Nasce la vetrina enogastronomica italiana più grande del mondo

Nasce la vetrina enogastronomica italiana più grande del mondo

Alessandro Bonfiglioli, uno dei protagonisti del progetto, spiega come FICO Eataly World presenterà l’eccellenza italiana con 100 catene alimentari: dalla coltivazione del seme alla preparazione della pietanza. Agricoltori, ristoratori, artigiani, commercianti in 300 mila mq di spazio in una mostra permanente destinata a diventare una tappa obbligata per il turista, e non solo.

Come è nato il progetto FICO Eataly World (Fabbrica Italiana COntadina)?
Il progetto nasce dalla consapevolezza che la struttura del CAAB (Centro Agro Alimentare Bologna) di circa 800 mila metri quadrati, con 300 mila metri di superficie edificata fosse in eccesso rispetto alle reali necessità dell’attività di vendita di prodotti freschi all’ingrosso. Così abbiamo cominciato a pensare a delle soluzioni alternative ma sinergiche con la struttura e l’attività esistente. Peraltro nel 2011 avevamo appena realizzato un grosso impianto fotovoltaico di 43.750 metri quadrati, e quindi l’idea era di realizzare una cittadella del cibo e della sostenibilità. Partendo da qui io e Andrea Segrè (Professore ordinario Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari di Bologna) abbiamo incontrato a Roma Oscar Farinetti, (fondatore della catena Eataly) e gli abbiamo illustrato il nostro progetto. Dopo qualche mese abbiamo iniziato a lavorarci insieme dando una forma ben precisa all’idea, che ha poi preso il nome di FICO Eataly World: un grande parco enogastronomico alimentare che parte dal campo e finisce a tavola. A noi piace dire “dal forcone alla forchetta” perché rende molto bene. Nel campo si coltiverà il seme, il laboratorio servirà per la lavorazione dello stesso, l’area di vendita per distribuire il prodotto finito e il ristorante per mangiarlo in real time.

Cosa vuole rappresentare per Bologna e l’Italia?
Vuole essere una grande vetrina delle maggiori eccellenze enogastronomiche italiane. Le dimensioni sono notevoli: oltre 100 mila metri quadrati coperti, con una rappresentanza italiana di 100 catene alimentari. Per ogni catena alimentare si parte dal campo, laboratorio, vendita e ristorante. Per esempio per il riso si avrà la risaia, il laboratorio di lavorazione, lo spazio vendita e infine la risotteria. Sarà tutto perfettamente funzionante come nella realtà; la risaia ad esempio sarà di 500 mq, a seguire il frantoio, il molino, il birrificio, etc.

Che ruolo ha il CAAB in questo progetto?
Il progetto è stato realizzato grazie a un fondo investimenti immobiliare di cui siamo promotori, ha il ruolo di azionista interessato allo sviluppo e a tutto l’indotto che ne deriverà.
Quale sarà l’indotto occupazionale ed economico per Bologna?
Il progetto ha accolto oltre 60 milioni di euro, capitale interamente privato, per un investimento complessivo, ad ora, di 130 mila euro. Abbiamo previsto nuova occupazione per circa 800 posti di lavoro aggiungendo anche l’indotto derivante dal sistema alberghiero di circa 1.500/1.700 persone coinvolte.

Come verranno scelte le aziende che esporranno le eccellenze italiane?
È stato creato un sito (www.eatalyworld.it) sul sistema infocamere delle camere di commercio, che si compone di diverse aree. Quella appena conclusa riguarda la definizione dei laboratori che saranno 44; devo ammettere che è l’investimento più complesso perché più oneroso. Abbiamo ricevuto le candidature tramite il sito, e incontrato le aziende personalmente. Adesso siamo nella fase di scelta dei ristoratori, sono previsti 25 ristoranti e abbiamo avuto oltre 150 domande. Tra qualche mese si aprirà la selezione per chi lavorerà all’interno. I ristoranti rappresenteranno la fine della filiera. Sono anche previsti tre grandi ristoranti che si occuperanno della cucina del Nord, Centro e Sud Italia. Saranno gestiti a rotazione periodica, per permettere un ricambio e per offrire la possibilità a più gestori di usufruire di questa opportunità.

Quando sarà pronto?
A gennaio faremo gli ultimi adattamenti interni e trasferiremo delle cose che attualmente sono a EXPO. Il parco si pone l’obiettivo di prendere il testimone di EXPO in una logica non di 6 mesi ma di 40 anni, che è la durata del fondo. Ci sono diversi contatti importanti aperti grazie a EXPO che noi capitalizzeremo in questo grande progetto. Gli immobili sono già esistenti, bisogna solo creare gli adattamenti interni: dalla creazione del campo, piuttosto che la creazione del frantoio. Anche i trasporti subiranno delle implementazioni, a parte quelli già esistenti creati per la gestione del CAAB che diventano strategici in questo progetto, si sta lavorando anche sulla possibilità di avere un trasporto su rotaie, però questa idea ha bisogno di più tempo per essere realizzata. All’interno invece ci saranno biciclette a disposizione e un trenino che farà il giro, anche perché l’area commerciale è grande più di tre chilometri. Per una visita completa noi consiglieremo almeno 2 giorni. Direi che i primi mesi del nuovo anno sarà tutto pronto per essere aperto al pubblico.

Quale sarà la logica delle coltivazioni?
Le coltivazioni seguiranno le stagioni, non saranno tutte biologiche perché rispecchieranno la realtà italiana, ovvero, coltivazioni miste e su questo ci sarà il grande supporto della Facoltà di Agraria. Utilizzeremo tutti i macchinari agricoli che si usano normalmente nelle campagne. Oltretutto l’Italia è leader per i macchinari agricoli e questo sarà un tema che sarà messo in evidenza nei numerosi eventi che saranno realizzati all’interno.

Qual è il vostro target?
All’inizio avevamo pensato ai bambini per un percorso tutto didattico e per questo siamo già in contatto con i vari ministeri per coinvolgere 100 mila studenti. Poi il progetto si è evoluto e ci siamo allargati a più target, quello dei consumatori delle aree limitrofe e ai turisti. Contiamo di avere 6 milioni di visitatori all’anno.