei legnami, importando dai Paesi del Nord, Europa e America. Questa è la tradizione di Garbellotto attraverso le parole di Pieremilio…
La storia di un mestiere tramandato di padre in figlio con sapienza: “Siamo una famiglia di artigiani del legno di origine veneta già a partire dal XVIII secolo, epoca in cui governava la Serenissima Repubblica di Venezia. Noti sul territorio per la produzione di botti, tini e barili ma anche per la creazione di mobili d’arte. A quel tempo il laboratorio era nella corte adiacente la casa padronale e impiegava una dozzina di persone. Successivamente, nel XIX, mentre uno dei discendenti, Emilio Garbellotto, emigrò in Brasile e fondò il ramo brasiliano della famiglia che a tutt’oggi continua la tradizione familiare nel legno, Narciso con l’aiuto dei due fratelli rimasti si specializzò nella produzione di botti da cantina. L’attività continuò florida fino alla Prima Guerra Mondiale quando la produzione cessò a causa dell’occupazione austriaca delle terre fino al Piave. A fine guerra Giobatta Garbellotto ripartì spostando l’attività a Conegliano e ricostruendo e organizzando una fiorente produzione industriale di botti, tini e barili. Il figlio Pietro, mio padre, succeduto negli anni, affiancò all’industria di botti il commercio e industria dei legnami, creando una forte sinergia tra le due attività. L’azienda negli ultimi anni è cresciuta ulteriormente e la Garbellotto oggi è l’azienda italiana di punta nel settore, unica al mondo in grado di produrre botti e tini di ogni quantità, formato e specie legnosa, dopo che la grande crisi degli anni ’80 fece chiudere tutte le altre grandi industrie di botti Europee. Da padre in figlio, imparando il mestiere direttamente in fabbrica fin da bambino, siamo arrivati al XXI secolo, ora io assieme ai miei fratelli Piero e Piergregorio siamo l’ottava generazione. E anche noi, fin dai nostri 14 anni, durante le vacanze siamo andati a lavorare nei vari settori della fabbrica per imparare il mestiere”.
Pietro Garbellotto, un uomo di successo e di grandi valori: “Lo fu senza ogni dubbio mio padre, il ‘commendatore’ Pietro. Terminata la Seconda Guerra Mondiale mio nonno lo volle con sé per ricostruire l’azienda danneggiata dalla guerra. E papà già negli anni ’40-‘50, si recava nei boschi di Croazia e Slovenia alla ricerca di materia prima di qualità per i nostri prodotti. Mi raccontava che dormiva in macchina e si portava il cibo in scatola. A forza di viaggiare e informarsi costantemente diventò in pochi anni un grande esperto di foreste e legname, fino a diventare il presidente della FederCommLegno (oggi Federlegno-Arredo) che trattava gli accordi quadro per le importazioni di legname in Italia dall’Europa. Ed è sulla base delle sue esperienze che è stata perfezionata la scala di qualificazione identificativa del rovere. Negli anni viaggiò molto alla ricerca di buon legname nelle regioni dei Balcani, in Cecoslovacchia, Ungheria, ma anche negli Stati Uniti. Grazie a lui siamo oggi considerati i tra i massimi esperti di Rovere e abbiamo il parco legnami a stagionatura naturale più grande d’Europa e questo ancora oggi fa la differenza. Negli anni ’60 l’azienda si trasferì nuovamente, lungo la Pontebbana. Sempre mio padre, uomo infaticabile, fu tra i fondatori di Unindustria Treviso e promotore (in collaborazione con Unindustria Treviso, FederCommLegno triveneto oggi Federlegno-arredo) del primo corso di ‘Esperto del legno’. Papà fu sempre grande sostenitore dell’importanza del capitale umano e della sua formazione, ed ebbe sempre grande attenzione verso tutti i suoi collaboratori. Un aneddoto di famiglia racconta, che al termine del rapporto lavorativo con un suo dipendente da sempre stimato, invece di pagargli la liquidazione decise di spendere di più ma di regalargli la casa che l’uomo non aveva potuto comprare, garantendone una serena vecchiaia. Non è un caso che negli anni ci sia stato un passaggio di consegne e conoscenze da padre in figlio anche tra coloro che lavorano con noi. Qui si è sempre lavorato in armonia e non abbiamo mai avuto un giorno di sciopero. Papà volle anche che noi avessimo molti interessi perché una buona cultura e il rispetto dei valori morali sono garanzia di un comportamento corretto e onorevole nella vita come nell’impresa. Giovanni Comisso, suo amico, apprezzava in lui quelle doti d’intuito e di volontà che distinguono l’imprenditore di successo”.
