La vela: una passione che dura una vita
È quello che si dice un ‘top sailor’: Tommaso Chieffi, 40 anni in vela e un palmarès davvero speciale. A guidarlo una grande passione per questo sport, antico ma sempre all’avanguardia nell’uso della tecnologia.
Classe 1961, nato ad Anversa in Belgio, nel 1971 si trasferisce a Carrara dove con il fratello inizia a frequentare la locale scuola di vela. Da lì comincia la sua storia: con Enrico è campione italiano Juniores con la classe 470 nel ’79/’80, poi campioni d’Europa nell’81 e terzi al Mondiale di 470. E dopo tre anni di duro lavoro arrivano le Olimpiadi di Los Angeles dove si classificano quinti. Nell’85 la svolta con la vittoria alle Olimpiadi del titolo mondiale nelle acque di casa a Carrara. Nello stesso anno inizia la carriera professionistica come timoniere del team Italia partecipante all’edizione di Fremantle della Louis Vuitton Cup. Tommaso è due volte vincitore del trofeo l’Equipe classe 470 nel 1982 e 1983, campione nel mondo all’ International America’s Cup Class nel ‘91 con il ‘Il Moro di Venezia’, sempre con ‘Il Moro di Venezia’ è vincitore nel ’92 alla Louis Vuitton Cup. La strada con il fratello si divide ma i successi continuano per Tommaso che vince nel ’92 e nel ’96 la Rolex Swan Cup, nel ’95 la Admiral’s Cup e nel ’94 e ’97 la Sardinia Cup. Vanta cinque medaglie d’oro al valore atletico, due argenti e cinque bronzi. Viene eletto velista dell’anno dalla rivista ‘Il giornale della Vela’ e Rothmans nel ’97. Questi solo alcuni dei tanti riconoscimenti ricevuti. Oggi Tommaso Chieffi è padre di Ginevra e Angelo e la sua storia non finisce qui.
Com’é nata la sua passione per la vela?
Navigando con mio padre e mio fratello su un piccolo Vaurien, una deriva francese in legno nel periodo estivo vicino a Lerici. Successivamente, quando ci siamo trasferiti a Carrara da Milano, io e mio fratello Enrico abbiamo potuto fare vela tutto l’anno e ci siamo avvicinati sempre di più al mondo delle regate: Optimist, FJ (Flying Junior), ma anche molto giovani al 470 che è stata la classe che ci ha dato maggiori soddisfazioni, con un Campionato europeo ed un Mondiale vinti, e una partecipazione alle Olimpiadi di Los Angeles dove abbiamo chiuso la gara al quinto posto.
Nel ’77 il suo primo Campionato italiano con il FJ (Flying Junior), che ricordi ha?
Un gran divertimento, eravamo al Lido di Venezia, in campeggio, e Alberto Signorini scorrazzava con una Volvo in lungo e in largo senza patente. Erano davvero bei tempi… io ed Enrico non eravamo andati particolarmente forte, credo di ricordare che eravamo stati sesti o settimi, ma siamo andati molto meglio l’anno successivo in 470.
Lei è laureato in Legge: è stato difficile seguire la propria passione anziché la più tradizionale carriera di avvocatura?
Nel ’94, terminata l’avventura con il ‘Moro di Venezia’, ho pensato di abbandonare la Vela e dedicarmi alla professione legale. Ho anche provato per un paio di anni, fi no all’esame di stato. Poi il mio ‘dominus’, Alessandra Pandarese, un’amica oltre ad essere stata consulente legale per molti team di Coppa America, mi ha consigliato di continuare con la Vela… aveva capito che la cravatta dopo maggio mi stava stretta!
Lei è un grande protagonista a livello nazionale ed internazionale nel suo sport, quale vittoria ricorda con maggior piacere?
Sono tutte belle. Tra quelle che ricordo meglio ci sono Ginevra Europeo 470, Carrara Mondiale 470, Hyeres Week, il Mondiale con il Moro e la vittoria nella LVC, la vittoria nell’Admiral’s Cup del ’95 dove eravamo la barca più piccola e ci aspettavano tutti all’arrivo del Fastnet per festeggiare, il Mondiale Mumm 30 a Porto Cervo, e quello degli X-35 a Cala Galera.
Com’è stato condividere con suo famigliare la passione e le competizioni per più di 10 anni?
Amore e odio, come in tutti i rapporti con i fratelli. Nel nostro caso aggravato dal fatto di vivere in ritiro per più di 200 giorni l’anno! Oggi siamo molto legati, anche se non ci vediamo spesso, e io devo molto a lui per la mia carriera. Era il prodiere che tutti avrebbero voluto. Enrico ha poi continuato con successo nella classe Star, dove ha partecipato ad una seconda Olimpiade, ma soprattutto ha vinto il secondo Mondiale in una classe olimpica. Penso sia l’unico italiano ad essere riuscito in una simile impresa.
Com’è il suo rapporto con il mare? Preferisce le competizioni in Altura o Match Race?
Amo il mare, mi piace stare in barca, vivere vicino all’acqua, anche se non sono un grande nuotatore, mi stufo presto. Mi piace molto anche la montagna, ma non cosi tanto. Per quanto riguarda le competizioni, direi entrambe: all’inizio non ero molto bravo nel Match Race perchè era troppo rapido per me. Qualche risultato l’ho ottenuto, ma sono sempre stato meglio in flotta. Vela d’altura ne ho fatta tanta, oggi mi stanca un po’ e preferisco le regate tra le boe per poi tornare a terra la sera.
Come succede anche nelle realtà aziendali, la pratica della vela comporta quasi sempre un lavoro in team: qual è la ricetta giusta per riuscirci al meglio?
Rispetto del proprio equipaggio e condivisione. Le barche che gareggiano peggio sono quelle in cui lo skipper vorrebbe essere uno ‘one man show’, ma nessuno skipper può ottenere risultati senza un buon equipaggio, come hanno capito molto bene quelli di Team New Zealand.
Quanto è importante l’interazione tra tattica (capacità di interpretare le diverse condizioni ambientali) e tecnica (il mezzo usato per competere)? E qual è l’apporto della tecnologia in questo sport?
Nelle competizioni devi essere al top in tutti gli aspetti, anche se ogni velista è più ferrato in alcuni aspetti e meno in altri. L’ideale sarebbe lavorare sui propri punti deboli, di solito di un velista si dice che è molto veloce ma poco tattico e viceversa. La vela poi è uno degli sport all’avanguardia nella tecnologia, molto simile in questo senso all’aereonautica. Meteorologia, computer science, costruzioni avveniristiche in carbonio: è tutto patrimonio della Coppa America e della vela in generale, uno sport che, pur rappresentando il modo più antico e lento di spostarsi, è sempre stato precursore dei tempi.