DALLA SICUREZZA ALLA SALUTE, IL PASSO DA FARE

DALLA SICUREZZA ALLA SALUTE, IL PASSO DA FARE

Il medico del lavoro può aiutare l’azienda a cogliere un’opportunità importante: garantire la sicurezza sul luogo di lavoro e al tempo stesso promuovere la cultura della prevenzione. Il Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (DLgs 81/08) identifica nel medico del lavoro aziendale la figura che collabora alla attuazione di programmi volontari di promozione della salute, secondo i principi della responsabilità sociale.

Sul piano formale, quindi, gli interventi di promozione della salute sul lavoro si differenziano dagli adempimenti obbligatori di prevenzione in quanto le iniziative sono su base volontaria, nell’ottica di coniugare etica e mercato, e nel rispetto di una normativa sul tema voluta dalla Comunità Europea. La Carta di Ottawa sottoscritta nel 1986 dagli Stati appartenenti all’OMS ha definito la promozione della salute come “il processo che consente alle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria salute e di migliorarla”.

Come si può attuare in pratica la promozione della salute nei luoghi di lavoro?
Si attua con interventi di informazione/educazione ad evitare i rischi legati ad abitudini, stili di vita e comportamenti dannosi, come ad esempio il fumo, l’alcool, l’alimentazione scorretta, la sedentarietà, ma anche su temi che riguardano l’organizzazione del lavoro e quindi l’ergonomia, il rumore, i turni di lavoro. L’azienda è investita di responsabilità sociale ed etica e quindi dovrebbe essere motivata ad incentivare la promozione della salute, il miglioramento degli stili di vita, l’accrescimento del benessere del lavoratore e contribuendo anche allo sviluppo sociale ed economico della Comunità.

Che ruolo ha il medico del lavoro in questo contesto?
Il medico competente ha un ruolo fondamentale e specifico, che è quello di attuare gli interventi di informazione ed educazione citati, a livello individuale e collettivo, e di supportare programmi aziendali o pubblici di tutela della salute. In questo contesto è da ricordare anche un altro concetto, molto attinente ai suoi compiti, che è quello di promuovere il lavoro come fattore di salute. Come attesta la letteratura scientifica, infatti, compito del medico competente è quello di assicurarsi che la singola persona possa operare senza che lo specifico lavoro che svolge provochi un danno alla sua sicurezza e salute. Questa attività di promozione del lavoro ben si coniuga con l’attività di tutela della sicurezza e della salute del lavoratore che il medico svolge come compito istituzionale, soprattutto alla luce dell’allungamento dell’età lavorativa. Essendosi prolungata l’età media della popolazione al lavoro, aumentano le probabilità di incontrare soggetti “fragili” o con patologie croniche e degenerative come artropatie, cardiopatie, diabete, e altre, ancora operativi in azienda.

Il ruolo del medico in azienda viene colto a pieno nella prevenzione della salute?
Talvolta lo svolgimento della sorveglianza sanitaria rappresenta l’unico compito del medico del lavoro e spesso è ridotto a puro atto burocratico.
Al medico si chiede quindi di coprire solo quelli che sono gli obblighi di legge, cioè le visite mediche da effettuare obbligatoriamente nei casi previsti dalla norma (DLgs 81/2008, 106/2009 e altre). Questo determina non solo una scarsa attenzione da parte dei lavoratori per la visita medica, ma al tempo stesso denota che il datore di lavoro non sempre sa cogliere al meglio la qualità intrinseca della prestazione medica. In realtà, è la stessa legge che, nell’indicare i compiti/doveri istituzionali del medico, e in quali ambiti si può muovere, offre delle opportunità che andrebbero maggiormente colte.

In quali attività il medico può incidere maggiormente per la prevenzione?
La norma, volendola sintetizzare, stabilisce che il medico deve collaborare col datore di lavoro nella promozione della salute, deve provvedere alla sorveglianza sanitaria con l’effettuazione delle visite mediche e deve informare sui rischi per la salute e sugli esiti delle visite e degli accertamenti sanitari effettuati.
La sorveglianza sanitaria viene imposta dal legislatore in casi ben definiti, quali le visite preventive e periodiche, per verificare il consumo di sostanze stupefacenti, per casi particolari come ad esempio per il rischio da movimentazione manuale di carichi, asbesto, lavoratrici madri. Inoltre, al rientro da malattia superiore ai 60 giorni di assenza e su richiesta del lavoratore. È soprattutto in queste due ultime occasioni, nelle quali il lavoratore maggiormente si accorge di una problematica correlabile al lavoro, che il medico può dare più visibilità al proprio operato attraverso lo strumento non di una generica idoneità lavorativa ma formulando, in collaborazione con la direzione aziendale, un giudizio dettagliato inserito nel contesto aziendale in cui la limitazione lavorativa possa mantenere comunque il soggetto al lavoro nella collocazione più opportuna, con l’obiettivo primario di promuovere il benessere complessivo della persona.

