La tecnologia entra nel mondo della fotografia storica

La tecnologia entra nel mondo della fotografia storica

Il foto archivio storico della provincia di Treviso: esempio eccellente di conservazione, recupero e trasmissione del patrimonio culturale di un territorio attraverso la tecnologia.

La fotografia storica, soprattutto nel caso dell’immagine storico-artistica, paesaggistica, architettonica, è una fonte insostituibile necessaria per ogni progetto culturale, urbanistico, di restauro e di intervento nel territorio. L’immagine fotografica, oltre che opera d’arte, è anche e soprattutto un modo, culturalmente e socialmente determinato, di divulgare idee ed eventi, di evocarli e ricordarli, di occultarne e mistificarne altri, in sostanza di costruire una politica e una memoria storica: è quindi fonte, documento, ma anche mezzo di rappresentazione della realtà. L’essere la fotografia oggetto nella storia, fonte, brano di una realtà, mai come oggi viene ad acquistare in brevissimo tempo il sapore del
passato. Inoltre, essendo uno strumento di storiografia ci fa comprendere ancor di più il valore di una grande raccolta di materiale fotografico come quella del FAST.

Fondato dalla Provincia di Treviso nel 1991, il Fast – acronimo di Foto Archivio Storico Trevigiano – rappresenta un punto di riferimento a livello nazionale nell’ambito della salvaguardia, ricerca, studio, tutela, catalogazione e valorizzazione del patrimonio iconografi co del territorio. Le oltre 300.000 immagini conservate presso l’Archivio provinciale consentono di studiare l’arte e la storia del Veneto e del territorio trevigiano in particolare, permettendo di esplorare e analizzare nei dettagli ogni aspetto della vita quotidiana,
dei costumi, delle tradizioni, dell’evoluzione del territorio, dei centri abitati, dell’edilizia rurale, dell’archeologia industriale, dal 1860 fino ai giorni nostri. Oltre 100 anni di storia e di costume veneto sistematicamente documentati dall’occhio della fotocamera e interpretati da maestri dell’immagine come Giuseppe Ferretto, Umberto Fini, Giuseppe Mazzotti,
Giuseppe Gnocato, Giulio Marino, Aldo Nascimben, Luigi Munari, Luigi Coletti, Orio Frassetto e altri ancora. L’utilizzo di questo patrimonio di immagini interessa e coinvolge utenti diversi: istituti universitari, editori, storici, architetti, enti pubblici, studenti, case di produzione cinematografi ca ecc., dal momento che l’Archivio rappresenta una delle pochissime strutture pubbliche del genere nel Veneto, aperta alla consultazione pubblica.

Per conservare il materiale documentario, e nel contempo, implementare la fruizione del pubblico è stato scelto di utilizzare la tecnologia, mettendola a servizio dell’arte. L’Archivio Fotografico, infatti, si appoggia a un avanzato sistema informatico che permette l’acquisizione, la memorizzazione, la gestione e la stampa delle immagini e delle relative schede di catalogazione: con questa innovazione è possibile dare risposte tempestive all’utenza, con drastici tagli di tempi e costi. Il FAST (Foto Archivio Storico Trevigiano) ha realizzato e gestito il progetto di valorizzazione del patrimonio documentario in proprio possesso tramite la tecnica della digitalizzazione.

Processo avviato nel 1998 grazie ad un sistema informatico che permette l’acquisizione, la memorizzazione, la gestione delle immagini e delle relative schede di catalogazione. Con la digitalizzazione si ottiene una trasposizione digitale delle immagini analogiche che consente la più vasta fruizione all’utenza, salvaguardando altresì l’integrità degli originali da eventuali danni fisici o ambientali. L’attività di digitalizzazione svolta dal FAST prevede l’utilizzo di hardware e software adeguati all’ambito dell’Archiviazione fotografica secondo i parametri previsti dalla normativa ministeriale dell’ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione. Per la scelta della dotazione hardware, non è stata tanto fondamentale la potenza della CPU (ormai quasi tutte quad-core) e la quantità di RAM installata (4 GB sono oggi lo standard comune) del computer utilizzato, quanto invece la qualità del dispositivo di acquisizione delle fotografie. Inoltre, per quanto riguarda il monitor da utilizzare, la scelta è caduta obbligatoriamente su un modello LCD IPS da almeno 22 pollici, capace di riprodurre quasi l’intera gamma tonale RGB.

L’elemento fondamentale del suddetto processo è quindi lo scanner, che deve possedere ben definiti requisiti tecnici. A tale scopo il FAST utilizza scanner CCD a letto piani con risoluzione ottica di 1.800 dpi, adatti alle stampe fotografi che e ai trasparenti dal formato 13x18cm in su, e uno scanner CCD dedicato solo ai trasparenti con risoluzione ottica di 4.000 dpi, adatto alle pellicole e alle diapositive dal formato 35 mm fi no al 6×6 cm. Nella scelta dei suddetti scanner è stato altresì tenuto conto della così detta gamma di densità, cioè il valore numerico indicante il range di sensibilità di lettura tonale dal nero al bianco, che nel caso specifico risulta essere superiore a 4, indice qualitativo degli scanner propriamente professionali. La scansione fotografi ca ai fini archivistici richiede il rispetto della geometria degli originali, ai sensi della normativa ICCD, quindi non viene ritagliato nessun particolare esterno all’immagine vera e propria, che viene quindi acquisita completa di cornice ed eventuali supporti cartacei su cui è incollata, specialmente se contenenti dati utili alla successiva catalogazione. I parametri di acquisizione sono quelli del livello qualitativo A della suddetta normativa, cioè almeno 3072×3072 pixel, in RGB a 24 bit. Nel caso di scansione con uno scanner non opportunamente pretarato, è opportuno porre a fianco dell’originale una striscia di colori campione utile alla successiva taratura cromatica dell’immagine. Il file risultante viene salvato nel formato lossless TIF senza nessun ritocco dell’immagine, tranne eventuali regolazioni minime di luminosità, su specifici hard-disk di rete in modalità RAID 5, che permettono la conservazione dei dati registrati con sufficienti garanzie di sicurezza e un ottimo rapporto qualità/prezzo.

I file delle immagini possono essere poi ripresi e rielaborati con un programma di fotoritocco, come Photoshop o simili, per essere consegnati in copia all’utenza secondo le varie modalità previste dal Regolamento del FAST di concessione delle immagini. Alla fine del processo sopra descritto, le fotografie originali sono quindi riposte in appositi locali di conservazione ad umidità (30%-50%) e temperatura costanti (max 18° C), con accesso limitato, in modo da preservarle da danneggiamenti causati da usura, cadute, radiazioni luminose e contaminazioni ambientali. Dopo il processo di acquisizione, segue quello di catalogazione delle foto archiviate, secondo i dettami del tracciato della scheda F, indicati sempre dall’ICCD. A tale scopo il FAST utilizza da sempre il software di database Filemaker, che combina potenza e grande flessibilità d’uso durante le ricerche, ma limitatamente alle schede catalogate. Per una migliore fruizione delle immagini da parte dell’utenza, il FAST ha quindi deciso anni fa l’acquisto del software di database Ajaris, che permette di importare i dati già inseriti in Filemaker, oltre che catalogare direttamente, e di associare anche la relativa immagine ad alta risoluzione, ben visibile in fase di ricerca. Con il modulo WEB di Ajaris acquistato recentemente, il FAST ha iniziato il suo cammino verso l’ambizioso progetto di messa online della propria banca di immagini.