Business Intelligence e imprese: arriva il terzo Rapporto Nomisma
È stato pubblicato il Terzo Rapporto Nomisma sulla Business Intelligence (BI) in Italia, relativo all’anno 2012, realizzato grazie alla partnership con Iconsulting, system integrator indipendente italiano. Al suo interno l’indagine, sulle connessioni BI e imprese, somministrata grazie al supporto di Confapi,la confederazione italiana della piccola e media industria privata.
Come potremmo definire la Business Intelligence (BI)? Di che cosa si tratta?
Dal punto di vista tecnico si potrebbe definire la Business Intelligence come l’insieme di strumenti e tecnologie a supporto delle decisioni aziendali. Per Nomisma la BI rappresenta prima di tutto un nuovo approccio culturale al patrimonio informativo, sia esso pubblico che privato. Si pensi, ad esempio, alle possibilità di controllo e analisi dei dati grezzi presenti negli archivi elettronici delle pubbliche amministrazioni offerte da questi nuovi strumenti. E anche a quali opportunità queste potrebbero generare, soprattutto per operazioni di riorganizzazione degli enti, dei territori e delle città.
Quali sono gli strumenti che la BI mette a disposizione?
Si tratta essenzialmente di software che consentono di governare una serie di dati e, attraverso interrogazioni puntuali e un maggiore controllo delle informazioni, permettono la trasformazione di dati grezzi in conoscenza strutturata.
Uno sguardo d’insieme ai risultati del Terzo Rapporto sulla BI in Italia: quali sono gli orientamenti attuali delle imprese su questa tematica?
A mio parere emergono due diversi orientamenti. Uno di carattere strutturale, l’altro di natura congiunturale. Fino a qualche tempo fa si pensava che il legame tra imprese e tecnologie fosse di carattere dimensionale e che la predisposizione delle aziende a investire in innovazione tecnologica dipendesse dal numero dipendenti, di fatturato,dal mercato di riferimento. Dal rapporto emerge, invece, che la dimensione aziendale conta sempre meno, mentre diventa discriminante l’abilità delle imprese di strutturarsi per processi e per funzioni. Questo significa che imprese anche piccole, ma con una buona organizzazione interna, possono orientarsi alla BI. L’aspetto congiunturale riguarda la condizione di stazionarietà in cui versano le aziende oggi, in seguito al deterioramento del contesto economico. Riduzione dei costi e ottimizzazione dell’efficienza produttiva sono tra le poche voci che riescono a trovare ancora spazio nei piani di investimento aziendali, e per la maggior parte delle imprese la BI non è considerata tra gli strumenti misurabili in grado di portare in breve tempo risultati in questi termini.
Perché questo?
Soprattutto a causa di barriere culturali che basano sul calcolo del cosiddetto VAN (Valore Attuale Netto), metodo per definire il valore attuale di una serie attesa di flussi di cassa non solo sommandoli contabilmente ma attualizzandoli sulla base del tasso di rendimento, la valutazione dei progetti d’investimento. Ma chi adotta strumenti di BI non riesce a calcolare il VAN da questi generato, bensì nota il miglioramento del capitale umano che con l’adozione di queste tecnologie deve riformarsi, aggiornarsi, porsi nuove questioni.
Location Intelligence: di che cosa si tratta?
Gli strumenti di BI oggi sono molto più orientati al controllo della realtà territoriale ed è per questo che la BI assume un ruolo importantissimo negli scenari di rigenerazione delle città. Solitamente, la BI lega tra loro dati interni e inerenti alle singole imprese. La Location Intelligenge, invece, lega queste informazioni a tutti i dati del territorio realizzando una georeferenziazione degli stessi. Le PMI, da sempre baluardo del proprio territorio di riferimento, non potranno che porsi in ascolto di queste nuove tematiche e conversazioni, se vorranno mantenere il proprio ruolo e accrescere la capacità di essere competitive.