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Stile Libero

You Are My Guide – In vacanza con la guida su misura


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Intervista a Ester Liquori, Ceo You Are My Guide Srl

Alla base di questo servizio un processo di automazione che non potrebbe esistere senza i Big Data. La grande mole di dati che gestiscono permette di accedere a tante fonti attraverso i controlli incrociati di un sistema accuratamente strutturato. In pratica, un viaggio su misura per il cliente, che tiene conto delle sue preferenze e abitudini. Yamgu
propone suggerimenti utili a completare l’esperienza di viaggio, dalla piazza, al museo, alla serata, al dove dormire, al cosa fare di speciale. Proposte, offerte e servizi per rendere migliore il viaggio.

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Arte e tecnologia – L’arte e i new media: quando l’imperativo è comunicare

Sempre più labile il confine tra strumento e contenuto nelle ricerche artistiche contemporanee che esplorano le nuove tecnologie

La comunicazione è un tema che sottende moltissime riflessioni e ricerche artistiche del nostro tempo, a volte esplicitamente esplorata e resa l’oggetto di indagine vero e proprio, altre volte emergente quasi suo malgrado, silenziosamente ma inevitabilmente. Comunicazione è infatti un termine che permea la nostra era, fatta di social media e di digitale, e non sorprende che mezzi di espressione e il loro oggetto e contenuto si intersechino in modo costante, influenzandosi reciprocamente nelle loro evoluzioni, spesso rapidissime e inaspettate.

Date queste premesse, appare chiaro che comunicare diventa una parola chiave anche e soprattutto nelle ricerche degli artisti contemporanei che hanno scelto le nuove tecnologie e i nuovi media come mezzo di espressione e di indagine, poiché nascono proprio come strumenti per rendere più efficace, rapido, interattivo lo scambio di informazioni, quasi sempre andando a modificare il contenuto stesso, che sempre più si fonde con il mezzo.

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Solo, con il proprio istinto

Senza carta, bussola, altimetro, orologio, cellulare e GPS a piedi per le Ande o per i Pirenei. Franco Michieli, esploratore originale, racconta il suo personalissimo significato di esplorazione e come questo accompagni l’essenza della sua vita senza una programmazione, con l’ausilio dei segnali della natura. La serendipità è la sua maggior alleata.

Che cosa significa per Lei esplorazione?
Parlando di esplorazione mi riferisco a un atteggiamento di scoperta dell’ambiente che mi circonda simile a quello praticato da animali e piante, o dalle popolazioni umane native, piuttosto che ai grandi viaggi dei secoli passati finalizzati a scoprire e conquistare terre o rotte commerciali spesso devastanti per i popoli e gli ecosistemi. Il mio viaggiare è quindi una sorta di serendipity: immagino un possibile percorso attraverso un territorio, ma poi ciò che mi interessa sono gli imprevisti, gli eventi che rivelano qualcosa di sconosciuto, le deviazioni dovute a qualche ostacolo, la bellezza dei momenti non programmati dal cervello umano. La natura si evolve sfruttando il caso, non possiamo abbandonare un metodo così prezioso.

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A scuola senza banchi e a spasso per la città

Emozione, movimento e insegnamento sono i tre cardini di questa nuova metodologia per insegnare l’inglese. Matteo Rignanese, CEO di 2NYC, nonché ideatore di questo nuovo progetto, ci spiega come a New York si possa imparare l’inglese avendo come aula la città.

Che cos’è l’eMotion Learning?
Un modo differente di vivere la lingua e la città mettendo al centro le emozioni di cui New York è ricca e la scoperta di luoghi, quindi il concetto di movimento. Pertanto eMotion learning mette insieme tre concetti che si mescolano fra di loro: Emotion, motion e learning.

