IL KARATE: UNO SPORT PER LA VITA
Nella miriade di specialità del karate c’è una ragazza veneta che da anni domina la scena mondiale. Si tratta della diciannovenne Margherita Piroi che, sul tatami di Caorle, si è laureata per la quinta volta campionessa mondiale Juniores di Shito ryu (Iku). Una disciplina dove l’atleta in pedana gareggia contro se stessa proponendo figure e movimenti rapidissimi che vengono vagliati da cinque giudici. Prima di Caorle, Margherita aveva dominato a San Paolo del Brasile nel 2010, a Gyor (Ungheria) nel 2011, a Novi Sad (Slovenia) nel 2012 e ai mondiale Senior di Porto Rose (Slovenia) nel 2013.
Quando hai iniziato questo sport?
Ho iniziato a praticare il karate quando avevo 5 anni e a livello agonistico a 13 anni, con il passare del tempo mi sono appassionata anche grazie ai risultati che via via riuscivo ad ottenere. Ad esempio mi aiuta ad affrontare gli esami di scuola, visto che le gare che disputo sono delle continue prove d’esame.
Come ti sei avvicinata e perché?
Inizialmente mi sono avvicinata al karate seguendo mia sorella maggiore iscritta in una palestra. In seguito lei ha lasciato, mentre io ho continuato. Mi sono appassionata subito a questa disciplina sportiva, che richiede tantissima concentrazione, perché la ritengo utile per affrontare meglio le difficoltà della vita. Inoltre, il maestro e il gruppo con cui ho iniziato sono stati molto motivanti e questo clima positivo mi ha entusiasmato sempre, anche negli anni a seguire.
Le filosofia alla base di questa disciplina?
Il karate è caratterizzato da una forte filosofia che sta alla base e nella palestra in cui ho iniziato valori e spirito di questa disciplina ci venivano trasmessi con grande convinzione. Crescendo sia anagraficamente che sportivamente ho unito il mio modo di essere – pensiero e valori – personalizzando la filosofia che mi lega. Anche ora sto attenta a preservare certe attitudini di pensiero – come la reazione a determinate tensioni – che ho applicato alla mia vita di tutti i giorni.
Quanto sacrificio comparta per te questa disciplina?
I sacrifici ci sono: basti pensare che io sono di Padova, ma mi alleno a Istrana di Treviso e da quest’anno studio all’Università di Ferrara. Inoltre, bisogna continuamente trovare le soddisfazioni che ti motivano, non essendo sport olimpico e quindi non particolarmente popolare, né particolarmente retribuito.
So per esempio che se andrò avanti non potrò farlo a livello professionista facendone un mestiere. Eppure in questo modo le soddisfazioni che ricevo sono più profonde perché nascono esclusivamente da me e da quello che io provo gareggiando.
Qual è il tuo allenamento tipo?
Fino all’anno scorso facevo quattro allenamenti alla settimana. Inizialmente, da piccoli, era maggiormente studio della tecnica. Puro Karate. Ora con l’attività agonista entra in gioco come componente anche la preparazione atletica. Da quest’anno a Ferrara faccio la preparazione atletica da sola, conoscendo ormai gli esercizi che mi servono. A casa nel fine settimana riesco a fare due o tre allenamenti di tecnica seguita dal mio maestro.
Un allenamento tipo dura dalle due ore alle due ore e mezza.
Raccontaci delle medaglie vinte… Quali ricordi con più emozione?
Ho già gareggiato in diversi campionati nazionali ed internazionali, vincendo 5 titoli mondiali della mia Federazione e un titolo europeo. Ricordo con emozione il mondiale in Brasile perché quando sono stata convocata inizialmente non riuscivo a crederci. Quando ho vinto il titolo è stato incredibile. Ci sono state anche gare in cui non
ho vinto ma ho avuto ugualmente la soddisfazione di sapere di aver
fatto una buona prestazione.
In Italia il karate non è tanto seguito dai media: ti importa?
Sì, infatti si tratta di uno sport molto praticato anche in Italia, che non ha ancora ottenuto a livello mediatico la visibilità che meriterebbe. Diciamo che se venisse riconosciuto come sport olimpico sarebbe già un grosso risultato. In realtà il karate è uno sport molto praticato sia dai giovani che dagli adulti. Il numero di iscritti, non a caso, è elevato. Quindi molte persone sono vicine a questo sport e alla filosofia sottesa. L’Italia nel karate come si presenta nei campionati mondiali? Va chiarito che nel karate ci sono tante federazioni. Io mi scontro con le atlete della mia federazione. Sembra che dall’anno prossimo ci sarà un mondiale unificato a cui parteciperà una selezione delle migliori atlete di tutte le federazioni.
Raccomanderesti questo sport ai ragazzi?
Sicuramente questo sport è adatto non solo ai ragazzi ma soprattutto ai bambini più piccoli, soprattutto dal punto di vista psicologico. C’è grande attenzione alla disciplina, alla concentrazione e alla determinazione personale. Inoltre, anche dal punto di vista fisico è consigliabile perché sviluppa incredibilmente la coordinazione, ed è uno sport simmetrico ovvero si usano egualmente tutte le parti del corpo. Quindi, è uno sport che ha grandi valori come il rispetto dell’avversario e insegna a creare un legame con tutti basato sulla stima. In aggiunta il karate è uno sport che puoi praticare a tutte le età, direi che uno sport ‘per la vita’. Anche mia madre lo sta praticando ora.
I tuoi hobby?
Oltre al karate senz’altro lo scoutismo in cui riconosco molti valori simili al mio sport. Soprattutto per quanto riguarda il rispetto per l’altro. Negli anni ho portato avanti i due percorsi in maniera unita, ed entrambi mi hanno aiutata a formare il carattere.
I tuoi obiettivi futuri?
Dopo i Mondiali Senior 2014 in Brasile e gli Europei tenutisi a Londra, sicuramente nuove gare e nuovi titoli. La prossima stagione entreranno a far parte della mia categoria numerose ragazze che oggi militano tra le Cadette, quindi nuove avversarie con cui mettersi alla prova. Inoltre, appena alcune settimane fa ho conseguito il titolo di allenatrice della federazione. Mi piacerebbe poter insegnare il karate in futuro. Come mi piacerebbe poter insegnare matematica. In realtà mi piacerebbe anche portare il karate negli ospedali ad aiutare i bambini malati, insegnando loro a combattere la malattia usando i valori di questo sport: progetto che già è in pratica negli Stati Uniti.