LA FORZA DELL’AGGREGAZIONE PER USCIRE DALLA CRISI
Per Paolo Malvestiti, presidente Camera di Commercio di Bergamo, vice presidente Unioncamere Lombardia e presidente di Ascom Bergamo, la rete tra imprenditori è la strada per raggiungere una forte rappresentanza a livello nazionale. Internazionalizzazione, innovazione, formazione e credito: i 4 punti imprescindibili su cui lavorare per uscire dalla crisi.
Da anni rappresenta sul territorio nazionale la voce dei commercianti e degli imprenditori lombardi. Per Malvestiti in particolare il ruolo di Ascom in questo quadro storico è peculiare, “si tratta di un duplice ruolo: psicologico e di conforto a quanti sono in difficoltà, ed anche di sostegno alle professionalità attraverso una programmazione densa di corsi di specializzazione e riqualificazione”.
Ascom e innovazione: le politiche per promuovere e incentivare tra gli associati le nuove tecnologie. “Diverse sono le iniziative che abbiamo messo in campo, perché è quanto mai indispensabile che si promuova tra gli imprenditori la cultura dell’innovazione. Tra le iniziative, cito gli accordi e le convenzioni per supportare l’uso di internet e dell’e-commerce,
come ad esempio quelli firmati nel progetto denominato ‘Ascom Vantaggi’. Sono accordi stipulati assieme alla società Linkem Internet Revolution per l’accesso a Internet a un prezzo contenuto, oppure a Poste Italiane per l’utilizzo del servizio dell’e-commerce a condizioni vantaggiose per poter avviare, gestire e controllare tutti i processi della catena del commercio elettronico, dallo shop virtuale alla catena di prodotto. Ma tra le iniziative, anche il sostegno alla nascita di web app nei distretti del commercio bergamaschi”.
E in qualità di vice presidente di Unioncamere Lombardia Malvestiti spiega come si presenta il territorio lombardo, “ossia un territorio ricco di PMI e anche piccolissime realtà
imprenditoriali, ma con un supporto tecnologico avanzato che ne qualifica alcune specializzazioni, come ad esempio la meccatronica. La Camera di Commercio in questi anni ha lavorato molto a sostegno di queste realtà, anche tramite l’azienda speciale Bergamo sviluppo, ponendosi 4 punti strategici: formazione, innovazione, internazionalizzazione e credito. Inoltre, l’Ente ha promosso lo sviluppo di infrastrutture di eccellenza come l’aeroporto di Orio al Serio, il Polo fieristico, l’Università cittadina e il Polo tecnologico di Dalmine.
Queste iniziative, concrete e alla portata di tutti, sono quanto mai strategiche per cercare di dare una soluzione a disagi territoriali evidenti come una rete stradale e viaria sicuramente da implementare e rendere più efficiente. Le iniziative camerali a sostegno degli imprenditori si sono rivelate ad oggi preziose: a partire dal sostegno dei consorzi fidi per l’accesso al credito, ed anche la realizzazione di bandi per l’assunzione di giovani lavoratori e l’informazione e l’accompagnamento delle nostre imprese all’internazionalizzazione”.
E per dare alcuni dati che offrano un quadro economico di Bergamo “il 2013 si è chiuso con un bilancio marginalmente negativo, con un numero di cessazioni (5.884) di poco superiore alle nuove iscrizioni (5.866) registrate nell’anno. Anche questo anno lo stock di imprese registrate, che è pari a 96.019, si riduce di poche unità, con la caratteristica di una marcata differenza tra le tipologie giuridiche. Infatti, i nuovi ingressi superano le uscite tra le SRL e le cooperative, mentre le cessazioni eccedono nelle SNC, nelle imprese individuali e nel
sottoinsieme delle imprese artigiane. Come settori, a perdere è soprattutto quello delle costruzioni (585 imprese perse con una variazione del -2,9%), ma calano anche le imprese agricole
(-2,9%), le attività di trasporto e magazzinaggio, dei servizi d’informazione e comunicazione. Aumentano, invece, le attività finanziarie e assicurative (+3,6%), i servizi di supporto alle
imprese (+3,3%), le attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+1,6%) e le imprese del commercio (all’ingrosso, al dettaglio, intermediari e riparazioni). L’artigianato perde in un anno 768 imprese, soprattutto nell’edilizia e nella manifattura. Infine, si è visto che si riducono le imprese giovanili. Un quadro, non proprio incoraggiante che viene tenuto in costante monitoraggio e analisi”.
