L’UE PUÒ ESSERE UN POSTO MIGLIORE PER LE PMI?

L’UE PUÒ ESSERE UN POSTO MIGLIORE PER LE PMI?

Da anni in discussione sui tavoli della Commissione un’ampia gamma di misure per semplificare la vita delle piccole imprese. Infine, nella scorsa primavera le organizzazioni delle imprese a livello europeo e i rappresentanti delle PMI a livello nazionale hanno deciso che i cinque pilastri esistenti dello SBA (Small Business Act) dovessero essere conservati: accesso ai finanziamenti; accesso ai mercati e internazionalizzazione; sostegno all’imprenditoria; migliore regolamentazione; formazione e competenze degli imprenditori e del personale. Ne parliamo con Miguel Sagredo, portavoce Commissione PMI dell’Unione Europea.

Qual è la situazione attuale delle PMI europee in questo periodo particolare?
Le condizioni economiche sono difficili per le PMI nella maggior parte degli Stati membri. Il recupero suggerito dai dati economici è irregolare e non sta ancora seguendo una traiettoria precisa. Nel 2013 il numero di piccole e medie imprese e il loro valore aggiunto resistevano nella situazione della pre-crisi del 2008, ma l’occupazione nelle PMI scendeva. Le PMI sono la spina dorsale dell’economia europea e per questo dobbiamo metterle in condizioni di creare crescita e posti di lavoro e aiutarle ad affrontare le sfide che ci attendono. Le PMI europee si trovano ad affrontare forti difficoltà di accesso al credito, accesso ai mercati interni e dei Paesi emergenti, e soffrono anche la pressione normativa e burocratica.

Quali sono le principali differenze tra nazione e nazione?
Nelle analisi sono emerse nette linee di frattura tra gli Stati membri dell’UE. Da un lato, in Germania, Austria, Svezia, Belgio, Malta, Lussemburgo, Regno Unito e Francia, l’occupazione e il valore aggiunto delle PMI hanno avuto una significativa ripresa, superando addirittura i livelli del 2008. Tuttavia, per gli altri Paesi come la Grecia, la Spagna, il Portogallo, la Croazia, Cipro, l’Irlanda, la Romania, la Slovenia, la Lettonia e l’Ungheria, nel 2013 il livello di valore aggiunto generato dalle piccole e medie imprese è stato del 10% inferiore a quello del 2008.

Quali sono le principali complessità che incontrano le piccole e medie imprese nel processo di internazionalizzazione?
Le aziende devono affrontare molte sfide quando accedono a nuovi mercati, sia nell’Unione Europea che all’esterno. Le PMI riscontrano maggiori difficoltà rispetto alle grandi aziende, anche perché hanno risorse limitate da investire nei processi di internazionalizzazione. In generale, i principali ostacoli sono la mancanza di informazioni e del potenziale del mercato, la difficoltà di individuazione di potenziali clienti, le modifiche alle nuove regole e norme tecniche, il processo di trasferimento tecnologico e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale. Solo il 13% delle PMI europee attualmente esporta oltre i confini dell’UE. Solo il 25% delle PMI è attivo al di fuori del paese di origine, il 14% importa in altri Paesi, il 7% è coinvolto in una collaborazione tecnologica con un partner straniero e solo il 2% è interessato direttamente in investimenti esteri.
Secondo l’analisi dell’OCSE, il 90% della crescita globale in termini economici nei prossimi 10-15 anni potrebbe essere generato al di fuori dell’Europa. Dobbiamo aiutare le nostre imprese, in particolare quelle piccole, ad essere nella condizione di cogliere come opportunità l’internazionalizzazione. Questo significa affrontare uno ad uno gli ostacoli che le nostre PMI incontrano, aiutandole a superarli. La Commissione Europea sta già lavorando in questa direzione su diversi livelli.

