LA RIVOLUZIONE DELLA SPECIE
Nello sport, come nel lavoro, si richiede all’atleta sacrificio, concentrazione e dedizione per riuscire a dare il meglio di “ciò che si è”. Questi principi sono sicuramente ben riassunti in Luca Gheser, grande sportivo italiano.
La sua storia sciistica è cominciata nel 1975 a Lavarone, all’età di quattro anni. Secondo la famiglia il piccolo aveva già un grande talento, non a caso due anni dopo ha affrontato le prime gare nella categoria baby e cuccioli, e a 11 anni gareggiava con scioltezza nella categoria superiore. Un infortunio alla schiena lo ha costretto a stare fermo per qualche anno; successivamente, appena sedicenne, è stato selezionato per la squadra del Comitato Trentino e ha cominciato a gareggiare a livello internazionale. Negli anni a seguire Luca Gheser, oltre ad allenarsi con gli atleti del Centro Sportivo dell’Esercito, ha scelto di seguire corsi come allenatore e maestro di sci, fino al conseguimento del Master Istruttori, entrando nella crème dello sci nazionale.
E dal 1999 ha cominciato a formare maestri di sci, come recentemente quelli dello Sci Club Tezenis. Tecnica e tecnologia hanno segnato importanti cambiamenti nella pratica sportiva, e la storia personale di Gheser rappresenta un signifi cativo esempio: “poco tempo fa – racconta lo sportivo trentino – mi è capitato di rivedere alcune immagini di gara dell’era Alberto Tomba, campione olimpico a Calgary. È sorprendente notare la differenza rispetto alla tecnica moderna: minor velocità di avanzamento durante la discesa e diverse posture del corpo, come anche qualità e quantità del movimento tra le porte. Considerando che la tecnica nello sci alpino è, prima di tutto, un adattamento al materiale con cui si scende il pendio, sicuramente è merito della tecnologia e della ricerca nel settore, degli ultimi decenni, ad aver portato beneficio non solo agli atleti di alto livello ma anche al comune sciatore”. Secondo Gheser la chiave che ha dato la svolta è stato l’avvento dello sci “sciancrato”, ossia il diverso rapporto di larghezza tra punta, centro e coda dello sci, che ha permesso allo sciatore di avere una gran facilità in ingresso curva, limitando al minimo gli sbandamenti anche in spazi ristretti e a più bassa velocità. Allo stesso tempo sono state introdotte le piastre antivibranti, posizionate sullo sci per dargli stabilità e per permettere maggiori inclinazioni.
Gli sci, poi, sono stati accorciati drasticamente con l’introduzione di nuovi materiali nella loro costruzione, come titanio e particolari fibre di vetro intrecciate che hanno reso molto elastico e resistente l’attrezzo. Inoltre, l’affermarsi di discipline parallele allo sci alpino, hanno portato a una maggiore differenziazione della attrezzatura e nella tecnologia applicata: nel freeride (sci fuori pista), gli sci sono stati portati a larghezze notevoli per permettere il galleggiamento sulla neve e a una forma concava con punte e code sollevate rispetto al centro sci, per facilitare i cambi di direzione dove il manto nevoso non è compatto. Nel freestyle (sci a libera interpretazione) la costruzione a doppie punte, con l’attacco montato nel centro dello sci, ha permesso allo sciatore di compiere evoluzioni e salti con andature all’indietro come se stesse scendendo in avanti. Anche nell’abbigliamento sono state apportate delle migliorie: le solette hanno avuto un’evoluzione sorprendente per la scorrevolezza e velocità dello sciatore, grazie ai nuovi materiali impiegati e alla creazione di “impronte” sempre più sofisticate, una sorta di disegno inciso sulla soletta che ha permesso di ridurre al minimo l’attrito con la neve.
Gli scarponi sono stati resi più performanti nelle mescole delle plastiche per garantire una flessione ottimale in qualsiasi condizione ambientale. Innovazione sì, ma Luca Gheser sottolinea che “nello sci alpino la tecnologia ha permesso una performance talmente alta degli atleti, che ha costretto la Federazione Internazionale a fare qualche passo indietro in materia di regolamenti, al fine di limitare la resa dei materiali. Lo sci ha comunque un suo fascino e una sua filosofi a legata all’elemento umano. La cosa che mi ha sempre affascinato in questo sport è il senso di libertà – continua l’atleta – Un consiglio che mi sento di dare a tutti gli appassionati è di scegliere l’attrezzo più adatto alle proprie capacità tecniche e all’utilizzo che ne consegue, facendosi consigliare dal maestro di sci di fiducia. E, naturalmente, avvicinarsi alla stagione sciistica con una base di preparazione fisica: essere in buona forma significa anche prevenire infortuni sopratutto in questo sport”.