Materiale Immateriale Sociale. Presente e futuro dell’industria trevigiana

Materiale Immateriale Sociale. Presente e futuro dell’industria trevigiana

La Terza Rivoluzione industriale ha, di fatto, introdotto una nuova “cultura” d’impresa. La provincia di Treviso, che in passato fu l’officina del nordest, come ha assimilato questo cambiamento?

Vorrei partire dal titolo di un appuntamento di qualche anno fa del Gruppo Giovani Imprenditori di Unindustria Treviso che bene esemplifi ca il senso del cambiamento in atto nelle nostre imprese: “Dalla fabbrica all’industria”. La riflessione, anticipatrice dell’attuale periodo di cambiamento, evidenziava come l’economia della “fabbrica”, intesa come manifattura in senso stretto, si spostasse per effetto dei processi di globalizzazione sempre più nelle Economie emergenti a basso costo del lavoro. Il nostro sistema produttivo è, e sarà, chiamato a valorizzare al massimo la propria elevata specializzazione trasformandola in “industria” in senso compiuto, quale luogo di accumulazione e impiego della conoscenza, capace quindi di guidare processi manifatturieri, qui e altrove, inseriti in un processo complesso che inizia con la fase di ideazione, progettazione, design, industrializzazione per arrivare alla comunicazione, commercializzazione e vendita. Capitale umano e conoscenza sono quindi le leve dello sviluppo presente e futuro di questo territorio, che non dovrà però dimenticare la cultura della “fabbrica”, ovvero la capacità manifatturiera che rimane il nostro asset distintivo…

L’evento era del 2004, oggi le aziende trevigiane come rispondono a questa “nuova cultura” che vede strategici nella catena produttiva gli elementi della conoscenza e del capitale umano?

Fondazione Nordest afferma che anche in una “tradizionale” media impresa metalmeccanica del nostro territorio le persone impiegate nei reparti produttivi non sono più la maggioranza della forza lavoro, mentre un buon 50% dei dipendenti è rappresentato da fi gure professionali addette a funzioni “terziarie”. È l’industria, per riprendere quanto detto, che diversamente dalla “fabbrica” ormai comprende al suo interno numerose funzioni legate alla conoscenza che prima, almeno nelle imprese medio – piccole, erano sicuramente meno presenti. L’impresa è oggigiorno attenta a ciò che sta a “monte” e a “valle” della catena produttiva, cioè è chiamata a presidiare una catena del valore ben più lunga e complessa rispetto al passato.

Tecnologia è conoscenza?

Abbiamo attraversato in questi ultimi vent’anni almeno due grandi cambiamenti che segnano una discontinuità irreversibile rispetto al passato: l’apertura globale dei mercati e la diffusione delle tecnologie in particolare quelle ICT. Tutto questo ha trasformato l’organizzazione e i processi aziendali. Inoltre, le tecnologie di comunicazione fanno accedere agevolmente a conoscenze presenti in tutto il mondo. Questo ha anche messo in discussione il concetto di distretto, su cui si è fondata una parte importante del nostro sviluppo industriale. Un tempo, infatti, le conoscenze su un determinato comparto produttivo erano patrimonio proprio del distretto, dove occorreva esserci e inserirsi. Oggi invece, grazie alla rete, si può disporre di conoscenze “originali”, anche se sviluppate in contesti lontani, a costi molto inferiori rispetto a prima. Un esempio molto pratico è il Gps usato ormai dovunque. La possibilità di accedere a questi saperi è quindi essenziale per le imprese e la Comunità. Per questo la banda larga è un’infrastruttura altrettanto strategica di un’autostrada se non di più. Anche su questo, purtroppo, scontiamo un ritardo che si aggrava di anno in anno.