FRIULI INNOVAZIONE: UNA REALTÀ AL SERVIZIO DEL TERRITORIO
Creare un parco scientifico e tecnologico e insediarlo su un territorio significa vivere direttamente il confronto con imprese e realtà che su quel territorio cercano di sopravvivere e crescere, condividere conoscenze, e gestire la naturale connessione con il sistema regionale della ricerca e l’accesso a un network selezionato di istituzioni, finanziatori, centri di ricerca e imprese. Intervista a Fabio Feruglio, direttore di Friuli Innovazione.
Direttore, quando e perché nasce Friuli Innovazione?
Friuli Innovazione (oggi Società consortile a responsabilità limitata, mista pubblico/privato) nasce nel 1999 su iniziativa dell’Università degli Studi di Udine, di Confindustria Udine, del Centro ricerche Fiat, di Agemont, dell’Unione degli industriali di Pordenone e della Fondazione Crup, con l’obiettivo di mettere in comunicazione il mondo della ricerca e il sistema economico friulano. La mission è quella di favorire l’incontro tra ricercatori e imprese e l’impiego industriale dei risultati scientifici e tecnologici prodotti in laboratorio. Dal 2005 la Regione ha affidato a Friuli Innovazione anche la gestione del nuovo Parco scientifico e tecnologico Luigi Danieli, creato nella zona industriale udinese. Da allora è costante e significativa la crescita annuale del volume di attività, dei servizi forniti e dei progetti nazionali e internazionali a cui partecipiamo. La nostra mission è essere connessi con il mondo e attivare azioni che abbiano ricadute sul territorio. Dal 2009 la Regione ci ha anche chiamati ad essere coordinatori dei diversi parchi tecnologici del Friuli Venezia Giulia.
Ci parli delle eccellenze di Friuli Innovazione: qualche numero…
Il Parco scientifico e tecnologico Luigi Danieli si estende su una superficie di 80.000 metri quadri, di cui 60.000 di aree verdi, con 6.400 metri quadri di edifici e 5.500 di parcheggio. Uffici e laboratori immersi nella natura, architetture in equilibrio con l’ambiente, sale riunioni e convegni, luoghi dedicati ad attività formative e culturali. La posizione del Parco è logisticamente invidiabile: al centro dell’Europa, nel cuore di una regione vocata all’innovazione e all’integrazione e facilmente raggiungibile, essendo a pochi minuti dalla rete autostradale e accessibile da più aeroporti internazionali (Trieste, Venezia, Lubiana e Klagenfurt). Friuli Innovazione è costantemente impegnato a creare opportunità di sviluppo, crescita competitiva, occasioni di trasferimento di know-how e risultati della ricerca. Nel 2013 sono state realizzate più di 230 consulenze di trasferimento tecnologico, una sessantina tra seminari, convegni e conferenze stampa che hanno visto la partecipazione di circa 700 persone, abbiamo scritto numerose proposte progettuali presentate su bandi europei e nazionali. Inoltre, si è concluso il progetto di ampliamento del Parco: un momento fondamentale di crescita per Friuli Innovazione, con l’inaugurazione di 3 nuovi edifici che consentiranno di accogliere una cinquantina di imprese e laboratori di ricerca. Il nuovo complesso è stato realizzato all’insegna del rispetto per l’ambiente e del risparmio energetico. Un altro risultato importantissimo è stata la certificazione dell’incubatore Techno Seed, tra i primi a livello nazionale. In Techno Seed abbiamo valutato più di 300 idee di business e un centinaio di business plan; dal 2005 abbiamo formato quasi 2.000 persone in materie che riguardano l’imprenditorialità e supportato la costituzione di una trentina di start up, tutte ancora sul mercato e che hanno creato centinaia di posti di lavoro.
Dove trovate i fondi per fare tutte queste attività?
Facciamo tutto questo finanziandoci principalmente (80%) attraverso la partecipazione a bandi europei, nazionali e regionali, ovvero attraverso meccanismi competitivi che selezionano i migliori progetti e le migliori partnership. La parte restante deriva dall’erogazione di servizi a chi si insedia al Parco, da consulenze specialistiche e commesse di ricerca commissionate dalle imprese al nostro Laboratorio di Metallurgia e Tecnologia delle Superfici e dei Materiali Avanzati. Friuli Innovazione non ha un fondo di finanziamento ordinario alimentato sistematicamente dallo Stato o dalla Regione, come di norma succede per tutte le organizzazioni simili alla nostra. In generale, ci posizioniamo su un valore annuo medio di circa 2 milioni di euro di ricavi, che ci servono per erogare i servizi di trasferimento tecnologico, ricerca di finanziamenti e supporto all’avvio di nuove imprese attraverso l’incubatore. È un modello di funzionamento virtuoso, ma complicato da sostenere, poiché dipende dalla disponibilità dei bandi – che non ci sono sempre – e dalla nostra capacità di vincerli. Inoltre, l’impegno preponderante sulla scrittura, esecuzione e rendicontazione di progetti non ci permette di avviare azioni sistematiche nel medio periodo, che non rischino di esaurirsi con il singolo progetto, anche quando è di grande interesse per le imprese e di successo in termini di risultati conseguiti.
