LA SCUOLA – Aule destrutturate per una didattica collaborativa
La parola alle scuole: l’Istituto superiore Belluzzi Fioravanti di Bologna e l’ISIS “Giulio Natta” di Bergamo
Tablet, lavagne digitali, isole di lavoro, tutti elementi che vanno verso un cambio di paradigma del vecchio modo di fare scuola. Più attenzione agli ambienti di apprendimento: dalle aule aumentate, agli spazi alternativi, ai laboratori mobili. Una scuola digitale capace di motivare maggiormente lo studente a migliorare i propri esiti.
Fantinato, Dirigente Istituto superiore Belluzzi Fioravanti di Bologna
Quali sono le specificità della sua scuola?
L’istituto superiore Belluzzi Fioravanti propone gli indirizzi del settore tecnologico – Informatica, Chimica, Meccanica, Elettrotecnica ed Elettronica. Dal canto suo l’istituto professionale – ad indirizzo Manutenzione ed Assistenza tecnica – propone le opzioni di manutenzione dei mezzi di trasporto e di apparati, impianti servizi tecnici ed industriali. Pertanto abbiamo un’attività laboratoriale molto intensa a cui si unisce una didattica laboratoriale che stiamo cercando di estendere anche alle materie non appartenenti all’area tecnica e professionalizzante.
Come si è evoluta la sua scuola, digitalmente parlando?
Stiamo operando su più livelli: si stanno implementando gli uffici di segreteria in modo digitale, già questo porterà ad una dematerializzazione importante che coinvolgerà anche le famiglie. A proposito di questo, stiamo completando l’uso del registro elettronico, che è anche uno strumento di dialogo con le famiglie, in tempo reale sanno che cosa stanno facendo i ragazzi: dalla loro presenza, agli argomenti di lavoro, agli esiti, alle comunicazioni di servizio. Il sito internet è un altro contenitore importante di informazioni che riguardano la scuola. Stiamo lavorando anche per avere più ambienti di apprendimento digitalizzati a partire dall’avere più lavagne interattive multimediali, alla destrutturazione delle aule in modo che i ragazzi possano lavorare in modo cooperativo usando anche le nuove tecnologie. Destrutturazione significa aule con isole di lavoro fornite di materiale didattico cartaceo ed elettronico da utilizzare attraverso dei device. La rivisitazione degli ambienti di apprendimento ha senso solo se si portano i ragazzi a lavorare insieme. I ragazzi sono molto motivati a lavorare in questo modo perché lo trovano molto più stimolante.
La scuola italiana e la digitalizzazione, ci sono progetti in corso?
Il MIUR (Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca) ha proposto il Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD), che rappresenta un faro che guida le azioni della scuola del nostro tempo. Inoltre ogni scuola ha dovuto individuare un animatore digitale, che si occupa del processo di trasformazione degli ambienti di apprendimento della scuola e al contempo di formare i docenti all’uso delle nuove tecnologie. Inoltre, sono stati messi a disposizione molti fondi che ci permettono di implementare il nostro processo di digitalizzazione su più fronti, tra cui reti, ambienti di apprendimento e laboratori. C’è quindi una grande attenzione alla digitalizzazione delle scuole in quanto si è consapevoli che gli alunni nativi digitali apprendono in modi differenti rispetto al passato.
Crede che i social network possano avere un ruolo educativo nella scuola?
Sui social network ho qualche perplessità, possono avere un ruolo educativo solo se monitorati, altrimenti sono elementi di distrazione o peggio ancora di pericolo per i ragazzi. Su questo fronte stiamo facendo diversa formazione agli studenti su un utilizzo responsabile dei social network.
I ragazzi hanno migliorato il loro apprendimento con la didattica digitale?
I risultati sono superiori se ci sono dei docenti tecnologicamente preparati, in grado di rendere stimolante una materia, come la matematica per esempio, che altrimenti sarebbe più ostica per gli studenti.
Come vede la scuola fra 10 anni in un contesto tecnologico ideale?
