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Focus

L’Era intelligente


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Verso l’iperconnessione uomo-macchina

La rivoluzione digitale continua incessante e prospetta un futuro che non avremmo mai immaginato. Dai Big Data, un tema che non fa più e solo riferimento ad una grande mole di dati, all’intelligenza artificiale, che somiglierà sempre più all’intelligenza umana, alle reti 5G che ci porteranno all’iperconnessione.

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Interconnessione e Industria 4.0

Impianti, persone e informazioni che comunicano

Quando si parla di Industria 4.0 si pensa all’innovazione digitale nei processi aziendali che, secondo gli scienziati, sta portando verso la quarta rivoluzione industriale, dopo la prima legata alla macchina a vapore (fine 1700), la seconda alla produzione di massa (inizi del 1900), e la terza all’avvento dei primi computer nelle fabbriche (1960-1970). Ma è vero anche che c’è chi dice che non si tratta di una rivoluzione industriale poiché le tecnologie in oggetto sono già note da tempo.

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La comunicazione multitasking

Una complessità tutta da gestire

La complessità della comunicazione, nell’era della trasformazione digitale, impone la conoscenza per evitare di essere travolti. Una nuova architettura comunicativa cambia il nostro modo di approcciarci alle persone e di conseguenza le aziende si adeguano per entrare in empatia con il proprio pubblico. Tecniche e strategie, nuove e vecchie, adattate alla rete per “ingaggiare” il cliente. Si sfornano libri su libri legati ai social media, al web e al come utilizzarli nel business, ma ciò che è stato pubblicato oggi domani è già vecchio. Tutto è in divenire, non ci resta che vivere giorno per giorno la strategia che più si adatta alla nostra azienda, nella consapevolezza che domani può già essere diverso.

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L’Era della Mobility

Cosa cambia nelle aziende e nelle persone.

Mentre il progresso avanza ci pone nella perenne condizione della transizione. La transizione esige il cambiamento e oggi abbiamo un caleidoscopio di possibilità che impone a sua volta una focalizzazione, se non vogliamo perderci. La Mobility è parte integrante di questo processo; la transizione e il cambiamento non esistono senza movimento. Tutte le aziende investite dal progresso si chiedono come adeguarsi ad un mercato in movimento, ad una cultura che cambia. E quelle che non lo fanno sono destinate a scomparire. Quali sono le evoluzioni a cui stiamo assistendo?

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La trasformazione digitale

L’Italia, un pachiderma

Tutti concordi che bisogna attrezzarsi digitalmente per crescere e che il Governo va lento, ma intanto molte sono le aziende che si adeguano e nascono in questa nuova era. Il cliente si è evoluto, è più complesso e va studiato nelle numerose piattaforme presenti sul web: dai social network ai blog, questi i luoghi in cui avvengono le conversazioni. È qui che emergono i nuovi bisogni del prospect, che il marketing non può ignorare.

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L’esplorazione, la chiave dell’evoluzione

L’esplorazione applicata alle aziende e non solo, in quale ambito e come sono riuscite a creare nuovi spazi di mercato. Il trend condiviso è rivisitare l’organizzazione delle risorse umane partendo non dall’aspetto produttivo ma dal benessere della persona.

“L’uomo deve dubitare: il dubbio è un atteggiamento di ricerca, di esplorazione: la certezza, soprattutto quella ideologica o dogmatica, possono forse renderlo più integrato, e in un certo senso più felice, ma con un costo intellettuale molto elevato, che è quello della sua rinuncia a dubitare, esplorare, e quindi pensare.” Piero Angela, nel suo libro Da zero a tre anni, parlava così di esplorazione. Un concetto che accompagnerà il viaggio in questo numero e che sarà multiforme. Non parleremo come la logica avrebbe consigliato di esplorazione dello spazio, ma di tutte quelle forme di ricerca che riguardano la società, il lavoro, la vita, l’individuo, l’artista.

Le aziende in questo numero hanno seguito il concetto di esplorazione legandolo, per esempio, al capitale umano, nella la ricerca di particolari talenti scelti non solo in base alle caratteristiche professionali ma anche umane. È il caso della Pirelli. L’esplorazione per STAR, invece, ha significato trovare approcci di lavoro innovativi che hanno portato all’ottimizzazione della resa qualitativa dei lavoratori.

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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SOSTIENE O TRAVOLGE L’UOMO?

L’Intelligenza Artificiale sta crescendo drasticamente, da un lato ci supporta e migliora la qualità di vita, dall’altro pone interrogativi sulle varie implicazioni socio culturali ed economiche a cui potrebbe portare.

Siamo sicuri che Terminator non sia così reale, visti i progressi in atto sull’Intelligenza Artificiale? Secondo i vari scienziati non c’è da preoccuparsi, lo sviluppo dell’IA procede per compartimenti, secondo l’uso e l’obiettivo si decide di fare ricerca in tal senso.