Friuli Innovazione è un provato intercettatore di finanziamenti, anche comunitari…
Sì, su molti fronti: sia per quanto concerne i fondi strutturali, sia nel caso di iniziative a gestione diretta della Commissione Europea. Dal 2009 siamo, per esempio, l’unico ente intermediario regionale dell’iniziativa Erasmus per Giovani Imprenditori. Abbiamo gestito più di 140 scambi a livello europeo, facendo incontrare aspiranti imprenditori e imprenditori già affermati di diversi Paesi e mettendo a disposizione pratiche aziendali fino a sei mesi nelle imprese di interesse, di cui circa 15 hanno direttamente riguardato la nostra Regione. La nostra lunga esperienza in questo campo ci ha consentito di costruire un solido ed esteso network di relazioni, che mettiamo a disposizione delle imprese insediate e di quelle che supportiamo. Solo in Europa abbiamo contatti con 400 organizzazioni con le quali abbiamo scritto almeno un progetto assieme.
Quali sono le politiche attive di Friuli Innovazione a favore dell’impresa?
Facciamo soprattutto azioni mirate alle imprese, rivolgendoci prevalentemente alle PMI, cercando di intercettarne le necessità e individuando quei progetti in essere in centri di ricerca che possano dare le soluzioni. Incrociamo di fatto domanda e offerta. Quindi, prevalentemente ci prendiamo l’incarico di mettere in contatto le PMI con ricercatori in grado di offrire soluzioni alle necessità espresse; selezioniamo e intercettiamo bandi di finanziamento (regionali, nazionali ed europei), offrendo consulenza per la redazione dei progetti e gestendo anche la fase di rendicontazione. Inoltre il compito che Friuli Innovazione si è dato è quello di assistere neoimprenditori, aziende e ricercatori nello sviluppo di idee di business innovative e ad alto contenuto tecnologico mediante il reperimento di partner e finanziamenti, l’avvio di nuove imprese, l’incubazione e l’insediamento al Parco Luigi Danieli di Udine. I servizi che offriamo sono orientati su alcuni settori strategici per l’economia e il sistema della ricerca regionale, ovvero l’extended Ict (Information and Communication Technology e anche domotica, meccatronica, sensoristica, e-health, ecc.), le biotecnologie, la metallurgia e la tecnologia delle superfici e dei materiali avanzati, il legno, l’energia e l’ambiente. Senza, però, perdere di vista quanto succede fuori dal nostro territorio attraverso la partecipazione a progetti europei e ad altre iniziative che favoriscono l’internazionalizzazione delle imprese e del talento friulano. Questi servizi forniti da Friuli Innovazione non costano nulla all’aspirante imprenditore ma richiedono massimo impegno, serietà e motivazione. Per dare un contributo maggiore allo sviluppo complessivo del nostro territorio auspichiamo che si abbandoni sempre di più la logica dei bandi e si evolva in un sistema con una visione a medio e lungo termine per lo sviluppo d’innovazione, che premi quelle realtà dove i risultati – oggettivamente misurabili – ci sono. Ma per farlo servirebbe ci fosse finalmente una politica industriale, nazionale ed anche territoriale che porti avanti questo pensiero e una logica strettamente meritocratica per la destinazione delle risorse.
L’innovazione può essere una leva determinante per il rilancio del sistema produttivo italiano?
Nel nostro Paese ci facciamo sempre sorprendere dal futuro. È invece fondamentale intercettare spunti, idee e segnali che ci anticipano il futuro per porci interrogativi e guardare oltre su tematiche cruciali, e far rinascere in chi l’ha persa la voglia della sfida, con una visione più ampia. Accanto all’innovazione tecnologica c’è, infatti, l’innovazione nel modello di business ovvero la capacità di ripensare la propria organizzazione, i servizi offerti ai clienti e al mercato. Dobbiamo però passare da una fase contemplativa in cui i più parlano di innovazione ma non la praticano o non la supportano con concrete azioni di politica industriale, ad una fase esecutiva dove la voglia di fare va guidata e assecondata, non frustrata perché di innovazione, ricerca applicata, trasferimento tecnologico ne stiamo solo parlando come di ricette miracolose.