Editoriale – numero 5
di Gian Nello Piccoli
C’è chi dice che l’Italia sia un Paese senza futuro.
Che dietro l’angolo ci aspetti un ineluttabile declino, la perdita di posizioni nella competizione internazionale.
Tesi che trova il sostegno di fonti autorevoli, nazionali e internazionali: “il modello di specializzazione dell’Italia è molto simile a quello di Paesi emergenti come la Cina – dice l’ultimo rapporto, datato 4 aprile 2013, dedicato al nostro Paese dalla Commissione Europea – con la maggior parte del valore aggiunto in settori tradizionali a bassa tecnologia, principalmente a causa della limitata capacità innovativa delle imprese italiane”.
Ma l’Italia è davvero questa: scarsamente innovativa, in competizione al ribasso con i Paesi emergenti?
Sì e no: esistono nel nostro Paese due marce diverse. Da una parte ci sono imprese che stentano a sopravvivere nel mercato interno, ancora incentrate su logiche del passato. Nel contempo ci sono le
preziose e positive testimonianze di PMI che hanno innovato, comprendendo come la tecnologia sia fattore imprescindibile per la sopravvivenza e leva strategica per la trasformazione e il rilancio nei nuovi mercati.
A questi esempi, eccellenze del Made in Italy, vogliamo dedicare questo nuovo anno per ricordare che fa parte del nostro DNA sapere reagire agli eventi usando creatività e duttilità, unite a valori imprenditoriali forti che permettono al sistema italiano di funzionare ancora, nonostante tutto.
Le associazioni di categoria, al centro di Logyn n.05, nascono nel Medioevo e da allora lavorano per tutelare la qualità dei nostri prodotti e della nostra imprenditorialità. A loro, attraverso le parole dei rappresentanti, il compito di spiegare perché dobbiamo ancora credere nel nostro “fare impresa”.