Il curling: non solo sport, ma anche scienza!

Il curling: non solo sport, ma anche scienza!

È stato uno degli sport più seguiti e apprezzati dagli spettatori delle Olimpiadi invernali di Sochi 2014: non si tratta di solo “sport”, ma anche di tecnica e calcolo. “Sì, ogni lancio viene eseguito dalla squadra al completo”, ce ne parla il campione italiano Joël Thierry Retornaz.

La storia del curling nel mondo…
Le sue origini si perdono in secoli lontani, ma la certezza della sua esistenza si ebbe nel 1511 grazie ad un’incisione trovata in Scozia e in seguito diventata famosa come la Stirling Stone. All’incirca nello stesso periodo, questo sport apparve nei quadri dei pittori fiamminghi Pieter Bruegel e Jacob Grimmer. Dal 1775 cominciarono a diffondersi pietre circolari con impugnatura di metallo e nel 1838, con la nascita del Royal Caledonian Club, si giunse alla definitiva standardizzazione della grandezza e della forma delle pietre di granito.
Il primo curling club fu fondato nel 1716 nello Stirlingshire (Scozia) e chiamato Curling di Kilstyth. Dal 1775 si iniziò a definire regole e tecniche e, nel 1838, venne redatto il primo regolamento dal Caledonian Curling Club.

Quando arriva questo sport in Italia?
In Italia la FISG (Federazione Italiana Sport del Ghiaccio) riconosce il curling come attività sportiva nel 1953. Eppure solo nel 1973 ci fu l’annessione del curling italiano alla fondazione W.C.F. (World Curling Federation). Oggigiorno si svolgono regolarmente campionati Assoluti, Europei, e Mondiali, e nel 1922 la W.C.F. è stata ammessa ai giochi Olimpici con la prima apparizione a Nagano in Giappone nel 1998. La prima apparizione Italiana è stata durante le Olimpiadi Invernali di Torino 2006.

Qual è l’essenza del curling, la sua caratteristica più importante e coinvolgente?
Le peculiarità di questa disciplina: grande capacità di concentrarsi al massimo, conoscenza e controllo del proprio corpo e quel tocco in più che ti permette di sentire il tiro mentre lo stai eseguendo. La combinazione di queste tre cose è ciò che rende un buon giocatore un campione.

Strategia e gioco di squadra determinano il percorso ideale e il posizionamento della pietra in ogni lancio…
Sì, ogni lancio viene eseguito dalla squadra al completo. Se vogliamo fare le percentuali: il 60% di responsabilità è del lanciatore, il 30% degli scopatori e il 10% dello skip che guarda la direzione e chiama la scopata.

Per la strategia e la tattica applicata questo sport è soprannominato “scacchi sul ghiaccio”…
Esatto! È una sorta di scacchi sul ghiaccio perché la componente tattico-strategica è fondamentale. L’unica diversità, non di poco conto, è che a differenza degli scacchi, nel curling le “pedine” vanno lanciate su una superficie ghiacciata da 46 metri di distanza, quindi non è detto che arrivino esattamente nel punto desiderato. Per questo motivo la strategia può subire variazioni in corsa.

Quanto conta la componente tecnologica in questa disciplina sportiva?
È uno sport con origini antiche e la tecnologia ad oggi non ha influito molto.

Cosa servirebbe per promuovere maggiormente questo sport in Italia?
Maggior sostegno da parte delle Federazioni, maggior interesse da parte di sponsor e la possibilità di poter avere atleti nei gruppi sportivi militari.

Voi agonisti di oggi siete praticamente i pionieri del curling in Italia: che riscontro d’interesse avete sul territorio?
Oscillante, tanto interesse dopo ogni edizione delle Olimpiadi che va poi a calare dopo poco tempo.

Cosa è cambiato per questo sport dopo le Olimpiadi?
Non molto a livello di numeri di praticanti, sicuramente molto più interesse. Oggi per lo meno se si parla di curling la gente sa cos’è.

Quali sono i progetti futuri?
Cercare di confermare la leadership della società Trentino Curling sul piano nazionale e provare ad affermarsi anche a livello internazionale.