Esiste un Made in Italy da difendere? Quali le eccellenze del territorio da preservare e quali le politiche necessarie a sostegno: per Paolo Malvestiti “bisogna difendere innanzitutto il modo di fare impresa italiano, caratterizzato da grande intraprendenza, professionalità e creatività. Il territorio lombardo annovera alcune eccellenze, note a livello nazionale, come il
polo tecnologico Km Rosso e aziende come Italcementi, Gewiss e Tenaris, accanto a una miriade di piccole e piccolissime imprese che esportano prodotti di grande qualità. Queste
imprese sono un bene comune da preservare e appoggiare.
Un esempio di comparto che ci distingue anche all’estero è sicuramente tutto il settore dell’agroalimentare, da promuovere ancor più in vista dell’Expo 2015. Il nostro Made in Italy va sostenuto ora più che mai, ma servirebbe una politica economica più vicina alle problematiche delle aziende. Anche la stabilità politica aiuterebbe le imprese a fare una programmazione a medio e a lungo termine. Infine, senz’altro serve una grande condivisione tra pubblico e privato. Queste logiche sono ben conosciute, serve una forte volontà e interesse per la collettività per metterle in atto”.
Legalità e contraffazione, una delle piaghe da aggredire: “combattiamo giorno per giorno in favore del rispetto delle regole. I fenomeni illegali di fatto rappresentano una vera e propria concorrenza sleale che altera il mercato e alimenta l’economia sommersa. Fenomeni che oltre a comportare rischi per gli stessi consumatori, penalizzano particolarmente le imprese del terziario e dei servizi di mercato già indebolite dagli effetti della crisi. Quello dell’economia sommersa, in tutte le sue varie forme, è un fenomeno che è cresciuto con il protrarsi della recessione tanto che oltre l’80% di queste imprese si ritengono danneggiate dai fenomeni illegali, e 3 su 4 proprio a causa dei meccanismi commerciali fuori dalle regole”.
Infine, il ruolo dell’associazionismo di categoria in un periodo storico come questo… “Serve fare squadra. La rete attribuisce più valore alle persone e ai prodotti; inoltre permette di essere più rappresentativi. Da anni mi sono battuto per questo principio ed è così che sono nate iniziative, originali come “Imprese & Territorio – Comitato Unitario delle Associazioni d’impresa” ancora nel 2007. Sono state riunite dieci Associazioni di categoria (Associazione Artigiani – Confartigianato Bergamo, Ascom, Confimi Apindustria Bergamo, Cia, Coldiretti, Confcooperative, Confesercenti, CNA, FAI e LIA) in rappresentanza di circa 80.000 imprese del territorio e 310.000 addetti. Lo scopo principale dell’iniziativa è la globale rappresentanza di tutte le imprese dei settori – che fanno riferimento alle associazioni aderenti – per favorirne lo sviluppo economico e sociale, in un rapporto costante con le istituzioni pubbliche, con le autonomie funzionali e con le organizzazioni economiche, politiche, sindacali e sociali territoriali. Imprese & Territorio opera, tutt’oggi, per la promozione e valorizzazione del tessuto economico locale con l’intento di tutelarne le specificità e di incrementarne la capacità competitiva, elabora le politiche sindacali a livello provinciale e stipula accordi territoriali interconfederali; inoltre promuove il coordinamento di quelle attività che trovano rispondenza ad esempio nel settore del credito (Consorzi Fidi); elabora politiche e progetti
nei campi strategici dell’economia territoriale: innovazione, internazionalizzazione, formazione e accompagnamento manageriale delle imprese, promozione e commercializzazione, mercato del lavoro e infrastrutture. Infine, cosa non da poco, opera per rendere il più possibile unitaria ed omogenea l’azione dei vari Enti Bilaterali, anche mediante la conduzione unitaria dei rapporti con il Sindacato dei lavoratori. Si tratta, in fin dei conti, di favorire il massimo dell’associazionismo che permette così di avere grande rappresentanza in ogni genere di contrattazione. Noi siamo stati i primi, in seguito altri ci hanno imitati”.