IL POLITTICO DI SIMONE MARTINI: UN RESTAURO IN DIRETTA

IL POLITTICO DI SIMONE MARTINI: UN RESTAURO IN DIRETTA

Al Museo Nazionale di San Matteo, a Pisa, è stato eseguito un restauro “d’eccezione” del Polittico di Santa Caterina d’Alessandria (1320), opera di Simone Martini. Iniziato nel gennaio 2010 e conclusosi nel dicembre 2012 il lavoro è stato supportato da tecnologia all’avanguardia. A raccontarci l’operazione il direttore Dario Matteoni.

Qualche cenno sull’opera?
Il polittico fu eseguito tra il 1319 e il 1320 da Simone Martini per l’altar maggiore della chiesa pisana di Santa Caterina d’Alessandria: è l’opera più complessa e completa giunta fino a noi del grande pittore senese. Simone innova il modello di Duccio di Boninsegna costruendo una complessa composizione a tre registri sovrapposti, oltre alla predella. Tale soluzione diventerà un modello per successivi esemplari realizzati dallo stesso Simone e dalla sua cerchia. Su ognuna delle sei grandi tavole che affiancano quella centrale con la Madonna e il Bambino, compare una figura di santo, sormontato da una coppia di apostoli e da un profeta nella cuspide. Lo schema compositivo conta in totale 43 personaggi, ritratti di tre quarti su fondo oro e racchiusi in archi trilobati. L’uso di raffinati accordi di colori chiari e luminosi si coniuga ad un vivace naturalismo: ciò si osserva soprattutto nella sottile varietà degli atteggiamenti e nella resa delle vesti e negli incarnati dei volti. La presenza di due santi domenicani nelle tavole principali – Domenico e Pietro martire – e di un terzo nella predella – Tommaso d’Aquino – si deve alla committenza domenicana.

Qualche cenno storico sul museo di San Matteo
Il museo è ospitato in una parte di un antico convento di monache benedettine dell’XI secolo intitolato a San Matteo. All’originario corpo unico si aggiunsero nel XIII secolo le ali laterali a due piani, che chiusero al loro interno un cortile quadrangolare. Il convento fu profondamente rinnovato alla metà del 500.

Le collezioni in possesso del museo?
La raccolta prende origine dalla collezione del canonico Sebastiano Zucchetti, una selezione di tavole a fondo oro di “primitivi” pisani e più in generale toscani, donata all’Opera del Duomo e lasciata in uso alla Scuola di Disegno nel 1796. A questa si aggiunsero opere pittoriche e scultoree provenienti da donazioni e acquisizioni al demanio in epoca napoleonica e post-unitaria. Le opere confluirono nel 1893 nel Museo civico allestito nell’ex convento di San Francesco, dove si aggiunsero nel corso degli anni ulteriori lasciti privati. Nel 1949 il Museo diventò proprietà dello Stato e fu trasferito nell’odierna collocazione presso l’ex convento di San Matteo, caratterizzandosi per le opere di provenienza ecclesiastica.

Da quanto tempo il Martini è presente al museo?
Il polittico ha subìto una storia materiale complessa: verso la metà del XVII secolo l’altar maggiore di Santa Caterina venne rinnovato in stile barocco e l’opera, smembrata, fu rimossa e immagazzinata nel Seminario attiguo alla chiesa. Verso la fine del XVIII secolo il canonico Sebastiano Zucchetti prelevò per la sua collezione alcune tavole (la predella e l’elemento con il San Giovanni Battista) che successivamente entrarono a far parte della collezione museale. Il polittico fu ricomposto solo nel 1946, in occasione della Mostra sulla Scultura Pisana del Trecento allestita presso l’ex convento di San Matteo, che tre anni dopo diventò sede del Museo Nazionale. Da allora il polittico è esposto in questa sede, ma negli anni Settanta, sulla base delle prime analisi scientifiche, si definì una nuova ipotesi ricostruttiva sia per la predella, che per le tavole principali. Le indagini diagnostiche concluse nel luglio 2011 hanno confermato la precedente ipotesi.

Tecnologia e beni artistici: vantaggi e svantaggi?
La tecnologia per i beni culturali è l’insieme di strumenti che consentono una maggiore divulgazione e valorizzazione della comunicazione di un particolare bene. Quando si parla di tecnologia più sofisticata i vantaggi si amplificano. Sfruttando quindi capacità di coinvolgimento e possibilità di raccogliere dati di vario tipo è possibile fornire agli utenti uno strumento completo per conoscere la storia e i dettagli di opere e beni culturali.