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CREATIVITÀ: LA CAPACITÀ CHE SALVERÀ IL MONDO

La creatività nasce con l’uomo. Grazie a questa straordinaria potenzialità della mente, l’uomo ha modificato il mondo creando strumenti utili alla sua sopravvivenza e alla sua evoluzione. Per lunghissimo tempo la capacità di creare è stata considerata un potere magico riservato solo a persone eccezionali. Solo una quarantina di anni fa ricercatori americani ed europei hanno iniziato ad interessarsi sistematicamente a questa capacità.

Lo studio della creatività ha i suoi avi in Europa con Eraclito, Socrate, Leonardo, Cartesio, ma è negli Stati Uniti che prende una forma strutturata come metodo di ricerca di idee innovative per le aziende. Secondo un’indagine Eurisko – ancora del 2004 – la visione italiana sulla creatività è “contradditoria”: per un intervistato su due la creatività è importante negli ambiti della moda (60% di risposte positive), della cucina (43%) e dell’artigianato (37% di risposte positive); per poco più di uno su venti la creatività è importante per il settore economia (6% di risposte positive). Per la maggior parte dei giovani universitari intervistati la creatività si risolve nel rompere (ovvero trasgredire) le regole. Mentre le élite produttive (professionisti, imprenditori) dichiarano che creatività vuol dire talento e tenacia, conoscenza, competenza, sfida per ottenere risultati che hanno valore.

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L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE: SCELTA O NECESSITÀ?

L’internazionalizzazione è un fenomeno ormai consolidato e ampiamente discusso che coinvolge le principali economie mondiali. Dall’antichità ad oggi l’esigenza di scambi commerciali tra popoli ha caratterizzato l’economia delle civiltà ma, di internazionalizzazione in senso moderno, si inizia a parlare solo verso la fine della Seconda Guerra Mondiale. Oggi la discussione su questo tema non può più essere rimandata nell’ottica di un piano di intervento a favore della ripresa economica nazionale.

Con il termine internazionalizzazione si intende genericamente un “processo di apertura verso l’estero da parte di unità economiche nazionali” (Enciclopedia dell’economia Garzanti, Garzanti, Milano 1992). Il processo di internazionalizzazione può riguardare l’economia, un dato settore o ancora più nello specifico le singole imprese. L’internazionalizzazione dell’economia riguarda solitamente l’interazione tra sistemi economici nazionali, che da “chiusi” diventano “aperti” e collegati tra loro. In questo caso l’aspetto più noto attiene ai mercati finanziari e alla possibilità di muovere i capitali tra paesi diversi. L’internazionalizzazione del settore avviene quando tutte le imprese di un settore sono internazionalizzate, quando cioè il fenomeno da individuale diviene collettivo. Un settore è “internazionalizzato” anche se l’impresa non ha interessi all’estero, ma vi sono concorrenti esteri sul suo mercato nazionale.

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LA RESPONSABILITÀ SOCIALE D’IMPRESA

“Il mercato è un vero mercato quando non produce solo ricchezza ma soddisfa anche attese e valori etici”, sostiene l’economista Amartya Sen.

Può oggi un’impresa curarsi unicamente del proprio profitto? O è forse anche tenuta a conoscere, valutare e soddisfare le esigenze, non solo economiche ma sociali, ambientali e culturali della società esterna, sempre più attenta e critica nei confronti del suo operato? “Impresa” ed “etica” sono due termini inconciliabili nella realtà contemporanea? Si tratta di un dibattito multidisciplinare aperto e in continua evoluzione a livello mondiale: la Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI o in inglese CSR come Corporate Social Responsibility) e i suoi strumenti comunicativi.

Un dovere e un diritto, quindi, rendere conto al proprio cliente – come anche al territorio – delle politiche, delle strategie, dell’etica: insomma dell’attività in generale di un’azienda. L’impresa, aderendo a principi che si ispirano alla CSR, dichiara di operare una scelta nei confronti della società e dell’ambiente in cui è inserita. Non vende, di conseguenza, solo dei prodotti, ma tutta la cifra culturale ed etica del suo sistema-azienda. In particolare la “Teoria degli stakeholder” dell’americano Freeman (primi anni ’80) sottolinea come tutti i portatori di interessi (appunto gli stakeholder) acquisiscano dignità diventando soggetti attivi che si relazionano con l’impresa e influiscono sul suo agire. Secondo tale teoria tutti questi portatori di interesse acquisiscono un ruolo attivo nella creazione di valore da parte dell’impresa e non si limitano a subire le conseguenze dell’operato della stessa. Altro filone di studi che si sviluppa sempre negli Stati Uniti è quello della Business ethics: esso si concentra sul versante morale, ponendo al centro i valori etici che devono fondare i comportamenti delle imprese.

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