EDITORIALE – NUMERO 9
di Gian Nello Piccoli
“Non tutte le prigioni hanno le sbarre: molte sono meno evidenti ed è difficile evadere perché non sappiamo di esserne prigionieri. Sono le prigioni dei nostri automatismi culturali che castrano l’immaginazione, fonte di creatività”.
Nella seconda metà del Novecento scriveva così il noto biologo e filosofo Henry Laborite e da questa citazione oggi ripartiamo per affrontare un tema splendido, ricco e allo stesso tempo complesso.
Creatività: in questo numero di Logyn parliamo di questa dote come scienza, arte, cultura e infine come capacità di fare business.
Perché in un mercato sempre più complesso sono i creativi che intercettano collegamenti impossibili e trovano soluzioni. Grazie ad un intuito personale, ma anche a tecnica e studio, i creativi riescono ad andare “oltre” le difficoltà e le regole scritte. Perché sono “visionari”, la loro dimensione ideale è il “domani”; e questa capacità salverà il nostro Paese.
In Italia sono più di 2 milioni i professionisti che operano in tutti gli ambiti delle professioni creative – praticamente 1 italiano su 30. In molti casi operano come professionisti autonomi, ma rappresentano anche il cuore produttivo di 350.000 aziende. Non hanno un nome definito, possiedono un alto livello di formazione, conoscono altre lingue e hanno frequenti interscambi con l’estero; sono attivi in tutto il territorio nazionale e a volte sono ignorati da governo e istituzioni.
La convinzione mia, ma non solo, è che in Italia si debba tornare a riconoscere la creatività e a darle il giusto valore, per aiutare il Paese a ritrovare la sua posizione ideale nel contesto internazionale.
All’estero, infatti, cercano il made in Italy in tutti i campi come espressione massima della creatività. In Italia, invece, si tende a restare ancorati a vecchi schemi che rifuggono il cambiamento e l’innovazione.
Ma cosa possiamo e dobbiamo fare noi per cambiare questo trend? Questa è la domanda e la sfida!