L’IA: Acquisire, elaborare e comunicare l’informazione
Gli studi di Marconi ancora validi oggi, capitalizzati con l’implementazione di altre teorie, hanno portato a completare e concretizzare in alcuni casi l’intelligenza artificiale. Gabriele Falciasecca, Presidente della Fondazione Guglielmo Marconi ci spiega l’IA secondo la cultura di Marconi e i successivi sviluppi.
Come si pone la Fondazione nei confronti dell’intelligenza Artificiale (IA)?
è doverosa una piccola premessa. L’IA non ha una definizione di stampo tradizionale, nel senso che è un concetto introdotto in un certo momento storico, che ha un significato dato per chi lo ha coniato; ma dopo la definizione ha vissuto e vive di vita propria. Questo significa che il concetto di IA può essere anche interpretato ed è quanto mi permetto di fare qui.
L’IA ha a che fare con l’informazione. Su di essa si possono compiere tre operazioni:
1. L’acquisizione dell’informazione
2. L’elaborazione dell’informazione
3. La comunicazione dell’informazione
Perché queste operazioni si possano realizzare serve anche una memoria, che è un substrato che permette la sinergia delle tre azioni, pur non essendo essa stessa una ulteriore operazione. L’IA inizia a nascere quando queste tre operazioni, o due di esse, si intrecciano indissolubilmente tra di loro. Mi spiego: immaginiamo una telecamera che riprende una stanza di un aeroporto; attraverso un sistema di elaborazione la macchina può decidere di comunicare che un collo all’interno della stanza crea una situazione di pericolo, o semplicemente concludere che è un postino che lascia un pacco. Questa è un’azione che richiede la sinergia delle tre operazioni di cui sopra, ovvero, acquisire informazioni, elaborarle per prendere una decisione e infine dare una segnalazione che può avere effetti immediati distribuendo la foto del sospettato e allertando la sicurezza. Se fosse fatta da un uomo noi diremmo che è un’azione intelligente; quando questa operazione viene svolta in modo automatico, possiamo parlare di un’azione intelligente fatta artificialmente. Esistono molte applicazioni che intrecciano queste operazioni, tra queste ce ne sono alcune che possiamo definire intelligenti, usando l’aggettivo intelligente come quando diciamo “quella persona ha fatto una cosa intelligente”. Per fare un esempio, il navigatore dell’auto intreccia perfettamente le tre operazioni, perché è in grado di acquisire la posizione, elaborare una decisione di percorso e poi comunicarla al guidatore che diventa l’attuatore di quanto prodotto dalla macchina. In questo senso anche l’intelligenza artificiale può rientrare tra le conseguenze dell’opera di Marconi.
Guglielmo Marconi ha definito fra i tre momenti grandiosi della propria vita quello che ha vissuto dopo la sua scoperta poiché diceva: “posso serenamente immaginare le possibilità future e sentire che l’attività e gli sforzi di tutta la mia vita hanno fornito basi solide su cui si potrà continuare a costruire”. Si può dire che Marconi è stato uno dei precursori della realtà aumentata che ci permette di viaggiare nell’etere con tecnologie molto sofisticate. Come immaginerebbe il mondo oggi senza la scoperta di Marconi?
Ai tempi di Marconi, e grazie anche a lui, le uniche operazioni che si potevano fare erano di acquisizione e comunicazione dell’informazione. Marconi aveva capito che mettendole insieme si potevano realizzare nuove applicazioni, che oggi stiamo usando, come le sonde spaziali teleguidate e così via. Lui prevedeva, però, sistemi guidati da terra da un individuo. Quello che non aveva immaginato è che i comandi potevano essere dati da una macchina, come succede oggi in modo automatico. Quindi, si può dire che un’azione complessa con le tre operazioni èun’estensione di quello che già prevedeva Marconi.
La Fondazione opera non solo per tenere viva la memoria di Marconi, ma anche è impegnata in attività di ricerca, quali sono i progetti a cui si sta lavorando?
