IBM: storia di un secolo di tecnologia e conoscenza
IBM – una storia lunga un secolo, quasi quanto la storia dell’information Technology. Cosa significa essere innovatori oggi per un’azienda che ha assistito e ha cavalcato così tante evoluzioni? Quale il valore aggiunto che fa di iBM ancora un leader in questo settore?
IBM ci dice che la tecnologia rappresenta molto più della sequenza di scoperte, invenzioni e strumenti che pur hanno segnato il Novecento. L’Information Technology infatti ha avuto e ha un ruolo più profondo, come scienza e come componente pervasiva del modo in cui il mondo funziona. IBM è stata un leader in ogni dimensione cominciando con il costruire orologi, bilance, persino affettatrici, insieme alle tabulatrici a schede perforate. Ma, ecco il segreto, non si è mai identifi cata con uno specifi co prodotto o una tecnologia perché mai ha smesso di reinventarsi, pur conservando immutati i valori che hanno nella dedizione al successo di ogni cliente uno dei pilastri…
Quale il ‘futuro’ delle tecnologie per IBM?
Sono tre, secondo i nostri esperti, le discontinuità tecnologiche di cui già si avvertono segnali e da cui è atteso un forte impatto, nel futuro, sul business e sulla stessa vita delle persone. La prima chiama in causa i nano-device. Attualmente, cosa non banale di per sé, i chip sono dotati di alcuni miliardi di transistor che fra non molto diventeranno triliardi. Ma i campi di applicazione della nanotecnologia spaziano altrove: per esempio, IBM ha gia costruito un dispositivo simile a un transistor con una “nanoporta” attraverso cui può passare una singola stringa di DNA. E poiché ogni suo elemento è provvisto di una carica elettrica, si è capito che le stringhe non solo possono essere spostate ma tradotte in impulsi elettrici. Questo apre la strada alla personalizzazione delle terapie, partendo proprio dal DNA della singola persona, e quindi alla medicina individuale. La seconda discontinuità chiama in causa l’enorme crescita dei dati causata dalla incessante espansione dei processi di business e ancor più, come abbiamo visto, dal moltiplicarsi dei dispositivi in rete in comunicazione tra loro. A questo corrisponde una moltiplicazione delle informazioni prodotte e trasmesse alla velocità delle macchine, con ritmi equivalenti a centinaia di gigabyte al secondo, intorno ai quali le decisioni devono essere prese nel giro di microsecondi. La conseguenza, ecco il terzo salto, è che buona parte delle tecnologie sviluppate in passato non sono più adeguate a tali dimensioni e a tale rapidità. Il sistema Watson, cui ho prima accennato, ha due secondi o poco più per cercare tra una quantità di dati pari a quella contenuta in milioni di fonti, ed elaborare la risposta. Ma quello che in realtà deve fare – l’analisi statistica, la ricerca – va compiuta nel giro di millisecondi. In defi nitiva, stiamo entrando in una nuova epoca: quella in cui c’è un’enorme potenza di elaborazione, una capacità di analisi e di calcolo matematico inimmaginabili fi no a poco tempo fa e un insieme di dati, su scala planetaria, disponibili in forma digitale. Sia che si guardi all’infi nitamente piccolo sia a ogni fenomeno che ci circonda siamo in procinto di realizzare cose che credevamo appartenere alla fantascienza.