L’Era della Mobility
Cosa cambia nelle aziende e nelle persone.
Mentre il progresso avanza ci pone nella perenne condizione della transizione. La transizione esige il cambiamento e oggi abbiamo un caleidoscopio di possibilità che impone a sua volta una focalizzazione, se non vogliamo perderci. La Mobility è parte integrante di questo processo; la transizione e il cambiamento non esistono senza movimento. Tutte le aziende investite dal progresso si chiedono come adeguarsi ad un mercato in movimento, ad una cultura che cambia. E quelle che non lo fanno sono destinate a scomparire. Quali sono le evoluzioni a cui stiamo assistendo?
La sharing economy è, per esempio, una di queste; basti pensare al successo della mobilità condivisa, sintomo evidente di una società che passa da egocentrica a mettere in comune. Un altro esempio eclatante è il viaggio condiviso come recupero della convivialità.
La Mobility non sposta solo gli uomini, ma anche prodotti e conoscenza. In poco tempo posso avere qualsiasi cosa grazie a internet. Chi riuscirà a usare al meglio queste risorse potrà crescere, anche l’azienda che deve ripensare il proprio modello di business.
La tecnologia aiuta in questo senso con la nuova definizione dello spazio e del tempo lavorativo. L’ufficio non è più il luogo privilegiato dove lavorare, lo si può fare a casa, in un bar… sempre e ovunque.
Da un’indagine condotta da Citrix in Italia emerge che il lavoro in mobilità piace al 70% degli intervistati, e che gli stessi sarebbero anche disposti ad aumentare il numero di ore di lavoro settimanali fino a cinque in più, pur di beneficiare dell’elasticità che lo status di lavoratore mobile garantisce (il 52% del campione lavora già oltre l’orario d’ufficio almeno una volta al mese). Un’esigenza di fronte alla quale l’azienda non può rimanere sorda perché il mercato offre nuove strategie di enterprise mobility che richiedono necessariamente l’integrazione con il proprio business. Queste strategie devono, però, avere una visione a lungo termine, proprio per governare la velocità evolutiva a cui siamo soggetti, e prevedere integrazione. Questo significa che il telefonino deve parlare la stessa lingua di qualsiasi altro device che uso per lavoro. Lavorare per comparti stagni non funziona, non ci sono sinergie e aumento di produttività. Occorre avere un progetto generale per rivedere i sistemi.
Effettivamente la Mobility incide positivamente sulla produttività lavorativa? Sì, nella misura in cui si definiscono dei perimetri.
La Mobility passa, poi, attraverso la comunicazione, che per essere efficace deve diventare più immediata e veloce. L’uso del visual aiuta in questo. Il mix ideale è tra immagine e parola, il visivo deve essere capace di recuperare la storia dell’azienda legata ad un racconto. Il designer della comunicazione oggi deve sapersi muovere su tutti e due i piani, soprattutto quando entra nella superficie del web in cui il confine si è perso.
La corporate identity non deve più essere la ripetizione dello stesso messaggio, ma la declinazione secondo il canale che si sta utilizzando. Ecco che l’azienda oggi non può più esimersi dal cambiare, prima però deve prendere consapevolezza che per rimanere in vita deve modificare e adeguarsi ai numerosi movimenti che la società, il mercato, la vita – in generale – impone.