DANIELE LAGO: ESSERE GENIALI E IMPRENDITORI INSIEME

DANIELE LAGO: ESSERE GENIALI E IMPRENDITORI INSIEME

Daniele Lago, classe ’72, ci racconta la sua personale esperienza e filosofia. Ultimo di dieci figli, Daniele è entrato molto giovane nell’azienda di famiglia, dove si è occupato inizialmente di progetto e immagine. Imprenditore e designer entusiasta e dai molteplici interessi, è arrivato in breve tempo alla guida dell’azienda, di cui oggi è Amministratore Delegato e Head of Design. Sotto la sua direzione, Lago si è trasformata in una realtà industriale moderna ed evoluta, dove produzione, design e comunicazione si fondono in un’unica strategia per il miglioramento della qualità dell’abitare quotidiano.

Cos’è per Lei la creatività? Un’arte, una scienza o puro istinto?
È una domanda molto impegnativa e si può rispondere in molti modi. La creatività è sicuramente legata ai tempi, agli umori e alle emozioni, ma anche ai bioritmi delle persone. Insomma un insieme di fattori molteplici che rendono ardua una vera definizione. Non a caso, non esiste un meccanismo scientificamente provato che ti permette di essere creativo sempre quando serve e sempre quando ti concentri; ma esistono delle fasi della vita, o anche dei momenti della giornata in cui si è maggiormente predisposti a ricevere gli input esterni e ad essere creativi. Da lì bisogna poi saper concretizzare idee ed intuizioni in progetti reali e concreti, che possono essere più o meno rilevanti per la società, ma che sicuramente sono strettamente connessi con il tuo “essere in quel momento”. Quindi, stiamo parlando di una tematica complessa e non delineata!

Quali sono le condizioni migliori per favorire il processo creativo?
Io credo che la creatività arrivi proprio dalle complessità e dagli ostacoli. Non è una dote figlia delle “pance piene”. Anzi, è una curiosità che ti porta ad esplorare soluzioni ardue per trovare risposte a problemi impellenti. Soluzioni che forse sono anche “infantili”, che rappresentano lo sguardo del “bambino” che è in noi e che ci permettono di guardare il mondo senza preconcetti sollevandoci anche l’animo. È, senz’altro, la capacità “innata” di far fare dei percorsi diversi ai pensieri e alle sinapsi che collegano le cellule del pensiero. Insomma, potremmo parlare per tanto tempo della creatività senza riuscire a esaurire appieno l’argomento.

A chi appartiene la creatività secondo Lei?
Sicuramente la creatività non è allocabile a delle discipline specifiche e non appartiene a delle figure professionali definite; anzi, va e può essere alimentata da chiunque. È anche vero che è collegata al talento personale e a certe condizioni di nascita, insomma conta il DNA. Si può allenare l’approccio a certe formulazioni del pensiero, ma il talento è innato. Infatti, accade spesso che certi studenti scelgono percorsi di studio legati alla creatività e solo alla fine si rendano conto che non hanno il talento adeguato, qualcosa che non può essere costruita attraverso il solo apprendimento ma che attraverso questo deve essere esercitata. L’esperienza di vita insegna, poi, metodi di approccio al problema che aiutano a gestire meglio la vena creativa. La creatività ha dunque bisogno di una sua organizzazione, altrimenti sono pensieri sparsi che possono perdersi nel nulla.

Lei come vive questo talento?
Io, da imprenditore, vivo la creatività come un’esperienza assolutamente naturale: una forza che mi dà energia e una dimensione che mi fa sentire più vivo. È un regalo, una dote! Io posso dire di avere avuto la fortuna di convogliare la creatività in un modello imprenditoriale che piace.

In Lago come cerca di stimolare lo sviluppo della creatività?
Io parlo, racconto e stimolo il confronto delle idee e il dialogo tra le persone che lavorano nell’azienda. A volte inserisco nel brainstorming anche un elemento di contrasto per stimolare le soluzioni più inimmaginabili. Dò un’impronta particolare alle riunioni, rendendo la sfida “cerebrale”, un valore aggiunto e di stimolo. In Lago produciamo, alla fine, tante idee e non tutte vengono concretizzate. Ma va bene lo stesso!

Creatività nel design… ci sono regole?
La creatività è creatività: non esistono ambiti professionali preferenziali nell’approccio alla materia. Nel design ci sono delle competenze specifiche che entrano in gioco in un secondo momento quando la “scintilla” è scoccata e serve concretizzarla in concept e prodotti. Progettare un mobile di design, o una struttura architettonica, è solo il momento successivo! Certo è che l’esperienza serve proprio nell’atto di concretizzazione. Non sempre tutte le idee sono traducibili in prodotti e in prodotti di successo. E soprattutto c’è da sottolineare che bisogna ricordarsi sempre che “sei tu stesso il tuo primo cliente”: ovvero devi creare qualcosa che piaccia principalmente a te! E ti deve piacere di “pancia”. Fare il designer oggi, poi, significa soprattutto fare il sociologo, ovvero saper interpretare gli stimoli esterni e le tendenze e creare qualcosa che abbia impatto sul mondo.

Creatività e innovazione: come si influenzano e chi traina l’altra?
Direi che si nutrono a vicenda. Una è connessa con l’altra. La creatività è innovazione. Ovviamente più spingi la creatività in terreni innovativi e non conosciuti e più porti a casa rischi. Ma questo è inevitabile. Un’icona simbolo della creatività italiana, secondo Lei… Leonardo Da Vinci, anche se è scontato dirlo! Ma anche Carmelo Bene. Noi italiani abbiamo nel DNA una grande creatività. Abbiamo una capacità del tutto rara di collegare lo scibile per farlo diventare una creazione completa. Perché le creazioni devono avere anche significati.

Quali sono le sfide che le aziende come la Sua affrontano oggi per rompere gli schemi eppure “stare” bene sul mercato?
La sfida maggiore è senz’altro quella culturale. Soprattutto nel campo del Design sei vincente solo se hai la cultura adeguata, che in questo millennio significa soprattutto indipendenza e apertura. L’impresa, aprendosi al territorio, può contribuire con il proprio “sapere” ad accrescere la cifra culturale dello stesso, per questo Lago ha realizzato parecchi progetti per il territorio in condivisione con esso.

Anche il made in Italy in alcuni casi non traina più: si tratta di crisi economica generalizzata o crisi di personalità?
Il made in Italy in parte sta subendo gli effetti della crisi, ma sicuramente ha ancora in sè un potenziale molto alto, che però il sistema Italia non riesce a capitalizzare. Perché negli ultimi anni abbiamo perso la “bussola” che segna la direzione!

Il futuro della creatività italiana?
La crisi è un grande pusher per i creativi, perché mette in discussione tutto. Quindi il futuro sarà interessante!