Attenzione alla qualità del lavoro e alla qualità della vita dei collaboratori: “Il 1978 e successivi furono anni senza commesse nei quali avremmo potuto chiudere la fabbrica. Anni difficili per il nostro settore in generale perché la grande industria forniva ai produttori di vino contenitori alternativi alle botti, in acciaio o resina. Ma mio padre continuò lo stesso e con il pensiero delle famiglie che dipendevano dalla nostra attività decise di mantenere le maestranze pur senza lavoro e di pagare gli stipendi di tasca propria agli operai. In quel periodo i bottai vennero momentaneamente spostati nel reparto di commercializzazione del legno, in modo da salvare il know how produttivo acquisito negli anni precedenti. Fu una catastrofe sul piano finanziario, ma un doveroso sacrificio per portare ai giorni nostri l’arte del bottaio che altrimenti sarebbe scomparsa. Ci salvammo per miracolo grazie alla commessa Gallo: un intraprendente viticoltore italo-americano che ci chiese di costruire 712 tini-botte per la sua cantina in California. Un’impresa proficua che si protrasse per 5 anni. La Garbellotto fece la scelta di continuare nel solco della tradizione artigianale per preservare la maestria e il sapere di una professione antica e di grande pregio. E alla fine siamo stati premiati”.
Prima azienda al mondo a costruire botti con legname certificato, Garbellotto nel 2010 ha ottenuto la prestigiosa certificazione Fsc (Forest Stewardship Council): “Da sempre ci siamo battuti per l’eco-sostenibilità delle foreste, una risorsa importantissima per l’uomo. In special modo per quelle realtà dove acquistiamo il legname. Infatti, abbiamo adottato le certificazioni Fsc e PEFC che attestano specifici requisiti di sostenibilità delle foreste di provenienza. Sono scelte di campo che abbiamo fatto per preservare anche quei valori morali che ci sono stati trasmessi”.
Le industrie di botti non sono da confondere con le industrie specializzate nella costruzione dei barili: “La regola del mestiere, ovvero l’ ‘Arte del Bottaio’ insegna che la botte deve essere assolutamente costruita con la doppia curvatura dei fondi, l’unico modo per contenere perfettamente la spinta del contenuto (principio della diga). La specialità del nostro lavoro consta nella attenta selezione e lavorazione del legname, che poi viene curvato e ‘domato’ con assoluta maestria dai nostri bottai. Mio padre Pietro, grazie alla formazione e all’esperienza acquisita sul campo aveva raggiunto la capacità di esaminare le tavole di legno con particolare perizia e velocità, riconoscendo solo con un infallibile colpo d’occhio quelle di qualità”.
Tradizione di successi di una azienda che ha contribuito ad esportare nel mondo il made in Italy: “La Garbellotto ancora nel ‘Manuale del Bottaio’ del 1927, edito da Hoepli, veniva citata tra le maggiori realtà italiane nel settore. Numerosi sono stati i riconoscimenti per il nostro lavoro, grazie soprattutto all’operato di chi ci ha preceduto e anche il nostro. Solo negli ultimi anni la nomina ad ambasciatori culturali del Territorio di Conegliano, il Guinness dei Primati del 2010 per la botte più grande del mondo commissionata da una nota azienda Veronese per il suo Amarone e il premio per ‘Le aziende che hanno fatto la storia d’Italia’ in occasione del 150° anniversario del Nostro Paese nel 2011. A oggi attendiamo un’ulteriore Guinness dei Primati”.
lo sguardo verso il futuro, tra tradizione e innovazione: “Nell’ultimo decennio abbiamo avuto una profonda ristrutturazione per permettere all’azienda di resistere agli andamenti economici e di mercato: dalla ottimizzazione delle postazioni di lavoro, alla fondamentale riorganizzazione della rete commerciale con agenti. Inoltre, da sempre un nostro vanto è l’attenta selezione e ricerca del legno di buona qualità e nel terzo millennio oltre all’esperienza avevamo bisogno anche di dati analitici alla mano. Per questo abbiamo avviato una collaborazione con il CNR di Firenze per analizzare lo sviluppo della curva aromatica del rovere nei vari passaggi produttivi. L’esame scientifico dei diversi legni relativamente alla provenienza geografica ha rilevato oggettivamente le diversità. E grazie a queste ricerche abbiamo messo a punto un blend particolare di legni. Comunque la tecnologia, anche se presente, nel nostro settore non è mai preponderante. Il cuore della nostra azienda, così come è sempre
stato, resta sempre quella risorsa insostituibile che sono le persone”.
Una curiosità di famiglia: “Un’altra tradizione ricercata negli anni è la trasmissione generazionale di nomi di famiglia quali Piero ed Emilio”.