Quali competenze deve avere un “buon” medico del lavoro?
Oltre alle competenze cliniche, terapeutiche e riabilitative, è necessario che questa figura abbia competenze tecnologiche e organizzative dell’azienda a cui fa da consulente e che sia a conoscenza delle tutele sociali previste dalle leggi vigenti (es. Legge 104/92, Invalidità civile, ecc.). Questo nell’ottica di valorizzare a pieno lo stesso dettato del legislatore e nell’interesse del datore di lavoro e dei lavoratori stessi.

In quali casi si è già dimostrata efficace l’attività preventiva del medico del lavoro?
Un esempio in cui l’azione di prevenzione del medico competente può essere sostanziale riguarda i lavoratori a turno. È noto che questa attività lavorativa può essere associata ad una prevalenza di sindrome metabolica, in particolare nei lavoratori impegnati in turno notturno e con età superiore ai 40 anni. La sindrome metabolica è quell’insieme di fattori di rischio per malattia cardiovascolare, tra loro correlati, come gli elevati valori di colesterolo, trigliceridi, glicemia, ipertensione arteriosa e obesità. Una precoce attività di prevenzione, condotta tramite una serie di interventi sugli stili di vita che agiscano sui principali fattori di sviluppo delle alterazioni metaboliche, è potenzialmente in grado di far rientrare gli iniziali squilibri o evitarne il peggioramento. La difficoltà sta però nel fatto che le situazioni di iniziale squilibrio sono asintomatiche o non vengono indagate dal paziente. Questi, non essendone consapevole, non effettua gli accertamenti diagnostici necessari o, se riscontrati occasionalmente, non vengono valutati con la dovuta attenzione.

Cosa fa nello specifico il medico del lavoro?
Il medico, visitando periodicamente il lavoratore, può intervenire sul singolo soggetto con una corretta informazione sulla sua situazione clinica e sul corretto stile di vita. Il medico può, in alternativa, agire all’interno del gruppo omogeneo, individuando soggetti soprattutto giovani, particolarmente suscettibili, o ancora, a livello aziendale, sia con un programma generale di informazione e formazione sull’igiene comportamentale e di vita sia con misure organizzative, come la rimodulazione del menu aziendale o il corretto impiego delle pause di lavoro e delle giornate di riposo compensatorio. Esistono situazioni concrete in cui è stato possibile modificare i turni di lavoro nel rispetto delle richieste degli operai e allestire una mensa interaziendale modello di alimentazione sana, con immediati e visibili vantaggi (diminuzione assenteismo, aumento produttività).

Oltre a quello dei lavori a turno, in quali altri ambiti il medico può farsi promotore di salute negli ambienti di lavoro?
Uno di questi può essere senza dubbio quello riguardante la cosiddetta socio presbiacusia, che è un problema attuale ed in crescita, consistente nella perdita di udito sia per un fisiologico invecchiamento dell’apparato uditivo sia per un deterioramento, a causa dell’inquinamento acustico ambientale; il tutto in un terreno di predisposizione genetica. È una patologia che ha una progressione lenta, inizialmente evidenziabile solo con l’esame audiometrico, e che successivamente porta ad una perdita della capacità di discriminazione delle parole e ad un graduale isolamento del paziente. Il paziente può trarre beneficio da una diagnosi precoce. Il medico, che visita il lavoratore esposto al rumore ed esegue l’audiometria, può intervenire in prevenzione primaria con misure di attenuazione del rischio nel rispetto delle normative e sul singolo soggetto con l’informazione ad evitare i rischi extralavorativi e l’invio allo specialista ORL per una diagnosi precoce. L’ergonomia è un altro campo sul quale il medico può lavorare promuovendo la salute globale, intervenendo fattivamente su chi lavora seduto, impiegati, dirigenti, autisti, centralinisti, e altri lavoratori, informando sul corretto utilizzo dei principi dell’ergonomia sul posto di lavoro, ma anche su uno stile di vita che preveda delle buone abitudini posturali e un’adeguata pratica dell’attività ginnico-motoria al di fuori del posto di lavoro.