Quali sono le attività e le azioni dell’UE a sostegno delle PMI?
Le azioni dell’Unione Europea a sostegno delle PMI si concentrano su 3 aree prioritarie: l’accesso ai finanziamenti, l’accesso ai mercati e la riduzione degli oneri. Accesso ai finanziamenti: le PMI europee sono sostenute dalla CE nell’accesso ai finanziamenti, attraverso il programma COSME 2014-2020, i cui strumenti finanziari permetteranno di accedere a capitali tramite investimenti in capitale di rischio, inoltre offriranno garanzie a intermediari finanziari per i prestiti a tutti i tipi di piccole e medie imprese. Le PMI innovative possono anche accedere Horizon 2020, nonché a finanziamenti strutturali europei e a fondi di investimento. La Commissione promuove anche fonti alternative di finanziamento per le PMI, come la cartolarizzazione, il crowdfunding, il finanziamento “mezzanino” e il finanziamento della catena di approvvigionamento. Accesso ai mercati: in aiuto alle PMI per cogliere opportunità di business nel mercato interno è stato creato un portale per ottenere alcune informazioni pratiche sulla standardizzazione o sulla legislazione comunitaria per avviare e gestire un business in uno stato membro dell’Unione Europea: Your Europe Business Portal (http://europa.eu/youreurope/business/index_en.htm).
L’Enterprise Europe Network (http://een.ec.europa.eu/) aiuta le PMI partecipare a progetti di ricerca UE sostenendole nel comprendere la legislazione dell’UE, i programmi e le opportunità di finanziamento, i partner commerciali o tecnologici. Il Network si basa sulla competenza di 3000 dipendenti inseriti in 600 organizzazioni di partner regionali. Le organizzazioni partner sono in genere camere di commercio, agenzie per l’innovazione, le organizzazioni imprenditoriali, università o centri tecnologici. Abbiamo anche una serie di azioni volte ad aiutare le PMI ad accedere ai mercati al di fuori dell’UE, alcune delle quali operano su macro-livelli ovvero mirano a migliorare il contesto imprenditoriale. Inoltre, sono stati organizzate delle “Mission for Growth”, ossia missioni economiche di sviluppo, a sostegno delle imprese nell’accesso ai mercati internazionali, approfondendo anche la cooperazione politica bilaterale in vari campi come lo spazio, il turismo, materie prime, tecnologie verdi. Nel corso degli ultimi 3 anni le “Mission for Growth” sono state avviate in 20 diversi Paesi del Centro e in America Latina, gli Stati Uniti d’America, Nord Africa, Russia, Cina, Israele, Myanmar, Vietnam e Thailandia. In totale, più di 500 aziende europee di 26 diversi Stati membri ha partecipato e sono stati firmati più di 60 accordi di cooperazione bilaterale con i governi locali. Riduzione della pressione normativa: diverse iniziative sono state avviate per semplificare il quadro normativo e amministrativo, riducendo l’onere per le piccole e medie imprese. Il Regulatory and Fitness and Performance Programme mira a semplificare la legislazione dell’UE, alleggerendo il carico sulle imprese. È stato introdotto un PMI Test nella procedura di valutazione d’impatto della Commissione, al fine di rendere la legislazione più “favorevole alle PMI”, mentre gli Stati membri sono incoraggiati ad applicare ai loro procedure nazionali.

Pensa che ci sia un deficit tecnologico che in generale penalizza le PMI europee?
Le PMI possono avere un deficit tecnologico rispetto alle grandi imprese, ma spesso diverse grandi aziende e PMI si trovano nella stessa area geografica. Insieme a un numero importante di aziende provenienti da settori affini industriali, istituzioni, centri di conoscenza e attori dell’innovazione formano un cluster (distretto di imprese). Aziende a grappoli raggiungono livelli più elevati di innovazione, conducono ulteriori ricerche di mercato, collaborano di più e registrano marchi più internazionali e brevetti rispetto alle imprese che non fanno parte di un cluster. Questa è la ragione per cui la Commissione Europea sostiene diverse iniziative di rete. Attraverso i cluster siamo in grado di promuovere nuove forme di collaborazione mediante la combinazione di tecnologie, servizi e prodotti di diversi settori e incanalando mezzi e strumenti innovativi per le PMI. Ad esempio, nell’ambito del programma Horizon 2020 la Commissione sosterrà progetti sperimentali di distretti a sostegno di almeno 3.000 piccole e medie imprese entro il 2020. Il 75% del budget – più di 100 milioni di euro – è riservato a diretto beneficio delle PMI: a sostegno dello sviluppo e sperimentazione di soluzioni per l’innovazione della catena di valore. Le PMI possono inoltre beneficiare di uno specifico programma di internazionalizzazione per distretti e di azioni di matchmaking avviate nel quadro del programma COSME.

