CRISTIANO DI PAOLO – IT manager e direzione: come far dialogare i due mondi

CRISTIANO DI PAOLO – IT manager e direzione: come far dialogare i due mondi

Adattarsi al linguaggio del business e comprendere
le strategie aziendali.

“L’IT è assolutamente indispensabile per ottimizzare i processi di business aziendali”. Lo afferma Cristiano Di Paolo, docente del corso CIO First organizzato da academIT. L’IT ha molte potenzialità che spesso restano nascoste a causa di un errato rapporto tra IT manager e direzione. Ma cambiare rotta è possibile.

Gli IT manager si lamentano spesso di non essere ascoltati dalla direzione. Quali consigli pratici vuole dare per cambiare approccio?
Partiamo dalla difficoltà di comunicazione che hanno gli IT manager con il business: spesso sembrano mondi senza alcuna possibilità di dialogo. L’IT che parla di architetture, servizi e connettività utilizzando un linguaggio tecnico e gli uomini di business che, invece di manifestare i loro bisogni, passano direttamente alla richiesta dell’implementazione di una specifica soluzione. In questa situazione di stallo è l’IT manager che deve muovere il primo passo. Deve spogliarsi del linguaggio tecnico ed iniziare a parlare la lingua del business. La direzione e i manager devono vedere nell’IT manager una figura capace di comprendere la strategia aziendale e di definire gli obiettivi del reparto in modo da supportarla. Così zacendo, il valore economico speso per l’IT sarà visto come un investimento in grado di dare frutti, e non una spesa improduttiva.

L’IT manager è una figura poliedrica, in cui si unisce un’anima da capitano e una da falconiere…
Poliedrico credo sia davvero l’aggettivo che meglio si adatta alla figura di un moderno IT manager. La pervasività dell’informatica impone di essere a conoscenza di un ingente quantitativo di architetture, dispositivi, servizi che evolvono con rapidità incredibile. La sfida in questo caso è scegliere il giusto grado di profondità da dare alla  conoscenza e riuscire a rimanere aggiornati. Oltre a questo, ci sono le cosiddette soft skill, che per gli IT manager sono determinanti: saper indicare la strada da percorre in modo convincente, incoraggiare il proprio team vincendo la paura del cambiamento, coltivare i talenti all’interno del proprio staff, saper fare squadra con i propri collaboratori.

Anche l’IT non è esente da calcoli e misurazioni. Ci spieghi perché il CIO non deve odiare la matematica!
La frase “se non lo puoi misurare, allora non puoi migliorarlo” credo che esprima bene il concetto. La complessità dei fenomeni con cui un IT manager deve rapportarsi è in crescita esponenziale, così come la velocità con cui questi fenomeni evolvono. Per avere il controllo dei processi di gestione dell’IT aziendale le sensazioni o l’esperienza non sono più sufficienti. Individuare i fenomeni critici sottende un’indagine puntuale e una visione chiara degli obiettivi IT, mentre puntare all’efficienza implica un’attenta analisi costi/benefici. Il vantaggio di riuscire a misurare emerge con chiarezza, fornendo all’IT manager un cruscotto di metriche ed indicatori che lo aiutano nel prendere decisioni. Inoltre, stabilire metriche aziendali condivise definisce un linguaggio comune interno all’organizzazione che facilita la comunicazione: un semaforo verde, giallo o rosso, come indicatore per lo stato di un servizio fornito dall’IT, di certo non lascia spazio a fraintendimenti per il business.

L’ottimizzazione dei processi è obiettivo di qualsiasi azienda, piccola, media o grande. L’IT può veramente aiutare a raggiungerlo?
L’IT è assolutamente indispensabile per ottimizzare i processi di business aziendali. Non solo nel suo ruolo di fornitore interno di strumenti di office automation, ma come funzione capace di supportare il business nel raggiungere i propri obiettivi di efficienza. Per far questo, però, l’IT deve essere a conoscenza della strategia aziendale e degli obiettivi di ciascuna funzione. In questo modo l’IT manager comprende come il sistema informativo può aiutare ad efficientare i processi, partendo da quelli più critici. Spesso l’intervento dell’IT non è solo quello di automatizzare una o più fasi del processo, ma anche di contribuire al suo ridisegno, ripensandolo completamente alla luce delle nuove possibilità che la tecnologia offre. Coinvolgere l’IT nei progetti di Business Process Reengineering fin dal primo istante è una mossa vincente.

Lei tratta questi temi nel corso CIO First organizzato da academIT. Dia agli IT manager 3 motivi per cui partecipare alle giornate formative.
Il primo direi che viene espresso molto bene dal claim di academIT: “Da IT Manager a Manager dell’IT”. Lo scopo di questo corso è proprio fornire agli IT manager spunti e competenze che permettano di vivere in modo diverso il loro ruolo: mettiamo da parte gli aspetti tecnici e concentriamoci sulla parte manageriale, quella che ci consente di eccellere come gestori della nostra funzione e rapportarci con la direzione in un modo diverso. Il secondo motivo lo individuo nel taglio del corso: pochi e semplici concetti teorici e tanti strumenti pratici. L’ambizione è quella di permettere di tornare in azienda ed avere subito la possibilità di tradurre in pratica quanto visto. Uno dei risultati per chi partecipa è ricevere qualche strumento in più da poter estrarre al momento opportuno dalla propria “cassetta degli attrezzi”. Infine, citerei la possibilità di confrontarsi con colleghi provenienti da aziende diverse per settore, dimensioni e cultura. Infine, l’interattività tra i partecipanti, stimolata anche da esercitazioni di gruppo, permette di confrontare in modo costruttivo gli approcci adottati.