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LAVORARE CON IT E ICT

Negli uffici amministrativi e finanziari delle aziende è in corso una vera e propria trasformazione: i responsabili di queste aree hanno un ruolo sempre più decisivo nella definizione della strategia aziendale. Ne parliamo con Maria Cristina Zamburlini, che a inizi 2015 ha fatto ingresso in Eurosystem come nuova responsabile amministrativa e finanziaria, a coronamento di un progetto di crescita che ha visto l’azienda diventare una SpA e avviare un piano di business triennale certificato dalla multinazionale PwC.

Maria Cristina, raccontaci qualcosa di te. Qual è il tuo percorso professionale?
La mia carriera professionale è iniziata come contabile/responsabile amministrativa in una cooperativa di progettazione e sin da allora mi sono sentita molto a mio agio in tale ruolo. Alcuni anni dopo ho partecipato quasi per gioco a un concorso presso la Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, sono stata subito selezionata per una sede piuttosto prestigiosa e lì ho iniziato la mia carriera in ambito bancario. In Cassa di Risparmio ho fatto la classica “gavetta”, specializzandomi nella gestione dei rapporti con le imprese e nella direzione di gruppi di lavoro. Nel 2009 ho ricevuto un’interessante offerta da un gruppo di società di ingegneria che cercava un Responsabile Finanziario oltre che Amministrativo e sono tornata a fare il lavoro che da sempre mi ha appassionata di più.

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Il melograno: un albero da frutta nel giardino aziendale

Ogni volta che inseriamo in giardino una nuova pianta, oppure compriamo un’orchidea da mettere nel nostro ufficio per rallegrare l’ambiente, facciamo un esperimento. La natura ci riserva sempre immense sorprese, non sappiamo mai con certezza come la nuova ospite si ambienterà. In questo numero parliamo di come potrebbe trovarsi nel giardino aziendale un albero da frutta, il melograno.

In Logyn trattiamo di giardini aziendali, per questo consiglio sempre piante autoctone che hanno meno problemi di sopravvivenza, gestione, e conseguentemente meno costi. Per il giardino di casa è un altro discorso: da sempre sistemo le piante difficili, o comunque con esigenze diverse da quelle ambientali del nostro Nord-Est, in vaso. Riesco così a far vivere bene e per molti anni i limoni, le gardenie, i cactus e altro. L’ultima arrivata è la Caesalpinia pulcherrima, una specie di acacia con dei bellissimi fiori arancione. Ho portato a casa qualche semino dall’ultimo viaggio in un paese tropicale, i semi sono germogliati e presentano delle belle foglioline. Lo terrò in vaso finché riesco a gestirlo poi vedremo, dipende da quanto crescerà!

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Motta di Livenza: tecnologia e multidisciplinarietà per un percorso riabilitativo d’eccellenza

L’Ospedale Riabilitativo di Alta Specializzazione di Motta di Livenza (TV) nasce nel gennaio 2004 come società a capitale misto pubblico-privato e progetto di sperimentazione gestionale della Regione Veneto. Accreditato con il servizio sanitario nazionale, oltre all’attività ambulatoriale e radiologica, ha come principali specializzazioni la riabilitazione cardiovascolare e polmonare, la riabilitazione di gravi cerebrolesioni acquisite e mielolesioni, la riabilitazione muscolo-scheletrica, la medicina generale e lungodegenza. Innovazione, tecnologia e multidisciplinarietà sono gli ingredienti che fanno di questa struttura un’eccellenza. A presentarcelo è l’amministratore delegato Francesco Rizzardo.

L’Ospedale Riabilitativo di Alta Specializzazione di Motta di Livenza (TV) nasce nel gennaio 2004 come società a capitale misto pubblico-privato e progetto di sperimentazione gestionale della Regione Veneto. Accreditato con il servizio sanitario nazionale, oltre all’attività ambulatoriale e radiologica, ha come principali specializzazioni la riabilitazione cardiovascolare e polmonare, la riabilitazione di gravi cerebrolesioni acquisite e mielolesioni, la riabilitazione muscolo-scheletrica, la medicina generale e lungodegenza. Innovazione, tecnologia e multidisciplinarietà sono gli ingredienti che fanno di questa struttura un’eccellenza. A presentarcelo è l’amministratore delegato Francesco Rizzardo.