Tra i tanti scelgo questo. La Fondazione Marconi, con l’Università di Bologna e la Fondazione Ugo Bordoni, sta studiando quali sono le caratteristiche di una rete di quinta generazione (5G) in grado di dare maggiore affidabilità dell’attuale. La rete 5G è studiata per offrire prestazioni personalizzate a seconda dell’applicazione: chi usa Facebook per esempio ha bisogno di una rete meno affidabile di chi ha affidato la propria vita alla rete perché indossa oggetti di e-health, comandati a distanza, da cui dipende la sua salute.
Come vede il mondo delle telecomunicazioni del futuro?
Ognuno di noi ha già la possibilità di comunicare attraverso un apparecchio con chiunque e in qualunque posto; questo implica una serie di tecnologie radio da una parte e la tecnologia della fibra ottica dall’altra. Oggi c’è un gran discutere sul ruolo di queste tecnologie nei vari territori. Nel prossimo futuro noi utenti finali non ci accorgeremo di quanto sta dietro il fatto che siamo sempre connessi con il nostro smart phone: sarà come quando accendiamo la luce senza sapere la complessità che c’è a monte. Sarà una tecnologia invisibile. Anche la versione casalinga della televisione sarà tramite fibra ottica. Ognuno avrà la possibilità di scegliere cosa vedere in ogni momento. Il gestore televisivo offrirà un servizio sempre più personalizzato, come già accade via Internet per i nostri figli
Tecnologie all’avanguardia, sistemi elettronici sofisticati, quanto la ricerca in questi settori tiene conto delle implicazioni per la salute dell’uomo?
La ricerca si occupa di questo tanto quanto si occupa dell’obiettivo finale tecnologico o di risultato. Se parliamo invece della messa in campo delle tecnologie siccome chi domina è il mondo dell’economia, allora la risposta è un po’ più complicata. Quando a suo tempo la Motorola sviluppò il primo telefono cellullare, contestualmente ci fu uno studio avanzato per quei tempi, sul rapporto tra salute e cellulare. Iricercatori si occuparono dell’una e dell’altra cosa. Nel nostro ambiente, oggi, in un’era dove la tecnologia imperversa su più fronti, c’è il rischio che in alcuni casi non si tenga conto delle implicazioni sulla salute per evitare un aumento dei costi. Possiamo però prendere singolarmente le nostre precauzioni: il telefonino con le sue multifunzioni è un oggetto usato già spesso ad una certa distanza dalla testa; se vogliamo mantenerla anche per le telefonate l’auricolare può essere un buon compromesso. Il wireless nelle scuole per la nuova didattica è invece esente da rischi. Nelle scuole elementari è in discussione la validità degli strumenti tecnologici più sofisticati e in tal caso si può evitare il wireless per chiudere ogni discorso.
La Fondazione Guglielmo Marconi e la comunità scientifica internazionale: qual è il rapporto?
Il rapporto con la comunità scientifica internazionale per la Fondazione significa due cose: per la ricerca storica abbiamo una buona rete nel mondo che ci supporta; per la ricerca più tecnologica abbiamo il collegamento con l’Università di Bologna attraverso la quale ci relazioniamo con i diversi soggetti internazionali.
Qual è invece il rapporto tra Fondazione e territorio?
Da un lato c’è il Comune di Sasso Marconi in cui abbiamo la sede, poi ci sono Bologna, la Regione Emilia Romagna e l’Italia: con tutti abbiamo un rapporto più o meno soddisfacente. Credo però che a livello locale la Fondazione dovrebbe essere più considerata come una risorsa. Il rapporto è spesso stato più del tipo: “ abbiamo un problema, dateci una mano” che non “abbiamo una risorsa e bisogna sfruttarla”. Bisognerebbe a mio avviso fare un’opera di promozione congiunta magari con dei pacchetti turistici, legata a tutte le eccellenze del nostro territorio. Il Museo della Fondazione è una risorsa che attira molto pubblico, anche internazionale. Poiché il colloquio con le istituzioni non è sufficiente guardiamo anche ad altri progetti come FICO (Fabbrica Italiana Contadina), il grande parco agroalimentare che sorgerà a Bologna e dove tra gli aspetti legati al cibo ci sarà anche quello culturale: noi ci saremo per valorizzare FICO e il nostro museo.