Il mio sogno è non vedere più le classi con i banchi e la cattedra, mi piacciono le aule destrutturate con tavoli di lavoro e materiale didattico sia cartaceo che digitale, mi piacerebbe usare anche i nostri enormi corridoi mettendo delle postazioni di lavoro. In sostanza l’idea è quella di una scuola dove si lavora insieme sfruttando sia il tradizionale libro, ma anche tutte le enormi possibilità che la tecnologia ci mette a disposizione.
Maria Amodeo, Dirigente ISIS “Giulio Natta” di Bergamo
Quali sono le specificità della sua scuola?
Si tratta di un Istituto superiore statale con due indirizzi di studio: il Tecnico Chimico delle biotecnologie ambientali e sanitarie e un Liceo scientifico opzione delle scienze applicate. Abbiamo 64 classi con 1.640 studenti. L’Istituto è anche sede di dell’ Istituto Tecnico Superiore (ITS) per le nuove tecnologie della vita. Tra le nostre finalità fondamentali sono la promozione e diffusione della cultura tecnica e scientifica.
Quali sono i progetti digitali attivati?
La nostra scuola ha partecipato al primo piano quinquennale per la digitalizzazione promosso dal MIUR (2005). Siamo partiti con l’implementazione della dotazione strumentale dei laboratori e delle aule. Con la partecipazione ad altri bandi regionali, il primo di 50.000 euro, il secondo di 100.000 euro, siamo passati alla fibra ottica perché avevamo la necessità di sostenere un numero elevato di accessi e volevamo che tutta l’area della scuola fosse accessibile al web. Il secondo bando, invece lo abbiamo riservato alla formazione e all’applicazione della didattica digitale; ci siamo dotati di tablet destinati ai docenti e ai ragazzi. Il tablet, per il momento, si usa in modo multifunzionale nella metà delle classi. Uno strumento che, tra le altre cose, funge da libro: facile da trasportare e soprattutto difficile da dimenticare a casa. Per essere al passo abbiamo molti docenti che lavorano con la tecnologia, piattaforme condivise, software particolari, etc.
Ci racconti una lezione tipo, in una classe digitale.
Il docente entra in classe con il suo tablet, in cui sono state precedentemente caricate le app didattiche o comunque il necessario per tenere una lezione. Il primo utilizzo del
tablet è come registro elettronico per la verifica delle presenze, per esempio. Il docente procede quindi alla lezione multimediale, che si può svolgere con l’utilizzo di internet, piuttosto che con l’uso di una piattaforma che permette l’esecuzione di esercizi. Ma la parte più importante che abbiamo sperimentato con il tablet è la seguente: abbiamo 21 laboratori tecnico scientifici diversi, può succedere che i ragazzi non abbiano finito la lezione all’orario d’uscita, è qui che l’uso del tablet diventa strategico, poiché diamo la possibilità allo studente di fare delle riprese audio video durante la lezione nel laboratorio, e continuare a casa il lavoro con la produzione di un tutorial. In questo modo i ragazzi non solo imparano a ripercorrere le tappe del processo laboratoriale ma si esercitano anche a comunicare quel processo attraverso una forma mista di espressione: scritta, orale e visiva. I tutorial vanno ad implementare le schede del materiale didattico, utilizzabile anche se non si è fisicamente a scuola, pensiamo per esempio ad uno studente che si è ammalato o che studia all’estero con un progetto Intercultura.
Quale sarebbe il suo progetto digitale ideale nella scuola?
Un progetto che parte prima di tutto dalla revisione della didattica e dello spazio aula. Il docente deve pensare che non c’è un “tempo scuola” separato dal “dopo scuola. Il lavoro didattico comincia in aula, continua a casa e ritorna in aula. Auspico un processo di digitalizzazione che consenta di lavorare con il territorio anche da remoto; pensate quale potrebbe essere l’abbattimento dei costi di trasporto dei ragazzi in visita aziendale!