DALLE SCIENZE UMANE ALLE SCIENZE TECNOLOGICHE: IL PASSATO E IL FUTURO DELLA RICERCA
L’Università degli Studi di Padova è fra le più antiche del mondo, fondata nel 1222, oggi conta oltre 65mila studenti e più di 2.400 docenti. Sulla base dei risultati dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca), Padova è prima tra gli atenei italiani in 7 aree scientifiche: Fisica, Scienze della Terra, Biologia, Medicina, Agraria e Veterinaria, Ingegneria Industriale e dell’Informazione, Economia e Statistica.
L’Università degli Studi di Padova è riconosciuta nel mondo come scuola d’eccellenza? A cosa si deve questo risultato?
Credo che questo risultato sia il frutto di una politica che ha sempre promosso la massima integrazione tra attività formative ed attività di ricerca. La ricerca scientifica negli ultimi anni è stata supportata anche da cospicui contributi provenienti dal proprio bilancio. L’eccellenza nella didattica si è in particolare concretizzata nell’istituzione, nel 2004, della Scuola Galileiana di Studi Superiori, che a pochi anni dalla sua istituzione ha raggiunto un notevole prestigio a livello nazionale.
In cosa si distingue in particolar modo?
L’Ateneo è fedele al suo carattere di Gymnasium Omnium Disciplinarum e persegue una strategia di equilibrato sviluppo delle sue tre macro-aree disciplinari: quella delle scienze esatte ed ingegneria, quella delle scienze della vita e quella delle scienze umane e sociali. Pur nell’ambito di stretti vincoli di bilancio, negli ultimi anni si è intensamente lavorato, anche in collaborazione con l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio, per migliorare i servizi agli studenti; sono stati recentemente completati un grande complesso didattico per la biologia e la biomedicina e la cosiddetta “Cittadella dello Studente”, che include tra l’altro un’ampia e moderna residenza.
Non solo offerta formativa di qualità, ma anche opportunità in termini di contatti con il privato per l’Università di Padova…
Il nostro Stage and Career Service costituisce un ponte efficace con le aziende: nello scorso anno accademico sono stati organizzati circa 15.000 stage e tirocinii, sia in Italia che all’estero. È stato creato un database di circa 25.000 aziende ed enti. Ogni anno si svolge la manifestazione “Università aperta” in cui circa un centinaio di aziende interagisce con migliaia di studenti e neolaureati.
Avete formule particolari per identificare studenti capaci?
L’Ateneo organizza da diversi anni il premio Start Cup Veneto, in collaborazione con gli altri atenei veneti. Inoltre, in collaborazione con Confindustria Padova e il Parco Scientifico Tecnologico Galileo, ha creato una Business Angel Network. L’Ateneo supporta inoltre numerose iniziative studentesche di promozione dell’imprenditorialità e del lavoro di gruppo.
E nel futuro…
L’Ateneo mira a qualificarsi come una moderna “Research University”. I principali obiettivi strategici sono: offrire un contributo distintivo in termini di diffusione dei saperi, formazione di capitale umano e trasferimento di risultati scientifici e culturali utili al territorio e alla comunità tutta per uno sviluppo economico, sociale e culturale sostenibile; fornire un’offerta didattica di elevata qualità ad ampio spettro disciplinare, in particolare nelle lauree magistrali e nei dottorati, favorendo sinergie fra le diverse discipline anche attraverso un’efficace strutturazione e valorizzazione delle Scuole di Ateneo; rafforzare la vocazione internazionale dell’Ateneo e creare relazioni internazionali efficaci e durature; aumentare l’attrattività verso studenti, ricercatori e professori di elevata qualità, dall’estero e da aree regionali diverse dal Veneto; potenziare la realizzazione di progetti di ricerca innovativi e competitivi a livello internazionale; adeguare l’organizzazione dell’amministrazione e i processi organizzativi e gestionali alle nuove esigenze dell’Ateneo; come conseguenza di queste azioni, migliorare la posizione nei ranking internazionali.
State investendo anche per attrarre giovani da altri Paesi?
