IL NORD OVEST IMPRENDITORIALE: TECNOLOGIA, INNOVAZIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE
Intervista a Pierstefano Berta, Distillerie Fratelli Ramazzotti.
Icona dell’urbanità e modernità milanese, un must dei liquori e delle ricette tipiche lombarde. Inventato a Milano dal farmacista Ausano Ramazzotti agli inizi dell’800, l’Amaro Ramazzotti ancora oggi è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Azienda storica, che in quasi 200 anni di vita ha dato lustro al territorio in cui è cresciuta e si è ramificata, sempre guidata da uno spirito di innovazione forte che si è poi trasformato nella scelta dell’internazionalizzazione. Le Distillerie Fratelli Ramazzotti – acquisite nel 1985 dalla multinazionale Pernod Ricard, co-leader mondiale nel settore Wine & Spirit – esportano oggi in 30 Paesi, dalla Germania, dove il prodotto risulta essere il più venduto nella categoria degli amari, al Sud Africa e agli USA.
Concetti molto avanzati, soluzioni inedite per il settore degli spiriti, e una tecnologia nella logica della naturalità caratterizzano nel XXI secolo la linea dedicata all’Amaro Ramazzotti. Lo sguardo verso tecniche e metodologie di produzione innovative, nel rispetto della tradizione e dell’idea imprenditoriale originaria dell’azienda, da sempre connota la storia delle Distillerie Fratelli Ramazzotti, facendone oggi un leader del mercato di riferimento.
“Eppure, anche se sembra difficile da credere, la ricetta dell’Amaro Ramazzotti rimane quella autentica e segreta del 1800 – senza l’uso di coloranti o aromatizzanti artificiali – che custodiamo in una cassaforte. Molte delle erbe utilizzate oggi sono le stesse che venivano utilizzate nell’800 per la preparazione di composti medicinali. La nostra è un’azienda che è sempre stata prima nel cambiamento e nella ricerca, pur rimanendo ancorata alle origini dell’Amaro Ramazzotti”, sottolinea Pierstefano Berta, direttore industriale delle Distellerie Fratelli Ramazzotti.
Ma facciamo un passo indietro… Era il 1815 quando Ausano Ramazzotti produsse per la prima volta l’Amaro Ramazzotti mentre l’Europa moderna si affacciava al Congresso di Vienna. Ausano, perfetto conoscitore delle erbe partì da un piccolo laboratorio commerciale vicino all’Arena di Milano, per creare un nuovo liquore particolarmente amabile. Raggiunse il suo obiettivo con un’armoniosa miscela di 33 diverse erbe e radici in alcol. “E dicono che il successo di Amaro Ramazzotti fu immediato”. Tra le altre cose, la sua popolarità fu agevolata dall’apertura dei primi caffè nel centro della città, dove i milanesi si incontravano sempre più spesso per socializzare.
“La Ramazzotti nasce quando in Italia inizia il complesso processo di industrializzazione del settore delle bevande, dei vini e dei liquori, cioè quando le produzioni si trasformano da famigliari e artigianali in vere e proprie imprese. Questo fenomeno vede la sua origine in Lombardia ed in Piemonte, frutto di una ampia discussione torica avvenuta agli inizi dell’800 sulle modalità di sviluppo delle attività di produzione e commercializzazione di vini, vermouth e liquori. È interessante notare che ad avviare le prime attività imprenditoriali non furono solo le famiglie provenienti dal mondo agricolo, ma avvocati, liquoristi, farmacisti, aristocratici che costituirono vere e proprie società di capitali espressamente per investire in una produzione a carattere industriale destinata ad un mercato globale”. Nel 1848 Ausano decise di aprire il suo locale poco lontano dalla Scala, dove serviva Amaro Ramazzotti invece del caffè. Il fondatore dell’odierno impero Ramazzotti morì nel 1866, dopo essere riuscito a costruire un’azienda prospera in soli cinquant’anni. La Ramazzotti accompagna in questo modo il nostro Paese in tutti i grandi cambiamenti avvenuti tra fine ’800 e inizi ’900, avendo sempre un ruolo trainante nella crescita del territorio e nello sviluppo dell’economia.
L’eredità… I nipoti di Ausano – i fratelli Enrico, Carlo, Ausano e Antonio Ramazzotti – nel 1872 spostarono la produzione in un nuovo edificio, in Via Canonica, aumentando la produzione delle bottiglie con l’inconfondibile etichetta blu e rossa, rimasta più o meno invariata fino ad oggi. L’amaro ben presto divenne un punto fermo dello stile di vita nazionale. I bombardamenti del 1943 distrussero l’intero stabilimento e solo grazie alla tenacia di Guido Ramazzotti l’azienda riuscì a riprendersi. Era il 1959 e l’apertura culturale dei Ramazzotti verso la ricerca e il rinnovamento li guidò nella rapida conquista dei mercati stranieri. “Importante fu l’apporto della comunicazione e l’Amaro Ramazzotti fu pioniere anche in questo. L’azienda capì subito il ruolo essenziale che la pubblicità svolge nel successo di un marchio e già negli anni ’30 nacque lo storico slogan ‘Un Ramazzotti fa sempre bene… e due ancora meglio!’, che sottolineava i benefici del prodotto: aperitivo, digestivo e tonico rinfrescante. Tutto ciò è ben evidenziato dagli storici manifesti pubblicitari, oggi gelosamente conservati in musei italiani e collezioni private. E poi, nel boom degli anni ’60 e ’70, la Ramazzotti fu una delle prime a investire nella pubblicità televisiva, una novità per l’Italia d’allora”.
