C’è futuro per l’ICT in Italia?

Presentati i dati Assinform 2012 sull’andamento del mercato IT e ICT in Italia. Un mercato che nel nostro Paese sarà condizionato in modo decisivo da due fattori che non dipendono dai player privati del settore, vale a dire la propagazione delle reti a larga banda sul territorio e la concretizzazione dell’ “agenda digitale” del Governo (dati Assinform 2012).

A guardare semplicemente i grafi ci dell’andamento del giro d’affari legato all’industria delle It e Ict in Italia ci sarebbe poco da stare allegri. Dal 2010 al 2012 il business del Global digital market, limitatamente ai primi nove mesi dell’anno, secondo i dati Assinform, è sceso da 71 milioni di euro a meno di 69 e le previsioni dicono che scenderà almeno di un altro milione nel 2013. Le prospettive sugli investimenti sulle Ict per servizi non residenziali, poste a confronto con quelli degli altri paesi del mondo, pone poi l’Italia in posizioni imbarazzanti, al di sotto di quelli di Spagna, Portogallo e Corea. Il tema di fondo da tenere ben presente, tuttavia, è che questo settore non è come tutti gli altri, nel senso che l’oggetto da studiare, nelle analisi di mercato e nelle proiezioni di evoluzione, è mobile, quasi sfuggente, capace di cambiare il proprio perimetro in tempi brevissimi e di relegare domani nell’area del “tradizionale” ciò che oggi appare altamente innovativo…

E qui inizia già una prima importante distinzione che, anche in Italia, vede trend divergenti. Se il segmento tradizionale – cioè quello dell’hardware, dell’assistenza tecnica, dei software non “open source” – denota una diminuzione fra il 2011 e il 2012 di almeno 2,5 punti percentuali, quella correlata alle componenti aggiuntive e innovative, che corrisponde grosso modo alla sesta parte del fatturato complessivo, evidenzia invece un aumento di quasi il 7%. Si tratta, in estrema sintesi, di tutto ciò che ha a che fare con sistemi di connessione in mobilità, con il “cloud” – vale a dire, sempre semplifi cando, l’affi damento dei dati a server decentrati accessibili ovunque via web – con servizi di produzione e di adeguamento di software su piattaforme libere e, per quanto riguarda l’hardware, la fetta che comprende il mondo di tablet e smartphone. Fra la prima metà del 2011 e il corrispondente periodo di quest’anno, infatti, il mercato dei pc ha perso il 14,7% per il comparto dei desktop e ben il 18,6% per i notebook, area che è stata sensibilmente erosa dal contestuale incremento dei tablet, la cui vendita in Italia ha fatto registrare in un anno un corposo +77,1%.

“Oltre alla connessione in mobilità, cioè uno dei capisaldi della grande sfi da – rileva Giuseppe Bincoletto, presidente del Gruppo Terziario Innovativo di Unindustria Treviso – l’altro grande aspetto dello scenario dell’immediato futuro sarà la transizione da software e server chiusi a componenti “standardizzate” ed aperte. Facciamo un esempio: i gestionali aziendali da “cassaforte” dei dati, i più moderni diventano banca delle informazioni se non addirittura bottega dei servizi aziendali, con cui l’azienda non solo risponde alle richieste commerciali, ma spesso le stimola proponendo servizi e opportunità. Oggi, grazie all’introduzione di standard internazionali, i sistemi si “parlano” sempre di più. Questo signifi ca meno costi in digitazioni e licenze e una grande fl uidità nei processi, specie in ambito globale”.