Sì, è uno dei nostri obiettivi strategici. Abbiamo già alcuni corsi di studio interamente offerti in lingua veicolare e intendiamo ampliare l’offerta; stiamo semplificando le procedure per l’iscrizione e soprattutto per la partecipazione a selezioni di ammissione e prove di concorso. Abbiamo un International Welcome Office che aiuta efficacemente gli studenti stranieri nel loro inserimento nell’Ateneo e nella città.
Padova e la ricerca…
Qui la risposta è particolarmente semplice: sulla base dei risultati della recentissima Valutazione della Qualità della Ricerca da parte dell’ANVUR, Padova è risultato il primo tra i grandi atenei d’Italia in ben sette aree scientifiche: Fisica, Scienze della Terra, Biologia, Medicina, Agraria e Veterinaria, Ingegneria Industriale e dell’Informazione, Economia e Statistica. Per confronto, nessun altro ateneo in Italia ha ottenuto il primato in più di una area scientifica. È inoltre significativo l’incremento di produttività dei ricercatori reclutati negli ultimi anni.
L’università italiana attuale sta vivendo una fase di ripensamento dei propri modelli… che ne pensa?
L’Università di Padova si è adeguata tra le prime in Italia alle norme della legge di riforma 240/2010. I dipartimenti sono stati ridotti da 65 a 32, sono state soppresse le facoltà, sono state create 8 nuove scuole, sono stati creati 12 poli multifunzionali di servizi. Abbiamo già introdotto il Bilancio Unico di Ateneo e siamo pronti a partire dall’anno prossimo con la contabilità economico-patrimoniale. Nel complesso, un enorme sforzo di riorganizzazione.
Spesso si discute sulle opportunità che offrono alcuni atenei, rispetto ad altri. Un Suo commento.
L’Università di Padova offre ai suoi studenti strutture didattiche complessivamente adeguate alle esigenze formative, un corpo docente formato in maggioranza da professori e ricercatori interni, una città di medie dimensioni in cui l’Università è fortemente integrata nel tessuto urbano.
Il gap tra università e impresa: come colmarlo?
Certamente i rapporti tra università e imprese possono essere migliorati, sia da parte degli atenei, con una maggiore attenzione alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro, sia da parte delle aziende con una maggiore propensione all’innovazione sia di prodotto che di processo e con una maggiore consapevolezza della necessità di assumere laureati di alto livello, in particolare dottori di ricerca, per vincere sul terreno della competizione globale.
Come si immagina il sistema universitario italiano nel futuro prossimo?
Mi auguro che a livello politico cresca la consapevolezza che l’Italia può uscire dall’attuale crisi soltanto investendo molto sul suo “capitale umano” e quindi sulla formazione a tutti i livelli. Il sistema universitario può migliorare, non attraverso nuove riforme (ne abbiamo già avute abbastanza negli ultimi decenni), ma attraverso maggiori risorse, sia di origine ministeriale che europea o privata, unite ad una razionalizzazione dell’attuale sistema.
L’innovazione passa ancora rigorosamente dall’università?
Non sarei così drastico, le aziende e gli enti pubblici di ricerca possono e devono essere anch’essi forti poli di innovazione. Ritengo invece che sia essenziale promuovere forti sinergie tra questi attori dell’innovazione, soprattutto sui progetti che richiedono grossi investimenti pluriennali. L’università possiede certamente le competenze per dare un decisivo contributo al progresso del Paese.
Il ruolo dei servizi informatici e in generale dell’IT nell’Università di Padova?
La nostra Università investe sistematicamente e significativamente per assicurare infrastrutture e servizi informatici in supporto alla didattica, alla ricerca e all’amministrazione. Con decine di migliaia di studenti e tanti e diversi stakeholder interni ed esterni, l’efficienza delle funzioni applicative digitali deve coniugarsi con la trasparenza dei processi, garantendo al contempo la massima sicurezza delle informazioni. Particolarmente strategiche nell’area IT sono attualmente le attività di “dematerializzazione”, interpretata non solo come sostituzione del documento cartaceo, ma anche come occasione per una profonda revisione e ottimizzazione dei processi, per creare un reale vantaggio competitivo negli ambiti istituzionalmente centrali della didattica e della ricerca.