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LAVORARE CON IT E ICT

LAVORARE CON IT E ICT

“Tra algoritmi, grafici e statistiche, aiutiamo i clienti a conoscere meglio i propri dati, ad organizzarli, analizzarli e a leggerli nel modo migliore. Per farlo gli strumenti sono fondamentali ma ancor di più la capacità di capire come utilizzare lo storico delle informazioni aziendali per migliorare le performance del business”. Stefano Bacci e Marta Vicino ci parlano di cosa significa Business Intelligence (BI) per Eurosystem S.p.A.

La divisione di Business Intelligence di Eurosystem SpA progetta e sviluppa soluzioni standard o personalizzate di Business Intelligence basate sul software Freeway® Business Intelligence e sui migliori prodotti di BI presenti sul mercato. Ne fanno parte Stefano Bacci, socio titolare dell’azienda e responsabile della area di sviluppo delle soluzioni applicative aziendali e Marta Vicino, consulente per la Business Intelligence.

Come stanno cambiando le esigenze delle aziende nell’ambito della BI?
Stefano: «Le necessità dei clienti si stanno evolvendo molto velocemente e con esse anche il campo della BI. Mentre fino a qualche anno fa per il cliente era sufficiente avere un’analisi di tipo tradizionale, ad esempio le classiche statistiche sul rapporto del venduto per agente, o per area, o per cliente, oggi le aziende hanno la necessità di analisi più evolute, importanti per prendere decisioni ponderate».
Marta: «E, anche, di rappresentazioni grafiche più intuitive, come i cruscotti che hanno ormai sostituito la datata e tradizionale tabella che riportava ogni singolo dato e i totali in ultima riga, fornendo così un quadro altrettanto attendibile ma più immediato. Alle aziende, infatti, interessa focalizzare la propria attenzione sui centri di criticità, per questo sempre di più le analisi che proponiamo partono da un dato di sintesi, una sorta di totale, per poi scendere nello specifico attraverso una tecnica che opera per scale gerarchiche e che si chiama “drill down”, in inglese “trapanare”. Ad esempio, ipotizziamo di avere una differenza tra venduto e budget suddiviso per area. In una tabella di tipo tradizionale avremmo centinaia di pagine per ogni area di business con tutte le relative statistiche e di tanto in tanto, tra le migliaia di righe, un segno rosso per evidenziare un dato critico. Con un’analisi di BI evoluta, invece, potremmo avere direttamente un cruscotto che evidenzia in primis i dati più critici, lasciando il resto ad una visualizzazione di secondo ordine. In questa maniera ci si concentra maggiormente dove ci sono problemi».

È solo una questione di tecnologie?
Marta: «Assolutamente no, gli strumenti sono importanti ma è la consulenza che permette di indrizzare il cliente su una certa valutazione e rappresentazione dei dati piuttosto che su un’altra. Il prodotto, poi, consente di effettuare quel tipo di analisi e di far visualizzare i risultati nel modo richiesto. Il nostro apporto sta dunque nel guidare il cliente verso la comprensione di come può e gli è più utile esaminare i propri dati».

Qual è la prossima frontiera in questo settore?
Marta: «Il mercato si sta muovendo sempre di più verso le analisi predittive, che si basano sull’osservazione del dato storico per ottenere ciò che con una certa probabilità avverrà nel futuro. Come funzionano? Si possono identificare dei pattern all’interno dei dati storici e tramite degli algoritmi ricavare dei modelli predittivi. Gli algoritmi possono essere di diversi tipi, occorre fare una valutazione per scegliere l’algoritmo più adatto in base alla situazione e al tipo di dati a disposizione; in ogni caso si tratta di algoritmi che, alimentati da dati storici e tramite delle operazioni matematiche, possono restituire delle previsioni».

Questo tipo di analisi come viene recepita dalle imprese del territorio?
Marta: «La cultura del dato non è così diffusa come si potrebbe pensare anche se, in particolare, il concetto di previsione è già maggiormente accolto. Report più approfonditi che utilizzano algoritmi pù complessi risultano invece più rari e meno di immediata comprensione, sia a causa della difficoltà che noi stessi abbiamo nel trasmettere questo tipo di cultura, sia da parte dei nostri referenti sotto forma di formazione e consulenza da recepire. Ma la maggior parte delle volte ai nostri clienti interessa che in quanto loro partner troviamo una soluzione ad un problema o rispondiamo ad un’esigenza; e quando fanno fatica a comprendere generalmente si affidano a noi volentieri».

Ci dareste qualche esempio di analisi complesse? Di che cosa stiamo parlando esattamente?
Marta: «Un tipo di analisi più evoluta è l’analisi cluster. Si basa su dati storici dell’azienda che vengono raggruppati in gruppi – cluster per l’appunto – sulla base di determinate caratteristiche e con lo scopo di identificare, ad esempio, segmenti di clientela, comportamenti, gruppi anagrafici che si riconoscono per un determinato comportamento di consumo. Sono analisi che interessano soprattutto le aree commerciali di marketing, oppure molto utili nel controllo di gestione. Sono report che, anche solo partendo da dati storici, impiegano grandi moli di dati. Ai dati aziendali si possono aggiungere anche i dati provenienti dall’esterno, i cosiddetti big data, o addirittura quelli provenienti dall’IoT, che vanno davvero a misurare lo stile della vita personale. È chiaro come le analisi che possono derivarne assumono un’importanza strategica per le aziende».
Stefano: «Esistono poi analisi basate sulla tecnica del datamining, che permette di esplorare i dati cercando di ricavare delle relazioni che non sono cosi esplicite. L’esempio classico che si fa per spiegare il datamining è questo: se si analizzano gli scontrini di cassa di un supermercato si può verificare che i consumatori che acquistano latte nella maggior parte dei casi acquistano anche biscotti, di conseguenza chi gestisce la strategia di vendita di quel supermercato può orientare la disposizione dei prodotti in base a questo tipo di valutazione».

Come si evolveranno le tecnologie e gli strumenti per supportare questo tipo di richieste?
Stefano: «L’evoluzione della Business Intelligence toccherà sempre di più tre ambiti, e non tutti riguardano la tecnologia. Bisogna innanzitutto avere delle piattaforme di memorizzazione ed elaborazione dei dati sempre più performanti – in questo caso parliamo dell’evoluzione dei database – poi occorre investire nella ricerca matematica per creare e testare algoritmi predittivi corretti, e infine ci sono gli strumenti per applicare gli algoritmi, andare a leggere i dati elaborati e rappresentarli graficamente. Dunque, ci sarà un’evoluzione delle tecnologie software sempre maggiore: il nostro compito sarà quello di conoscere e abbracciare queste innovazioni per poter guidare il cliente nella scelta e nell’utilizzo di strumenti che lo aiutino ad ottenere dai propri dati le informazioni che gli servono».

In questo numero parliamo di Intelligenza Artificiale: secondo voi esiste un collegamento tra queste tematiche e le tecnologie di Business Intelligence?
Marta: «Esistono dei modelli basati su algoritmi di auto apprendimento e questa tematica viene ampiamente sviluppata nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale. In questi modelli si forniscono al sistema dati storici “di allenamento” che vengono elaborati per cogliere ricorrenze e relazioni fra essi, il risultato viene confrontato con cio che è accaduto realmente in modo che il modello si vada ad adattare e modificare automaticamente per risultati sempre più accurati. La sfida maggiore nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale è riprodurre sistemi di apprendimento automatico simili a quello umano. È un settore di frontiera ma fortemente in crescita».