LA CASA COME ENTITÀ INTELLIGENTE
Una casa che apprende le nostre abitudini e ci sgrava dai fardelli quotidiani di fare il caffè o chiudere a chiave la porta prima di andare a cena. Abbiamo intervistato Andrea Reginato, CEO di Lelylan, per conoscere la sua idea di casa smart e come Lelylan diventerà un servizio che entrerà nelle case di tutti.
Andrea, quando nasce la Tua idea?
Nasce nel 2007 dalla richiesta di un’azienda, Eletech, che gestiva impianti elettrici e domotici e che si stava occupando della Basilica di S. Antonio di Padova. In pratica l’Enel aveva destinato un fondo per la ricostruzione di un sistema di illuminazione controllabile attraverso un’applicazione. A quel tempo esisteva un software che però aveva dei grossi limiti di costi e poi era un sistema chiuso che non funzionava con il web. Siamo entrati in contatto poiché cercavano un sistema di illuminazione che potesse essere gestito dal web; allora frequentavo l’università, non mi sono tirato indietro e ho accettato la nuova sfida. Dopo 4 settimane ho acceso la mia prima luce.
In cosa consiste Lelylan?
È una piattaforma web che permette di connettere qualsiasi oggetto fisico di una casa a internet. Il concetto di base è l’URL che rappresenta ciascun oggetto e che permette sia il controllo da remoto che la comunicazione tra i vari oggetti. Ogni oggetto ha un piccolo computerino all’interno che, ad esempio, tramite un chip wifi, si collega con gli altri oggetti e alla rete.
Come pensate di risolvere il problema della sicurezza?
La sicurezza è tema molto delicato, richiede un team dedicato ed è molto difficile dire oggi che un qualsiasi elemento collegato ad internet sia sicuro al 100%. È una barriera che potrebbe rallentare lo sviluppo di questa tecnologia. Del resto chi poteva immaginare 10 anni fa che le banche online sarebbero diventati una realtà?
Quali sono gli sviluppi possibili e futuri in termini di servizi commercializzabili di Lelylan?
Come startup è molto difficile gestire tutti i dispositivi presenti in una casa, per questo motivo noi stiamo approfondendo un settore per volta. Attualmente, essendo il concetto delle luci smart abbastanza diffuso, stiamo cercando di accreditare aziende del settore luci e abilitarle in modo che possano trasformarle in luci intelligenti. Questa è una logica che può essere applicata od ogni settore, come termostati, serrature, audio e quant’altro abbiamo a casa. La difficoltà principale non è tanto quella tecnica di connettere i dispositivi a internet, ma la definizione di servizi che diano un senso all’oggetto acquistato.
Attualmente la piattaforma Lelylan permette di connettere e controllare in real time qualsiasi oggetto attraverso un’applicazione che funziona sul desktop, su un tablet e su mobile. Quanto alla tipologia dei servizi ecco un paio di esempi. Prendiamo il termostato nel periodo dei picchi quando tutti accendono il condizionatore, c’è il rischio di blackout che costringe le aziende fornitrici a potenziare le centrali e questo può essere un problema. Avendo, invece, un termostato smart che comunica ai fornitori di energia il consumo, si può fare in modo che il termostato possa impostare un minor consumo nei momenti di punta. I fornitori possono anche abbassare le bollette per i consumi più bassi e per il non impiego di ulteriori risorse come il potenziamento delle centrali. Se penso alla luce smart in casa, penso a un servizio che va dal normale controllo della stessa da mobile alla scelta di un mood relax. Oppure, mi viene in mente l’ipotesi del mio amico che arriva prima di me a casa, con Lelylan gli posso mandare un invito per entrare a casa tramite il web senza la mia presenza fisica.
Il tuo prossimo obiettivo è costituire una start up, a che punto sei?
Al momento c’è un prototipo funzionante, siamo in beta. Il lancio ufficiale in Italia è stato fatto a Roma alla MakerFaire l’ottobre scorso e in Europa ad Aprile a The Next Web in Olanda. Abbiamo circa 1500 makers che stanno sperimentando la piattaforma. Per quanto mi faccia male, essendolo io stesso, devo dire che makers e developers non producono guadagno, pertanto stiamo spostando il nostro target verso le imprese. Il prossimo obiettivo è creare una cordata di aziende che lavorano in un determinato settore, come quello dell’illuminazione, per avere finanziamenti in grado di aiutare Lelylan a crescere.
Quali sono le prospettive future della domotica?
Nonostante io sia impegnato nello sviluppo delle tecnologie, le ritengo un po’ troppo intrusive. L’idea futurista della domotica è la casa al nostro servizio e che impari a semplificarci la vita nelle nostre azioni quotidiane: la casa come un’entità intelligente.
In realtà se prendiamo l’applicazione che ci fa accendere la luce in casa, potremmo considerarla una complicazione, poiché vado a fare più operazioni: sbloccare il telefono, trovare l’app, scegliere il tasto corrispondente. Questo rende l’idea che c’è tanto ancora da fare per rendere più naturale la fruizione di questi servizi.
Guardando nel futuro, io immagino una casa che riconosca le nostre azioni quotidiane e le faccia per noi. Ad esempio al mattino riconosce il nostro risveglio e provvede ad accendere le luci, a preparare il caffè, a darci le ultime notizie, avvisarci dello yogurt che sta per scadere e così via. Questo significa migliorare la qualità di vita della persona sgravandola dalle piccole incombenze.
Come immagini la tecnologia del futuro?
La immagino molto semplificata, l’oggetto fisico, l’hardware, tenderà a scomparire. La differenza la farà il servizio che lo abilita: non sarò io ad accendere l’interruttore o l’elettrodomestico, sarà fatto dalla casa intelligente. In questo senso mi allontano fisicamente dal dispositivo. Quindi, la casa imparerà dalle abitudini di ciascuno di noi. Sarà una tecnologia quasi naturale. Immaginiamo una casa con tanti sensori che hanno una loro intelligenza capace di comunicare fra loro e di fare tutte le operazioni di cui sopra.
Cosa significa essere imprenditore in Italia?
Sono un imprenditore atipico, perché la mia esperienza è stata dedicata allo sviluppo tecnico di Lelylan ed alla continua ricerca di collaborazioni per migliorare il prodotto offerto. Comunque in Italia posso dire che c’è una mentalità un po’ chiusa e restia ad accogliere nuove idee. La nuova idea viene vista come qualcosa che si scontra con l’abitudine. A volte manca la curiosità. La parte più difficile per me è stata scontrarmi con quella fetta di realtà che non vuole cambiare le cose ma restare nell’abitudine.
Quali sono le differenze con l’estero?
Principalmente ho notato delle differenze quando sono stato ad Amsterdam dove mi sono confrontato con realtà tipo Microsoft e Robert Bosch VC. Un esempio mi aiuterebbe a chiarire. Quando sono stato da investitori italiani a presentare il mio progetto hanno avuto delle reazioni molto positive ma poco costruttive, hanno parlato subito di percentuali, di idee, senza conoscere ancora il progetto. È un atteggiamento che mette in allerta uno startupper, perché sostanzialmente più che di percentuali ha bisogno di avere delle critiche costruttive per far crescere il progetto.
Ad Amsterdam, in due giorni, ho avuto dei feedback molto diretti e chiari, ho avuto molti suggerimenti sul potenziale sviluppo del progetto e, se non avessi avuto questo tipo di atteggiamento, il progetto starebbe prendendo una strada diversa.