Un “diverso” passaggio generazionale… Le Distillerie Fratelli Ramazzotti furono acquisite nel 1985 dal Gruppo francese Pernod Ricard, che da allora ha mantenuto sempre viva la filosofia aziendale italiana, riuscendo negli anni anche a consolidare la notorietà del marchio nei 30 paesi dove è distribuito. La PRI (Pernod Ricard Italia) è rappresentativa oggi dell’evoluzione e trasformazione delle Distillerie Fratelli Ramazzotti, con circa 162 dipendenti e 65 agenti e un fatturato totale di circa 230 milioni di euro di cui 36 derivano dall’estero. L’obiettivo della multinazionale continua ad essere quello di promuovere e diffondere l’associazione del brand a tutti i valori positivi dell’essere e vivere italiano: gioia di vivere, creatività e spontaneità. “Gli eredi Ramazzotti, pur non essendo interessati a lavorare nel settore delle bevande alcoliche, erano ben consapevoli del valore storico e culturale della loro impresa. Per questo non ebbero difficoltà a vendere l’azienda, avendo individuato un cliente interessato a mantenere viva la mission aziendale e il rapporto con il territorio. Di fatto questa cessione societaria incarna benissimo il grande movimento di internazionalizzazione delle imprese di questo territorio avvenuto tra gli anni ’80 e ’90, quando le grandi aziende straniere stavano progressivamente ampliando le loro attività, unendosi a partner e realtà locali che avevano una produzione di alto livello e la vocazione per l’estero. A conferma della scelta della famiglia originaria, la Pernod Ricard ha sempre dato grande autonomia e responsabilizzazione alle filiali in loco, preservando le radici e i legami con il territorio e mantenendo vivo il sentimento di responsabilità sociale d’impresa, che viene declinato in azioni e progetti peculiari”.
Innovazione, responsabilità sociale e approccio eco-sostenibile… La Pernod Ricard Italia ha trasferito, nel 1995, gli stabilimenti di produzione a Canelli, cittadina piemontese a pochi chilometri dal capoluogo lombardo, mantenendo l’approccio verso la naturalità e l’ecosostenibilità: ad esempio lo stabilimento è alimentato con energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili certificate attraverso il sistema R.E.C.S. – un sistema di certificazione che verifica i parametri definiti dalla direttiva della Comunità Europea 2009/28. “Una scelta e una filosofia di vita, nel rispetto del territorio che abitiamo e all’insegna di un vivere sano e naturale”.
L’Amaro rimane l’esclusiva miscela di 33 erbe e radici provenienti da tutto il mondo creata nel 1815. Le principali componenti del gusto sono ancora oggi le arance dolci di Sicilia, le arance amare di Curaçao, l’anice stellato della Cina e il cardamomo indiano.
“Le erbe sono raccolte nei Paesi originari, perché solo lì mantengono i sapori e la cultura del territorio autoctono. Ad esempio la zedoaria, il cardamomo e i chiodi di garofano che compriamo direttamente da produttori locali dell’India. Ed il processo produttivo è ancora lo stesso di 200 anni fa, anche se nel tempo sono state introdotte le migliori tecniche disponibili. Come quella per l’imbottigliamento in assenza di ossigeno, nella quale primeggiamo grazie all’utilizzo di macchine all’avanguardia anche dal punto di vista elettronico. Per quanto riguarda gli ingredienti, facciamo in modo che siano testati sin dall’inizio, e selezionati secondo rigidi standard qualitativi. Per esempio, le scorze di arancia che conferiscono ad Amaro Ramazzotti il suo gusto unico vengono sempre sbucciate a mano. Attualmente, grazie all’introduzione della tecnologia che ha automatizzato i processi e ammodernato gli stabilimenti, bastano trenta persone per gestire l’intero processo produttivo. E la nuova linea di produzione nello stabilimento di Canelli è in grado di riempire, confezionare ed inscatolare fino a 20.000 bottiglie l’ora”.
A proposito dell’India, nell’ambito del suo Piano di Sviluppo Sostenibile, l’azienda ha lanciato il progetto di acquisto equo-solidale e biologico di piante aromatiche in India. Si tratta di un progetto pilota di acquisto di erbe e spezie direttamente dai piccoli produttori locali, in un’ottica di responsabilità sociale, al fine di favorirne l’imprenditorialità grazie all’acquisto diretto di piante aromatiche ed alla creazione di un fondo di micro-finanza dedicato.
“La tecnologia ci ha aiutato negli anni e ci aiuta a mantenere l’eccellenza nella qualità e nelle performance industriali . Tecnologia avanzata, non invasiva, ma utilizzata con una chiara logica: cioè quella del rispetto della naturalità delle materie prime lavorate. Un esempio di progetto ecosostenibile è senz’altro la nuova linea, a partire dal 2010, di bottiglie più leggere in favore di una riduzione dell’impatto ambientale”.
Il futuro… Pierstefano Berta, direttore industriale delle Distellerie Fratelli Ramazzotti con ‘spirito’ sottolinea che il ‘ragionamento’ sul domani è ancora in atto, e che sicuramente si tratterà di un “cambiamento nella tradizione”, come è nella filosofia dell’azienda sin dalla sua nascita.