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Il fascino dei fondali marini tra fauna, flora e relitti

L’esplorazione dei fondali marini alla ricerca della fauna e della flora ma soprattutto di una storia passata affondata tanti anni or sono e riportata a galla da tanti appassionati sub. Bruno Galli spiega come la maggior parte delle scoperte siano casuali, ma per arrivarci è necessaria una formazione teorico/pratica importante.

In questo numero il tema è l’esplorazione e lo sport subacqueo ha questa caratteristica nel suo DNA. Come vive il rapporto con questo aspetto?
L’ambiente sottomarino ha una diversità che ti permette l’esplorazione in tre direzioni e questo arricchisce di molto le possibilità di fare e ammirare aspetti nuovi. Sì, certo, ci sono le bombole dell’aria che possono essere d’intralcio per vivere a pieno questo ambiente, ma ci si abitua e diventano un’estensione del proprio corpo. Nulla tolgono al senso di libertà, di silenzio e di meraviglia che si prova quando si è in immersione.

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Una mossa a scacchi è la scelta di un solo secondo

Una macchina come allenatore instancabile ma anche come avversario. Intervista a Paolo Ciancarini, Professore ordinario di Informatica all’Università di Bologna. Serve solo un secondo per decidere la mossa giusta, è la mente a vederla per prima, solo dopo averla fatta si comprende se la mossa sia stata giusta o sbagliata. Il punto di vista di Ciancarini, che è nel back-end della macchina, ci racconta i processi umani e artificiali che sono alla base di questo gioco.

Il suo lavoro è frutto di una grande passione?
Come professore, il mio lavoro è insegnare e fare ricerca nell’ambito delle scienze informatiche. Quando ho scelto di studiare Scienze dell’Informazione, nel 1977, avevo 18 anni, ed ero affascinato dall’Intelligenza Artificiale applicata al gioco. Erano gli anni in cui si usavano gli Scacchi come laboratorio per costruire programmi “intelligenti”. Lo scopo era di battere i migliori giocatori umani. Questo risultato venne conseguito da alcun ricercatori IBM nel 1997; la macchina che costruirono si chiamava Deep Blue. Oggi un modello derivato da Deep Blue si chiama Blue Gene ed è una delle macchine più potenti del mondo. Grazie alla passione per gli scacchi ho poi studiato non solo l’Intelligenza Artificiale, ma anche i linguaggi per i supercalcolatori e l’ingegneria del software. Quindi in un certo senso il mio lavoro è frutto della mia passione per il gioco degli scacchi.

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NBA, l’olimpo del basket non è un traguardo ma un inizio

Tenace e determinato Luigi Datome, il nostro capitano, ci racconta il suo sogno diventato realtà. Ha toccato con mano l’olimpo del Basket ma lui dice che la cosa più importante è l’affetto delle persone che ti vogliono bene. Giocare con un robot per lui sarebbe un’esperienza curiosa.

Hai da poco terminato la stagione in America, cosa hai lasciato?
Ho lasciato, spero solo per l’estate, un paio di mesi finali a Boston in cui mi sono tolto piccole soddisfazioni e ho potuto dimostrare di poter far parte della Nba (la lega professionistica più importante degli Stati Uniti, se non del mondo). Un mondo da sogno, in cui tutto funziona alla perfezione e a cui ambiscono tutti i giocatori di basket. È stata dura dopo l’anno e mezzo a Detroit, sono stati giorni difficili, in cui facevo fatica a vedere il campo per scelte che tuttora non riesco a comprendere. Ma le ho accettate. Oggi mi sento diverso, perché ho dimostrato di poter stare in quel mondo dorato chiamato Nba e qualsiasi cosa accada adesso la prenderò con maggiore leggerezza, come del resto va presa la vita e lo sport.

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