Competitività e innovazione: come aiutare le PMI? Che cosa può essere fatto e sta facendo l’UE?
Horizon 2020 ha un budget di circa € 80 miliardi per il periodo 2014-2020. Rispetto al precedente programma comunitario il pilastro della ricerca sarà dotato di più fondi per affrontare importanti sfide sociali, mobilitando il settore privato e pubblico. In particolare per le piccole imprese, c’è una crescita dell’obiettivo del 20% sul bilancio per le sfide della società e le tecnologie abilitanti fondamentali per la partecipazione delle PMI, che ammonta a 8,3 miliardi di euro. Lo strumento fornisce il pieno supporto nel ciclo di innovazione di business dalla fase di ideazione imprenditoriale alla progettazione all’esecuzione del piano industriale e alla possibilità di commercializzazione. I partecipanti potranno interpellare anche dei coach sull’innovazione del business per tutta la durata del loro progetto. La disponibilità di questi fondi è una grande opportunità per le PMI ad investire, innovare e creare nuovi posti di lavoro.

Il ruolo attualmente svolto dalle PMI per la crescita economica dei paesi membri della UE?
Si stima che le PMI generino l’85% dei nuovi posti di lavoro nel settore privato. Se vogliamo che le nostre economie recuperino, dobbiamo mettere le PMI di nuovo su un solido percorso di crescita. Questo è il motivo per cui stiamo spingendo per il continuo miglioramento delle loro condizioni, in particolare attraverso lo Small Business Act, che riconosce il ruolo centrale delle PMI nell’economia dell’UE e mette in atto un quadro politico globale per le PMI e per l’UE. Esso mira a migliorare l’approccio globale allo spirito imprenditoriale, e ad ancorare in modo permanente il principio del “Pensare anzitutto in piccolo” a politiche del fare, e a promuovere la crescita delle PMI aiutandole ad affrontare i problemi che ostacolano il loro sviluppo. Lo Small Business Act per l’Europa si applica a tutte le società indipendenti che hanno meno di 250 dipendenti: il 99% di tutte le imprese europee.

Parlando di piccole e medie imprese quale settore è alla guida? Quale più in crisi?
Le prestazioni delle PMI europee variano notevolmente per settore. Le PMI nel settore delle costruzioni e manifatturiero hanno risentito maggiormente della crisi, in particolare nei settori dell’acciaio e dell’auto. Al contrario, i servizi alle imprese, il settore dell’informazione e della comunicazione e quello immobiliare hanno dimostrato più dinamicità nel superare i livelli pre-crisi. La Commissione Europea ha intrapreso iniziative settoriali, con maggiore concentrazione su quei mercati che hanno sofferto maggiormente la crisi.

Le recenti misure di Draghi possono dare nuovo stimolo per le PMI?
Sì, lo faranno e già sono in atto. Taglio dei tassi di interesse e l’acquisto di bond coperti e titoli garantiti da attività, insieme al loro impatto sul tasso di cambio dell’euro, stanno già avendo un impatto positivo e continueranno a farlo: queste misure in modo efficace affrontano i problemi della zona euro, ad esempio, nell’accesso ai finanziamenti e nell’esportazione dei prodotti. Naturalmente, la politica monetaria della Banca Centrale Europea da sola non può risolvere i problemi tutte le PMI; alcuni Stati membri devono integrare queste misure spingendo più avanti le loro riforme nazionali, con particolare riguardo a quelle che interessano le PMI, come il mercato del lavoro, le politiche fiscali e gli oneri amministrativi.