Invio del personale all’estero
La globalizzazione ha imposto un nuovo concetto di mercato. Per operare nel nostro paese è necessario competere con aziende estere, libere di agire in tutta l’UE, agevolate da burocrazia snella e costi ridotti garantiti dal paese di provenienza. Il modo migliore per rispondere a questo è ampliare il bacino d’utenza inviando risorse umane in territori ove si prevede di poter lavorare.
L’invio del personale all’estero è finalizzato ad assistere le diverse progressive prospettive aziendali: da una fase di studio del mercato, ad una di insediamento, ad una di espansione, ad una di consolidamento del nuovo mercato, ecc. Per evitare di incorrere in apparati sanzionatori, è bene definire le modalità di invio del personale all’estero più diffuse, così da poter scegliere quella più idonea alle singole necessità.
Trasferta: è la più comune forma di invio, temporanea e breve, idonea a soddisfare esigenze dal rapido esaurimento. La soluzione non richiede particolari adempimenti burocratici verso il paese di destinazione, posto che il rapporto di lavoro continua ad essere regolato in Italia.
Trasferimento: trattandosi di modifica definitiva del rapporto, si differenzia dalla trasferta per lo sganciamento della risorsa dal paese d’origine. Il lavoratore trasferito assume il proprio rapporto nella sede di destinazione, mantenendo l’anzianità aziendale ed i diritti acquisiti in patria.
Distacco: è una via di mezzo tra le precedenti, un invio dalla durata temporanea ma prolungata. Assoggettato a specifiche procedure amministrative, il distacco permette di mantenere il rapporto di lavoro ancorato al paese d’invio con le specifiche disposizioni che l’anno sempre regolato. La durata massima dell’invio però viene determinata da leggi o specifiche convenzioni tra i paesi coinvolti, che vanno a regolare nel dettaglio gli effetti giuridici dell’operazione. Analizzate le modalità, è necessario soffermarsi sugli adempimenti da espletare, con riferimenti in primis alle azioni preliminari all’invio. A questo proposito rileva la diversa condizione dei lavoratori inviati in paesi comunitari, extracomunitari convenzionati oextracomunitari non convenzionati.
Per quanto riguarda i paesi comunitari le procedure sono semplificate in quanto la trasferta non richiede alcun adempimento (anche se l’istituto previdenziale pretenderebbe venisse trattata come un distacco), per il distacco è necessario il possesso dei modelli “portabili”, su tutti il modello A1. Per i paesi extracomunitari la trasferta continua a doversi considerare libera da implicazioni amministrative, mentre il distacco è possibile solo verso i paesi convenzionati, ossia paesi che hanno sottoscritto precisi accordi con l’Italia che dispongono condizioni fiscali, previdenziali, giuridiche e temporali che regolano l’invio temporaneo dei lavoratori.
A proposito dei paesi extracomunitari, in caso di distacco si dovranno ottenere i documenti portabili specifici e differenziati per ogni stato di destinazione. Tanto per i paesi comunitari quanto per quelli extracomunitari resta sempre salva l’ipotesi del trasferimento definitivo. La procedura di invio verso i paesi extracomunitari inoltre prevede il passaggio preventivo presso il Ministero del Lavoro che dovrà rilasciare specifica autorizzazione. Tale istanza richiede particolare attenzione e un’analisi documentale dettagliata con riferimento alle regole da applicare al rapporto trasferito. Curioso inoltre come le politiche retributive per il dipendente inviato all’estero debbano sempre considerare un forte legame di questi con il paese d’origine, tale che le aziende sono spesso costrette alla realizzazione “acrobatica” di pacchetti benefit che possano sposarsi con la legislazione vigente nel paese di destinazione, senza pesare troppo sul costo del lavoro. In contrapposizione con il fenomeno mediatico del lavoratore in fuga verso i paesi esteri alla ricerca della felicità, la realtà dimostra che il convincimento del lavoratore ad uscire dal nostro Stato passa per la garanzia di poter mantenere lo stipendio consolidato, la previdenza sicura ed una sanità presente. Insomma un benessere generale che il nostro bistrattato paese offre di default, di cui forse si prende atto solo al momento di lasciarlo.