Editoriale – numero 1
di Gian Nello Piccoli
La sicurezza è un sentimento universalmente riconosciuto: sia che si origini da una ragione reale sia che si tratti di percezione.
Il sentimento reale si fonda sulla scienza dei numeri: riguarda le probabilità che si verifichino possibili rischi e si discuta sull’efficacia delle misure di protezione da adottare concretamente. Ma la sicurezza è anche un modo di sentire, un feeling, che non si basa solo su calcoli matematici ma sulle reazioni psicologiche ai rischi e alle misure di protezione.
Quando si affronta un problema di sicurezza è necessario porsi una domanda fondamentale: chi o cosa deve essere protetto? La risposta alla domanda potrebbe essere: beni tangibili e documenti, oppure beni immateriali come la privacy, i segreti industriali, la riservatezza delle conversazioni.
Spionaggio, hacktivismo e super virus: le minacce più forti.
A fine 2011, quasi un’impresa su quattro (22%) ha subito una violazione della sicurezza e il 21% ha affrontato problemi attinenti la sicurezza dei dispositivi mobili. E anche nel prossimo anno, fughe di dati e problemi relativi al personale saranno in cima alla lista delle questioni IT (fonte ISACA – Serving IT Governance Professionals).
Nell’ambito delle tecnologie la sicurezza gioca, quindi, un ruolo fondamentale. Non sempre si riesce a focalizzare quali siano i pericoli, come e dove affrontarli. Siamo ancora in un ambito non del tutto esplorato: e i rischi restano spesso nella sfera dell’intangibile.
Inoltre, il grande sviluppo delle tecnologie fa si che le minacce siano sempre più evolute e difficili da identificare, di conseguenza anche le “soluzioni” debbano essere in continuo divenire.
Come strade libere da tracciare in base al profilo dei nuovi bisogni.